Covid Umbria: «Rt ora a 0,42. È davvero poco significativo»

Gennaro de Novellis, dottorando in metodi quantitativi per l’economia, analizza il contestato indicatore: «Ignorarlo o, al limite, esaminarlo insieme ad altri molto più utili»

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di Gennaro de Novellis
Dottorando in metodi quantitativi per l’economia
Università degli Studi di Perugia

Gennaro de Novellis

In questi ultimi giorni si è molto discusso del report settimanale di monitoraggio pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, in particolare per l’alto valore dell’indicatore Rt riportato dall’Umbria, regione considerata come una delle più sicure dall’inizio dell’emergenza.

L’indicatore Rt confronta semplicemente la media giornaliera dei nuovi contagi dell’ultima settimana con la stessa media della settimana precedente. Trattandosi di un parametro che dovrebbe catturare quanto velocemente si propaga il contagio, un valore maggiore di 1 sarebbe indicativo di una cosiddetta crescita esponenziale.

Tralasciando ulteriori dettagli tecnici, quale valore otterremmo se calcolassimo per l’Umbria dopo soli tre giorni lo stesso indicatore? La risposta è semplice (e il calcolo pure). L’indicatore Rt in soli tre giorni è passato da 1,23 a 0,42. Questo nuovo valore dimostra la scarsa significatività dal punto di vista statistico, trattandosi di un parametro che varia notevolmente al variare del tempo e che viene influenzato facilmente da fluttuazioni temporanee, soprattutto in regioni come l’Umbria dove sono presenti pochissimi nuovi casi giornalieri.

Per fare un esempio, in una regione che nei giorni precedenti ha avuto contagi prossimi allo 0, un singolo giorno in cui si hanno 7 contagi (come effettivamente è avvenuto nel caso umbro) porterebbe ad un indice ben più alto di quello di una regione come la Lombardia che ha magari 300 nuovi contagi al giorno, ma stabilmente.

Per queste ragioni l’indicatore Rt non dovrebbe essere preso in considerazione, o comunque andrebbe analizzato congiuntamente ad altri indicatori molto più significativi. In una regione come l’Umbria, dove il settore terziario incide non poco sull’economia del territorio, la diffusione di notizie che affermano l’esistenza di un rischio, basandosi semplicemente su un dato quale l’indice Rt, prospetta non solo una situazione irreale, ma dannosa per tutto il tessuto socio economico umbro.

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