Conte non lo ascolta e Bassetti si arrabbia

Il passaggio del premier sulle funzioni religiose non è piaciuto alla Cei, che in serata ha fatto circolare un duro comunicato: «Decisione arbitraria, limitata la libertà di culto». La replica in serata

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Il passaggio sulle celebrazioni religiose, nella conferenza stampa sulla fase due del presidente Giuseppe Conte, è stato più lungo del solito. Segno che le pressioni su questo aspetto avevano colto nel segno. Del resto il cardinale Gualtiero Bassetti era stato chiaro sulla necessità di riaprire le chiese durante le funzioni religiose. Necessità non colta dal governo e in particolare dal comitato scientifico che, al momento, ha avallato solo i funerali e solo per un numero massimo di 15 persone. Per le messe si vedrà.

FASE DUE: LEGGI IL DECRETO

La chiesa esige di riprendere la sua azione pastorale

Eppure, il comunicato della Cei, arrivato poco dopo la conferenza di Conte, in cui il premier ha accolto solo in minima parte l’appello alla riapertura, ha sorpreso un po’ tutti. Una nota molto forte, nella quale si ricorda la fitta interlocuzione con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nella quale «la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria». E forti sono le parole usate: «Si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale».

«Decisione arbitraria abbiamo presentato orientamenti e protocolli»

I vescovi ricordano come la Cei abbia messo a disposizione tutta una serie di orientamenti e protocolli con cui affrontare la fase transitoria «nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie» e giudica arbitraria la decisione di escludere la possibilità di celebrare la messa con il popolo. «Alla presidenza del consiglio e al comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia».

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Compromesso l’esercizio della libertà di culto

«I vescovi italiani – conclude la nota – non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

23 senatori con la Cei

Arrivano da vari partiti, le adesioni all’appello del cardinale Gualtiero Bassetti che chiede il ritorno dei fedeli alle celebrazioni religiose. Sono 23 i senatori che hanno firmato il documento, promosso da Nadia Binetti e pubblicato dal quotidiano Avvenire, e fra loro c’è anche l’umbra Fiammetta Modena: «Abbiamo ascoltato le parole del cardinale Bassetti, la partecipazione alla Santa Messa e alle celebrazioni religiose merita una attenzione diversa e particolare, poiché è un diritto fondamentale di tutti gli uomini e le donne di qualsiasi credo e religione».

La controreazione

Nella tarda serata di lunedì arriva una replica sul sito del governo: «La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della Cei e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza». Una frase fredda che un po’ punta a rassicurare i vescovi e dall’altro lato conferma gli intendimenti del governo di proseguire su questa strada.

Giuseppe Piemontese

Il vescovo di Terni: «Questa limitazione è un abuso»

Alla voce del cardinal Bassetti si aggiunge anche quella del vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese: «È inutile negare che questo provvedimento, annunciato dal presidente Conte il 26 aprile, ha provocato una grandissima amarezza tra i cristiani, tra i vescovi e in me. Un’amarezza per una limitazione che io leggo come un abuso. In questi due mesi – spiega monsignor Piemontese – abbiamo accettato con grande sacrificio, con grande sofferenza, le limitazioni che ci sono state imposte per le celebrazioni dei sacramenti e soprattutto della messa. Le abbiamo accettate sapendo di dare un contributo per il benessere della nazione. Ci siamo chiesti più volte come mai i nostri governanti prestassero attenzione a coloro che accompagnano i cani a fare una passeggiata, a coloro che vanno a comprare sigarette, a coloro che vanno a fare la spesa, ma per coloro che vogliono partecipare alla messa, con le dovute protezioni, ci fosse un diniego perentorio e sistematico. Chi non conosce la vita cristiana non può capire la sofferenza grande che abbiamo provato nel privarci dell’eucarestia e soprattutto delle celebrazioni della settimana santa. Pensavamo che tanto sacrificio fosse sufficiente, ma ci rendiamo conto che a qualcuno ciò non basta. Ora viene concessa la possibilità di fare le passeggiate, le corse a piedi, andare nei parchi, perfino di celebrare funerali con la presenza di 15 persone possibilmente all’aperto. Voglio ricordare che abbiamo pregato per i morti, siamo andati al cimitero (anzi fuori dei cimiteri ci è stato consentito) a benedire le salme, a dare conforto ai familiari. Ora vediamo queste nuove disposizioni e proibizioni come un abuso che non può passare inosservato e sotto silenzio, ne va di mezzo la fede dei cristiani e la libertà di culto. Ne va di mezzo il benessere spirituale di tante persone – osserva il vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia – che sono impegnate nelle varie forme di carità, di assistenza, di volontariato, che come hanno scritto i vescovi nella nota consegnata ieri alla stampa. Mi auguro – conclude Giuseppe Piemontese – che il Governo ripensi a tutto questo e ci ponga, almeno, sullo stesso piano, sullo stesso livello di chi va a fare la spesa, o di chi accompagna il cane a passeggio, faccia come vuole, ma che ci consenta, con tutte le accortezze che noi siamo disposti a mettere in campo, di celebrare l’Eucarestia con il popolo di Dio e tornare a nutrire la fede dei cristiani attraverso i sacramenti. Me lo auguro e spero che questo si realizzi, perché, altrimenti, si verificherà veramente un abuso insostenibile».

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