Ancora il tema della resistenza del coronavirus in alcuni ambienti e su alcune superfici, nel contesto della quotidiana conferenza stampa – quella di martedì pomeriggio – della Protezione civile e del suo capo Angelo Borrelliu. A parlarne è stato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. «In queste settimane – ha detto – si è detto molto sul concetto della distanza ‘droplet’ (goccioline, ndR), sul bisogno di abbandonare le nostre consuetudini sociali o affettive come strette di mano e abbracci per interrompere il meccanismo di trasmissione attraverso le goccioline di saliva del virus. Questa è la modalità fondamentale di trasmissione dell’infenzione virale. Che poi le goccioline di saliva, cadendo su alcune superfici di ambienti familiari e lavorativi, per un po’ di tempo possano avere cellule che albergano il virus, è del tutto possibile. Ma è per questo che abbiamo chiaramente raccomandato nel famoso decalogo elaborato dal ministero della Salute, l’importanza del lavarsi frequentemente le mani, usare soluzioni detergenti adeguate per rimuovere anche questa possibile sorgente d’infezione Ovviamente però, e ci ritorno, questo tipo di modalità di contagio è del tutto marginale rispetto al contagio inter-umano, su cui va condotta la grande campagna di sensibilizzazione».
CORONAVIRUS SU SUPERFICI: «RESISTE MA È SENSIBILE»
Il ‘picco’
Circa il picco dei contagi, Locatelli ha detto che «va fatta una distinzione se il ragionamento è su scala globale, europea, rispetto a una scala nazionale. Per il primo scenario è largamente possibile che il picco sia ancora ‘lontano’, perché ci sono dei numeri che indicano purtroppo che anche in altri paesi c’è un incremento sostanziale sia degli infetti che delle persone che sfortunatamente non ce la fanno. In Italia, invece, contiamo che la situazione sia significativamente diversa perché abbiamo attuato misure restrittive – scuole, locali pubblici, impedire forme di assembramento – che ora vengono applicate anche altrove, costituendo l’Italia in tal senso un esempio. Che il virus poi possa di fatto mantenersi anche per qualche mese, è possibile. Ma nessuno ha oggi dei dati inconfutabili per poter dire fino a quando. È chiaro che se guardiamo ad altre situazioni epidemiche del passato, tanto più efficaci saranno le nostre politiche di contenimento, tanto più riusciremo ad evitare eventuali altri episodi come quello che stiamo vivendo».