Nestlè, venerdì l’incontro ufficiale

Perugia, l’azienda accoglie le sollecitazioni del vice ministro Bellanova e fissa il faccia a faccia con il gruppo degli ex dipendenti

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Non è chiaro se il rumore sia quello di una porta che si apre o che si chiude. Lascia aperte molte strade o, forse no, la missiva che arriva dritta dritta da Milano, quartier generale Nestlé, fino a Perugia. Dopo gli spiragli che sembravano essersi aperti con il progetto di realizzare una cooperativa che possa assorbire parte degli esuberi dichiarati dalla multinazionale per lo stabilimento di San Sisto della Perugina, progetto ideato da alcuni ex dirigenti e presentato sia in Regione che al ministero dello Sviluppo economico, ecco che, con qualche riga diramata dall’ufficio stampa Nestlé, la multinazionale svizzera chiarisce qualche passaggio.

Gli ex dirigenti in pensione davanti al Mise

Illusioni e false attese «In queste settimane – scrive l’azienda – si sono susseguiti diversi interventi sul futuro di Perugina. Alcune suggestioni emerse in questi giorni appaiono accattivanti, ma rischiano di alimentare incomprensioni e attese che potrebbero creare inutili illusioni. Sentiamo perciò la responsabilità di riportare al centro della discussione i fatti e i numeri reali». Parole taglienti – illusioni e attese – che frenano gli entusiasmi. «Ben sappiamo – prosegue la missiva – quanto sia rilevante e amata la Perugina nel suo territorio, e comprendiamo il desiderio di aiutare, non essendoci da parte di esterni la piena comprensione di come il piano da 60 milioni di euro, in piena applicazione dal marzo 2016, si stia nei fatti attuando».

L’incontro al Mise «D’altra parte ci è difficile non stigmatizzare il continuo riversare idee non verificate sui media e sulle istituzioni prima di sentire la necessità di presentarle in primis a noi, quasi che la visibilità mediatica delle proposte sia più importante della loro effettiva praticabilità», scrive ancora l’azienda come se la riunione al Mise non fosse stata preparatoria, eventualmente, di un incontro vis-a-vis tra gli ex dirigenti e gli attuali vertici della multinazionale. «Prendiamo dunque atto, ad esempio – si legge ancora – da notizie di stampa, che un gruppo di ex dipendenti, usciti dall’azienda da oltre 20 anni, ha incontrato i vertici della Regione Umbria e poi il viceministro Teresa Bellanova del Mise. Da quello che abbiamo letto, sembrerebbe che alle istituzioni sia stata presentata l’idea di costituire una cooperativa sul modello del workers buyout, WBO, con cui attivare alcune produzioni a marchio Perugina».

Lo sciopero del 7 ottobre scorso

Workers buyout «Vale subito la pena ricordare – precisa l’azienda – che i WBO sono uno strumento con cui i lavoratori di una azienda, in crisi, in vendita o in liquidazione, decidono di rilevarla in tutto o in parte per continuarne l’attività. Perugina è in trasformazione, ma non certo in crisi, né in vendita, né tanto meno in liquidazione. Non ci sono pertanto i presupposti, né di fatto né di legge, per dare concretezza a questo tipo di proposta».

Gli esuberi «Come abbiamo dimostrato in occasione della cessione del marchio Ore Liete ad un’azienda locale, guardiamo con favore allo sviluppo di iniziative imprenditoriali autonome, soprattutto se in grado di contribuire alla ricollocazione professionale dei lavoratori in esubero a S. Sisto, ma occorre fare chiarezza per evitare equivoci. Vale anche la pena di ricordare che ancora oggi vengono prodotti a San Sisto diversi cioccolatini in portafoglio sin dagli anni ’20. Oltre a Baci, icona della qualità cioccolatiera Perugina dal 1922, ricordiamo Grifo, Gianduiotto, Dimmi di Sì, Tre Re, Liù, Banana, Delizia. Perugina valorizza i propri marchi ‘storici’ valutando attentamente l’evoluzione dei trend commerciali, di mercato e le esigenze in continua evoluzione dei consumatori, andando via via a riscoprire e rilanciare ricette dell’antica tradizione che possano essere ancora oggi successi commerciali. Altre novità dalle radici storiche potranno vedere la luce nelle prossime stagioni, ma preferiamo non anticipare nulla per ovvie ragioni di concorrenza».

I vecchi cioccolatini Perugina

La porta aperta  Tra un passo avanti e uno indietro, l’azienda, però, sembra possibilista e apre la strada a un incontro, faccia a faccia, con gli ex dirigenti. Fa capire chi comanda, però, senza mezzi termini. «Ricordiamo anche che molti altri prodotti erano già usciti di produzione prima che Nestlé rilevasse Perugina, nell’ormai lontano 1988.  Cambiamenti di gusti, consumi e tecnologie hanno inciso anche sui macchinari della fabbrica: grazie al piano di investimenti messo in campo, gli impianti obsoleti sono stati smantellati, per lasciare lo spazio a macchinari moderni e adeguati alle esigenze di sicurezza sul lavoro e di normativa alimentare, e naturalmente di qualità del prodotto. Rimaniamo comunque in attesa di contatti diretti per poter valutare nel merito eventuali proposte, possibilmente corredate da un concreto business plan».

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