Covid, in Umbria c’è un ospedale inutilizzato

Sono passati 12 anni dalla sua dismissione e non è stato fatto nulla per restituirlo alla collettività. Protestano sindacati e amministrazione comunale. Presciutti: «Invierò richiesta formale alla Tesei»

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di P.C.

«Se non l’aggiustamo adesso non l’aggiustamo più…». In una frase in dialetto carpita dal videomaker al sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, c’è ben chiara la posizione dell’amministrazione comunale rispetto all’ex ospedale Calai, davanti al quale si sono riuniti sindacati, cittadini e anche rappresentanti dell’amministrazione comunale per chiedere alla Regione il motivo per cui, con due ospedali da campo già installati – a Perugia già funzionante (nella giornata di martedì la prima dimissione), a Terni appena completato – e con un terzo in fase di preparazione in una location ancora segreta (la destinazione finale è contenuta nel piano di salvaguardia), non si sia immaginato di utilizzare almeno in parte una struttura operativa fino a poco più di 10 anni fa, che da tempo si prova a recuperare almeno come Rsa.

Struttura pubblica da restituire al pubblico

«Quella è una struttura pubblica di proprietà della ASL – aggiunge Presciutti a umbriaon.it – ora più che mai è necessario agire per affrontare l’emergenza ma anche e soprattutto per pianificare da subito il post emergenza. Io ho manifestato fin da subito alla nuova giunta regionale la mia disponibilità a ragionare in maniera aperta e trasparente senza steccati o atteggiamenti preconcetti. Oggi dobbiamo rispondere anche alle nuove esigenze poste dal Covid quindi in quell’area deve sorgere una casa della salute che rafforzi la medicina del territorio e punti con decisione sulla riabilitazione». Stando a quanto appreso dalla nostra redazione, già nella giornata di martedì il sindaco di Gualdo Tadino invierà formale richiesta in tal senso a Palazzo Donini e alla Asl.

Occasione da non perdere

«Io, quando si parla di salute, non ne faccio certo una questione di appartenenza politica – aggiunge Presciutti – spero ci sia lo stesso spirito da parte di tutti. La Regione si impegni ad investire da subito le risorse necessarie sul Calai, che è patrimonio pubblico, in un’ottica di valorizzazione ed innovazione della sanità pubblica vicina ai cittadini. Il commissario straordinario nel mese di giugno ha chiesto ufficialmente alla giunta regionale di poter procedere al recupero della struttura utilizzando i 2,5 milioni accantonati per il primo stralcio dell’intervento. Ma ad oggi purtroppo non ha ottenuto risposta. Ma non c’è più tempo da perdere, occorre agire subito. Se non ora quando?». E qui arriva la considerazione off the records: «Se non l’aggiustamo adesso non l’aggiustamo più…».

Emergenza posti letto già da dicembre

L’ospedale Calai è stato dismesso, insieme a quello di Gubbio, quando è stato realizzato il nosocomio di Branca. Ma sono anni che si parla di un suo recupero a residenza sanitaria assistenziale. Dopo 12 anni, dicono gli esperti, per un recupero completo di tutta l’area occorreranno almeno 5 milioni di euro complessivi. Ma intanto però – chiedono i cittadini, rappresentati dal sindaco, e anche gli stessi lavoratori, rappresentati dai sindacati – si può recuperare la parte messa meglio, con un tempo e un costo tutto sommato accettabile; considerando che il Covid non andrà certo via nel giro di qualche settimana e che secondo l’Istituto superiore di sanità l’Umbria potrebbe andare in difficoltà già nel mese di dicembre, relativamente ai posti letto.

I sindacati: «Tante parole pochi fatti»

«Sono passati 12 anni dalla chiusura dell’ex ospedale Calai di Gualdo Tadino ed ancora non abbiamo nessun passo in avanti, tanti impegni, tanti giri di parole da diversi soggetti e niente risultati. Ora basta, vista l’emergenza in atto, non si può più attendere». È questo il messaggio che Cgil, Cisl e Uil, insieme ai sindacati dei pensionati, hanno lanciato stamattina nel corso del presidio organizzato di fronte all’ex nosocomio gualdese, grande struttura di proprietà pubblica inutilizzata e abbandonata da anni per i quali i sindacati chiedono il riutilizzo come Casa della Salute.

La protesta

Può essere utile per decongestionare gli ospedali

«Il progetto della realizzazione di due Case della Salute a Gubbio e Gualdo Tadino era inserito nel nuovo sistema sanitario territoriale – hanno affermato i sindacati – che non può essere basato solo sull’ospedale di Branca, ma ha bisogno di strutture territoriali che garantiscano vari servizi per i cittadini, per avere risposte qualificate e rapide e decongestionare il nosocomio, già alle prese, tanto più in questa fase, con l’emergenza acuta».

Avvicinare servizi ai cittadini (e limitare gli spostamenti)

In quest’ottica, il disegno di utilizzare la struttura dell’ex Calai per «avvicinare i servizi di base ai cittadini» risulta quantomai opportuno secondo i sindacati, perché garantirebbe una maggiore accessibilità e quindi una migliore prevenzione e tutela della salute. Lo stesso recupero di un immobile di pregio così caratterizzante per la città di Gualdo Tadino permetterebbe, secondo Cgil, Cisl e Uil, una «rigenerazione e riqualificazione urbanistica» delle aree coinvolte e una «maggiore attrattività per attività di servizio e produttive».
Per i sindacati, che nel corso del presidio hanno anche incontrato il sindaco di Gualdo Tadino, Massimilano Presciutti, ricevendo pieno sostegno per l’iniziativa, è necessario che «gli impegni assunti verso le comunità locali, che in maniera lungimirante, non senza resistenze, hanno condiviso la nascita dell’ospedale di Branca, dismettendo quelli cittadini, siano mantenuti e che si proceda con rapidità».

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