Covid, Umbria ancora ‘arancione’: l’ordinanza del ministro Speranza

Quattro regioni e la provincia di Bolzano sono ‘arancioni’. Tutti gli altri territori ‘gialli’. Misure rinnovate fino al 15 febbraio «fatta salva la possibilità di una nuova classificazione»

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L’Umbria resta – per il momento – ancora arancione, anche se il trend preoccupa. Lo ha deciso il ministero della Salute. Il monitoraggio della cabina di regia nazionale ha rilevato – come ha spiegato il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro – un «piccolo accenno di ripresa dei contagi da Covid-19 in Umbria», analogamente al Molise, in un contesto nazionale di lieve decremento (si è giunti alla seconda settimana consecutiva con un RT italiano inferiore ad 1). Mentre più significativa è l’ascesa dei contagi nella provincia autonoma di Bolzano, che però sta attuando uno screening massivo. Con l’Umbria – unica regione italiana classificata con un rischio ‘alto’ dalla cabina di regia – sono ‘arancioni’ Puglia, Sicilia, Sardegna e la provincia di Bolzano. Tutte le altre regioni sono ‘gialle’. Nessuna è in zona ‘rossa’. Il ministro Roberto Speranza ha firmato l’apposita ordinanza, poi pubblicata sabato pomeriggio: viene specificato che il precedente atto del 16 gennaio, «fatta salva la possibilità di una nuova classificazione», è «rinnovato fino al 15 febbraio».

L’ORDINANZA DEL MINISTRO SPERANZA – DOCUMENTO
IL REPORT AGGIORNATO DELLA CABINA DI REGIA
UMBRIA A DUE VELOCITÀ: «’STRETTE’ LOCALI PER EVITARE LA ZONA ROSSA»
ZONE ROSSE LOCALI, LA TESEI SCRIVE AI SINDACI: «AGIRE QUANTO PRIMA»

L’ordinanza di Speranza

Lo sviluppo

L’Umbria conta da alcuni giorni una crescita, non esponenziale, dei contagi e – con un ritardo di una decina di giorni rispetto ai primi – anche dei ricoveri. Numeri che presentano forti differenze fra singoli territori, con l’area Perugina complessivamente più segnata da cluster che rischiano di mettere in crisi il sistema di tracciamento e le strutture sanitarie, e quella Ternana – con eccezioni in entrambi i territori – con un’incidenza inferiore, a volte di molto, rispetto alla prima. Aspetto che la Regione sta affrontando con i Comuni e le Usl per decidere come procedere con ‘strette’ locali e relative ordinanze (le cosiddette ‘mini zone rosse’). Se l’Umbria è ancora ‘arancione’ nonostante un rischio ‘alto’ – confermato dalla cabina di regia rispetto al precedente monitoraggio – lo si deve, probabilmente, anche al fatto che i numeri analizzati riguardano i 14 giorni precedenti, quando ancora erano del tutto compatibili con la zona ‘arancione’. La realtà è che il trend, se dovesse proseguire, rischia di vedere un appesantimento generalizzato delle misure. Proprio ciò che la Regione intende scongiurare con azioni locali, condivise e soprattutto utili.

 

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