Umbria, aria buona ma non buonissima

Leggero miglioramento, non ascrivibile al blocco del traffico per l’emergenza coronavirus. Terni peggio di Perugia, ma si sapeva

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di P.C. e F.L.

Aria migliore in Umbria, ma il miglioramento non è così evidente come si potrebbe dedurre dal blocco di molte aziende e dalla limitazione negli spostamenti imposta dall’emergenza coronavirus. Però su scala mondiale i benefici si cominciano a vedere, soprattutto – è ovvio – per il prolungato lockdown della Cina, principale inquinatore del pianeta.

EMERGENZA COVID-19 – UMBRIAON

A Terni

Marzo finora complessivamente buono sul fronte della qualità dell’aria nella Conca ternana, ma il dato non sembra influenzato dalla limitazione di attività e spostamenti disposti dai provvedimenti del Governo contro la diffusione del coronavirus, visto che i dati risultano omogenei per tutto il mese finora trascorso: nel complesso nei primi 17 giorni è stato infatti registrato un solo superamento dei limiti di Pm10 presso la centralina di Maratta (il 9 marzo). Dall’inizio dell’anno, secondo i dati rilevati dalle centraline dell’Arpa, ci sono stati invece 21 superamenti nella stazione di Borgo Rivo, 19 in quella di via Carrara, 28 a Le Grazie, 11 a Prisciano e 28 a Maratta. Dati ben superiori a quelli del 2019, quando i superamenti erano stati 20 a Borgo Rivo, 15 in via Carrara, 17 a Le Grazie, sei a Prisciano, 21 a Maratta. Ma la maggior parte dei superamenti risalgono al mese di gennaio: sono stati rispettivamente, per le cinque centraline di Terni, 20, 19, 23, 11 e ancora 23.

L’ARIA IN UMBRIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

A Perugia

Discorso simile per il perugino, dove l’aria è mediamente migliore rispetto a quella di Terni. Nelle varie centraline della città di Perugia, ad esempio, per i vari inquinanti le oscillazioni di marzo non sono diverse rispetto a quelle dello stesso mese degli anni precedenti. Una sensibile diminuzione si avverte solo per la concentrazione di Ozono. Nel capoluogo la zona più critica è quella tristemente nota di Ponte San Giovanni, costretta fra la superstrada e l’aria industriale, dove si sono registrati 13 sforamenti di Pm10 nella seconda settimana del mese. Nel resto della provincia, malino Spoleto (San Martino in Trignano) e Foligno (Porta Romana). Da monitorare anche Città di Castello, con i suoi 21 sforamenti (parliamo sempre di Pm10) mentre sia Gubbio sia Magione si confermano in buona salute da questo punto di vista. Nella città eugubina destano più preoccupazione i Pm 2.5, paragonabili a Spoleto e a Ponte San Giovanni.

Però su scala mondiale le cose vanno meglio

Le immagini satellitari della Nasa e dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, mostrano intanto una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto – quelle rilasciate da veicoli, centrali elettriche e impianti industriali – nelle principali città cinesi tra gennaio e febbraio. Si spera quindi che a medio e lungo termine i benefici si avvertano anche nel nostro continente e in Umbria. La nuvola visibile di gas tossico che era piazzata sopra le centrali elettriche industriali è quasi scomparsa. I livelli di smog si sono ridotti quando le fabbriche hanno chiuso (la media dei giorni con ‘aria pulita’ è crescita del 21% a febbraio) e le immagini satellitari mostrano un calo significativo dell’inquinamento atmosferico anche in Italia. In netta diminuzione anche, sia in Cina che in Italia del Nord, il diossido di azoto, legato alla riduzione dei trasporti e dell’attività industriale. A documentarlo immagini satellitari dell’Agenzia spaziale europea scattate sopra i focolai dell’epidemia in Lombardia e Veneto. La notizia è riportata da Agi.

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