Covid, Giove e la «vita che vince sulla morte»

Jessica Fardella, residente nel comune ‘zona rossa’, giovedì ha dato alla luce il suo secondo bimbo: «Nonostante tutto un parto eccezionale. Grazie all’ospedale di Orvieto»

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Un raggio di speranza e gioia nella vita di una donna in pieno periodo di emergenza covid-19. A raccontarlo con una lettera a umbriaOn è Jessica Fardella che, giovedì mattina, ha dato alla luce il suo secondo bimbo, Gabriele, all’ospedale ‘Santa Maria della Stella’ di Orvieto. Lei è una residente di Giove, l’unico comune umbro attualmente ‘zona rossa’ a causa dell’alto numero di contagi.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’ospedale di Orvieto

La felicità

«Giovedì alle 9.31,presso l’ospedale Maria S.S. della Stella di Orvieto, è nato il nostro bambino Gabriele. In questi giorni segnati da una profonda pandemia sentire il suo primo vagito è stata una sensazione unica ed indescrivibile. È stato il segno – scrive Jessica – della rinascita, il segno che nonostante tutto la vita vince sulla morte. Questa gravidanza è stata totalmente diversa dalla mia precedente; è stata costellata da tantissime paure e preoccupazioni perfino la mattina del parto. In questi lunghi nove mesi sono stata male svariate volte, tutte patologie non correlate alla gravidanza però abbastanza importanti; pensavo che gli ultimi due mesi sarebbero andati meglio e invece è arrivato lui, il covid-19».

IL 10 APRILE GIOVE DIVENTA ‘ZONA ROSSA’

Foto Comune di Giove

Il virus, la ‘zona rossa’ e la divisione

«E allora c’è stata la paura – prosegue Jessica, originaria di Barrafranca, in provincia di Enna – che mio marito avesse contratto il virus, essendo entrato a contatto per cause lavorative con un soggetto positivo. C’è stato il periodo dell’autoisolamento in attesa che venissero a domicilio a fare il tampone e poi l’ansia per il risultato, fortunatamente negativo. A seguire i numerosi casi accertati di covid-19 a Giove a cui ha fatto seguito l’ordinanza della cosiddetta ‘zona rossa’ con tutte le restrizioni che ha portato con sé e infine, quattro giorni prima del parto, la notizia che in ospedale sarei stata da sola che mio marito non avrebbe né potuto assistere al parto né tantomeno rimanere in ospedale. M’avrebbe lasciato in portineria il giovedi mattina e sarebbe ritornato a prenderci alla nostra dimissione. Io e mio marito avevamo immaginato mille volte come sarebbe andato questo parto e la mia degenza in ospedale: personalmente ho sognato mille volte di vedere entrare dalla porta della mia camera mio marito e il mio bambino Leonardo intento a incrociare subito gli occhi del suo fratellino e invece possiamo solo condividere virtualmente questa gioia immensa che abbiamo perché nessuno ha accesso in ospedale!».

«Nonostante tutto un parto eccezionale, grazie»

Poi il grande giorno: «Questo covid-19 ha tolto la possibilità a un papà di vedere il suo bimbo appena nato dal vivo. Dovrà aspettare le dimissioni, ha tolto la possibilità ai nonni e agli zii di dare un abbraccio, una carezza un bacio al loro nuovo nipotino; lo vedranno tramite videochiamate o dietro la vetrata di casa nostra. Ma nonostante tutto ciò, questo parto è stato veramente eccezionale… proprio grazie a tutte le persone che ho incrociato lungo questo cammino. Vorrei ringraziare innanzitutto il dottor Patrizio Angelozzi, primario dell’ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Orvieto perché fino alla fine, con la sua umiltà, bravura e pacatezza, mi ha sempre tranquillizzata e dato forza; il dottor Fabrizio Mechilli perché il suo sorriso ha da sempre avuto la potenza di scaldare il mio cuore; tutto il personale della sala operatoria perché, nonostante avessero adottato tutte le ‘bardature’ per il caso, non mi hanno fatto mancare una carezza e una parola amica; tutto lo staff della pediatria per aver trattato Gabriele come un vero Principe e per essersi sostituiti a me quando io non ne avevo le forze e infine, non di certo per ordine d’importanza, tutte le ostetriche e tutto il personale di questo splendido reparto che in tutti i modi hanno cercato di non farmi sentire sola e di non farmi sentire la mancanza della mia famiglia. Partorire al tempo – conclude Jessica – del covid-19 non è stato facile ma come disse Tagore ‘Ogni bimbo che nasce è segno che Dio non è ancora stanco dell’uomo’. E allora, con la gioia nel cuore, da giovese adottata, mi sento di gridare a tutto al mondo, a tutta l’Italia… che andrà tutto bene. Forza Italia riprenditi, forza Giove ce la farai… e benvenuto in questo mondo Gabriele. La tua mamma il tuo papà, Il tuo fratellino Leonardo e tutta la tua famiglia ti amano alla follia».

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