Covid Terni, il focolaio in carcere si estende: «Trasferire i detenuti»

Crescono di ora in ora i casi fra le persone ristrette a vocabolo Sabbione: 55 al primo pomeriggio di mercoledì. Il garante: «Stop a nuovi ingressi. Terni è caso più rilevante in Italia»

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 Crescono di ora in ora le positività al Covid-19 riscontrate fra i detenuti del carcere di Terni. Al primo pomeriggio di mercoledì erano 55, tutte relative a persone del circuito ‘Alta sicurezza’. Non risultano allo stato – un secondo ‘giro’ di tamponi verrà effettuato nelle prossime ore – positivi fra il personale e fra gli agenti della polizia penitenziaria. La situazione è sicuramente tesa ed una delle decisioni è stata quella di allestire una sezione Covid interna per dividere i contagiati dagli altri: in base all’evoluzione, potrebbero esserne create prossimamente altre.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Stefano Anastasìa

«Come un fiammifero in un pagliaio»

Ad analizzare la situazione è il garante dei detenuti della regione Umbria, Stefano Anastasìa: «Sapevamo dall’inizio che la condizione dei nostri istituti penitenziari era quella che un eventuale positivo avrebbe potuto produrre l’effetto di un fiammifero in un pagliaio. Ed a Terni, primo carcere italiano dove viene riscontrato un focolaio così importante, è accaduto proprio ciò. In molti casi, parlo in generale, il sovraffollamento, la promiscuità, la precarietà dei servizi e degli spazi dedicati all’igiene fa sì che determinate problematiche possano acuirsi in una struttura detentiva. La sfida più importante, vinta anche a Terni fino ai giorni scorsi, è quella di bloccare il Covid all’ingresso. In Umbria i casi riscontrati prima del focolaio ternano erano tutti relativi a persone che stavano entrando in carcere e che lo screening ha consentito di bloccare. Una procedura che ha funzionato e che funziona ma ovviamente non si può escludere, come è avvenuto, che il virus entri in carcere. Fra operatori penitenziari, sanitari, insegnanti e tutta una serie di figure che operano nella struttura, se la circolazione del Covid all’esterno è altissima, può accadere ciò che si sta verificando a Terni».

Terni, focolaio carcerario più importante d’Italia

«Sarebbe utile e importante quale sia stato il veicolo della diffusione all’interno della casa circondariale di vocabolo Sabbione – osserva Stefano Anastasìa – ma a questo punto, ed è emerso anche nelle interlocuzioni con l’autorità sanitaria, credo sia molto difficile. Adesso c’è soltanto da gestire in maniera efficace, anche e soprattutto sul piano sanitario, la situazione. Individuando ed isolando tutti i detenuti positivi, garantendo loro la necessaria assistenza, con grande professionalità, nelle cose di ogni giorno: dagli aspetti sanitari ai pasti, fino all’igiene. Accanto a ciò sarebbe necessario, a mio giudizio, chiudere il carcere di Terni a nuovi ingressi e trasferire altrove tutte le persone non affette dal virus. Una sorta di carcere-Covid? Sì perché trasferire i detenuti positivi è impossibile, peraltro in un istituto che già lavora al di sopra delle proprie capacità. Serve poi il necessario personale sanitario, anche sul piano numerico. In Italia, nella prima ondata del Covid, abbiamo registrato focolai in città come Torino, Verona, Voghera. Il caso-Terni è, per entità, il maggiore sin qui riscontrato: basti pensare che ad oggi sono circa 150 i detenuti positivi in Italia». Un terzo sta a Terni e nel tardo pomeriggio di mercoledì il bilancio è salito a 60 Covid+, di cui 3 ricoverati in ospedale.

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