Cooperativa Perugina: «Il sogno svanisce»

Perugia: «E’ stata una bella avventura ma è finita» nonostante un business plan da 3 milioni. Nestlé: «L’azienda non è in crisi»

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di L.P.

«No, non andiamo. Hanno già chiarito che il progetto non è realizzabile, ancora prima di averci incontrato. Che andiamo a fare?»

Il messaggio Il sapore della sconfitta, il giorno dopo, lascia sempre l’amaro in bocca. Da eroi romantici gli otto ex dirigenti Perugina oggi in pensione devono fare i conti con la realtà, fatta di logiche, quelle di una multinazionale, che procedono su binari ben diversi dalle esigenze di una comunità, quella che negli anni si è costruita intorno all’unica vera ‘fabbrica’ cittadina. Lo sconforto è tanto, anche per i metodi usati, come chiarisce Francesco Falcinelli, ex direttore del personale. «Ci avevano dato appuntamento via messaggio – dice – hanno aspettato la nostra conferma e poi hanno inviato un comunicato stampa in cui, in realtà, già fissavano le condizioni e dichiaravano la non fattibilità del progetto. Che modi sono?»

Tutti contro «In realtà, secondo noi, Nestlé non poteva tirarsi indietro perché la sollecitazione del vice ministro andava in quella direzione. Però, ecco, la strategia è risultata chiara. E allora bene, ecco, finisce qui. Non abbiamo rinunciato al progetto noi, ma Nestlé, sindacati ed istituzioni che hanno fatto capire e ci hanno detto che non era attuabile. Tutti eccetto il ministero, che si è sempre dimostrato sensibile e ci ha creduto. E da soli non possiamo procedere, spero che sia chiaro a tutti».

Business plan «La verità è che non vogliono tra i piedi nessuno, hanno trovato i sindacati docili, istituzioni permissive e quindi possono fare quello che vogliono» commenta ancora Falcinelli. Ora, dal momento che è sfumata la possibilità di collaborare con Nestlé, il progetto si ferma qui. Il business plan era stato fatto nei dettagli ed era solido. «C’era tutto per poter partire, mancava solo la disponibilità dell’azienda che, di certo, non ci avrebbe perso nulla. Anzi, ci avrebbe guadagnato. Avevamo supposto – prosegue Falcinelli – per iniziare 30 soci, tra i lavoratori usciti con il bonus, più noi otto, nove ex dirigenti. Quaranta persone con un capitale iniziale di 10 mila euro a testa. Questi 400 mila euro di base raddoppiavano con il fondo costituito dal Mise per il workers buyout, a cui si andava ad aggiungere un finanziamento a tassi bassissimi per 7 anni, altri 500 mila euro. Con un milione  e 300 mila euro ci si faceva tutta l’impiantistica, posto che Neslté non l’avesse messa a disposizione.

Altri investimenti «Dopo di ché avevamo trovato un fondo di investimento che ci dava i soldi per il capitale circolante, un altro milione di euro circa e avevamo avuto l’interessamento di alcuni imprenditori del settore edilizio umbro, oggi in crisi, pronti a investire con un buon tasso. Più o meno 3 milioni di euro per partire, poi, magari, avendo creduto nel progetto la Regione avrebbe potuto sostenerci coi fondi di Sviluppumbria. E, addirittura, avevamo contatti con un imprenditore argentino che ci avrebbe aperto la strada per trovare un distributore in America latina, un mercato stagionale inverso al nostro che ci avrebbe permesso di continuare la produzione quando qui è estate».

Un piano perfetto, di cui avrebbero beneficiato tutti, sfumato nel giro di un paio d’ore. «Se non si può costituire la cooperativa i soldi chi li mette? Secondo un avvocato che ha lavorato al progetto di legge sul workers buyout c’erano tutti i presupposti per rientrare nei finanziamenti previsti per legge, ma per l’azienda non è possibile perché non è in crisi. E cosa sono allora 360 esuberi a San Sisto? Certo non è in crisi Nestlé, ma Perugina? La produzione è calata di un terzo rispetto a quando c’eravamo noi, in giro non si trovano più prodotti Perugina e, soprattutto, stando a quanto riferisce l’azienda, non possiamo conoscere le loro strategie di marketing che puntano al recupero nella produzione di cioccolatini storici. Bene, è stato tutto bello, ci abbiamo creduto e il nostro business plan lo dimostra. Ma finisce qui».

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