Spesa, rifiuti, controlli: Omicron fa saltare il banco in Umbria

Soprattutto nel perugino, i positivi sono lasciati a se stessi e finiscono per fare da soli

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di P.C.

Ha superato i 10 giorni il ritardo nel tracciamento dei positivi in Umbria. Chi prova a chiamare il numero verde, in questi giorni, si sente raccontare dagli addetti che sono in corso i provvedimenti contumaciali relativi ai contagi diagnosticati dai tamponi molecolari prima di Natale.

Il nervosismo corre sul filo

Intanto, i poveri addetti al servizio si prendono anche il nervosismo (eufemismo) delle migliaia di umbri in isolamento, per contagio o per contatto. Nelle chat si spacciano come esemplari di tartufo pregiato fantomatici numeri di cellulari di addetti che risponderebbero alle istanze dei poveri reclusi, consentendo di saltare la fila. Nel frattempo, fra Natale e Capodanno, è successo di tutto: aumento di contagi al ritmo di migliaia di nuovi positivi ogni giorno e persone lasciate a loro stesse. I ritardi si ripercuotono su tutta la filiera, creando paradossi e situazioni al limite del sostenibile. Le regole per i ‘reclusi’ restano le stesse di quando la situazione era gestibile, se non per i tamponi (l’unico aspetto su cui è stata attuata una semplificazione). Per il resto, le norme ci sono ma sono inapplicabili.

Ognuno per sé

Dieci giorni per la contumacia

Il ‘fai da te’ – in Umbria ma non solo – è ormai diventato cifra stilistica di questa fase pandemica, al di là dei più o meno velati consigli dei rappresentanti istituzionali (già il 23 dicembre, l’assessore Coletto invitava i cittadini ad autoisolarsi e ricostruire in autonomia la catena di contagio; ndr). Intanto, il protocollo cambia ogni settimana, lasciando le persone senza punti di riferimento chiari. Così, in assenza di indicazioni ufficiali, ognuno si regola come ritiene opportuno. Le persone responsabili, che se lo possono permettere, restano a casa i isolamento fiduciario. Gli altri continuano a vivere la loro vita, magari per non rischiare di perdere il lavoro.

In coda per il tampone senza prenotazione

Gli addetti al drive through di Pian di Massiano, raccontano tanti episodi in cui si sono trovati di fronte persone non prenotate che chiedevano il tampone per riscontrare la loro positività dopo un contatto sospetto. Addirittura, negli ultimi giorni, in tanti hanno violato l’isolamento contumaciale per recarsi – da positivi – a fare il tampone autonomamente: c’è chi perlomeno rispetta l’indicazione dei 10 giorni dopo la prima positività, chi addirittura va prima solo perché si sente meglio. E una volta lì, quasi sempre, il tampone lo riceve. Alla faccia di chi, invece, rispetta le regole.

A che servono i controlli delle forze dell’ordine?

C’è frustrazione anche fra gli uomini in divisa. La frase che gira più spesso in pattuglia è: «A che servono i nostri controlli se poi i positivi non sono registrati? Magari ne intercettiamo uno, facciamo una verifica al database e risulta negativo perché l’archivio non è aggiornato». Il green pass viene revocato automaticamente, ma spesso passano oltre 48 ore dal tampone alla notifica della revoca, con il risultato che nel frattempo, in teoria, si può pure andare a mangiare una pizza, da positivi, senza che nessuno possa dimostrare la positività di una persona.

La telefonata di verifica

In effetti, se la Usl non ha fatto seguire alla notifica della positività anche la verifica telefonica, con la compilazione della ormai mitica scheda di isolamento contumaciale (con cui in tanti hanno preso confidenza in questi giorni), il positivo è come se non esistesse. E la responsabilità nell’evitare contatti è affidata solo a lui. Non lo sa il suo medico curante né il comune né l’azienda di gestione rifiuti, che in teoria – in base alla normativa tuttora in vigore – dovrebbe contattare ciascun positivo, consegnare delle buste nere ove conferire rifiuti indifferenziati e poi passarle a ritirare con una procedura dedicata )che prevede disinfezione del materiale, uso di guanti etc.)

Ancora una volta, la soluzione è: fare da soli

L’immondizia resta sui balconi

Se la Usl non attiva il procedimento, però, occorre fare da soli. Chiamare il medico di base (non a caso i centralini degli studi medici sono intasati all’inverosimile) per attivare i giorni di malattia, chiedere una terapia farmacologica e, in virtù dell’ultima novità sulla fine dell’isolamento, magari richiedere anche la possibilità di un tampone antigenico per riscontrare la negativizzazione; chiamare l’azienda rifiuti, sperando gli addetti passino prima che i rifiuti comincino a fermentare (ma anche su questo fronte i ritardi sono drammatici su tutto il territorio, in particolare nel perugino); tartassare la Usl per chiedere un tampone di verifica e linee guida su come gestire il periodo di isolamento.

Le discariche sui balconi e i blitz nottetempo

In particolare la questione rifiuti assume contorni paradossali. Da un lato c’è un regolamento che impone di comportarsi in un certo modo. Dall’altro però il servizio non riesce a star dietro all’impennata di casi. Col paradosso che chi vuole rispettare le regole si ritrova in forte imbarazzo. Magari prova a contattare qualche amico per sollecitare il ritiro, altrimenti si industria come può, buttando l’immondizia di soppiatto. I racconti sui blitz notturni – con giubbotto, mascherina e busta dell’immondizia – diventano argomento di conversazione fra positivi. D’altro canto, però, le istituzioni non pensano di cambiare le regole, anzi le sottolineano, soprattutto per tutelare se stesse: togliere l’obbligo di conferimento dedicato dei rifiuti (o semplificarlo) esporrebbe politici e dirigenti al rischio di critiche o addirittura di addebiti in caso di inopinati contagi degli addetti. Meglio lasciare tutto così com’è, nella consapevolezza che poi ognuno fa come gli pare. E se gli addetti si contagiano, si potrà sempre dare la colpa ai cittadini incivili.

Per i farmaci c’è la Croce Rossa, ma per la spesa…

Per le persone che non hanno familiari o amici che possano venire in soccorso c’è anche il problema spesa. Nel perugino c’è un buon servizio di consegna farmaci grazie alla Croce Rossa, che – su richiesta – si attiva per recapitare quanto occorre direttamente presso le abitazioni, registrando telefonicamente le richieste dei pazienti. Il pagamento avviene preferibilmente con bonifico, per evitare contatti.

Annullata la spesa a domicilio

Naufragato invece il progetto di consegna a domicilio della spesa: dal Comune di Perugia fanno sapere che non c’erano richieste, quindi il servizio è stato annullato a luglio. Né si pensa di riattivarlo in questa fase dove, in effetti, un po’ di richiesta ci sarebbe. A Terni hanno attivato un vademecum con la raccolta delle attività disponibili a fare consegne a domicilio; in particolare per alcune categorie di persone: quelle senza legami familiari e i più fragili. Ma durante il periodo festivo un po’ ovunque è saltato tutto il meccanismo e, come il tracciamento, anche la consegna a domicilio è rimasta indietro, tanto che numerosi supermercati hanno annullato il servizio durante le feste natalizie.

Salta anche il servizio Usca

Dulcis in fundo, saltano anche i controlli medici che, per i positivi non ospedalizzati, sono affidati ai medici delle Usca. Un servizio che però è stato fermato nei giorni festivi proprio durante il periodo natalizio, periodo di ferie di alcuni medici di base e di maggior pressione causa nuova ondata Covid. La conseguenza è che, a meno di situazioni gravissime, non vengono monitorate le condizioni di salute dei positivi, che ovviamente non possono recarsi dal proprio medico curante.

Di fronte alle difficoltà, c’è la tentazione di nascondere la positività

Fatta la somma di tutto quanto abbiamo raccontato, alla fine il rischio più grande è che, per evitare tutti questi problemi, in tanti cadano nella tentazione di non denunciare i propri contatti con positivi e di continuare a vivere la propria la vita, approfittando del fatto che la Usl ormai non compie più il tracciamento a ritroso. ‘Mi raccomando, non fare il mio nome se ti chiamano, devo lavorare’: chi è che – da positivo – non si è sentito dire questa frase da una persona con cui aveva avuto contatti? Una scelta scellerata di cui, però, le istituzioni, con lassismo, scarsa organizzazione e decisioni opinabili, rischiano di essere complici.

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