Umbria sotto la lente? ISS: «Nessuna pagella»

Dopo una giornata di feroci reazioni politiche, l’Istituto Superiore di Sanità chiarisce: «Parametro persino positivo se legato alla capacità di intercettare i casi»

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Suscita reazioni – in molti casi di stupore, in altre decisamente più bellicose – il report di ministero della Salute e Iss che, pubblicato sabato e relativo ai 7 giorni precedenti, ha classificato l’Umbria come territorio a ‘rischio moderato’, insieme a Lombardia e Molise, in fatto di epidemia da coronavirus. A pesare è l’indice Rt di trasmissibilità della patologia che, avendo raggiunto quota 1,23, ha fatto scattare l’allerta, pur essendo l’Umbria una delle ragioni meno toccate – e più rapidamente uscite – dalla fase più critica dell’emergenza.

«Una formula piena di lacune»

Durissima la presidente della Regione, Donatella Tesei: «Siamo all’assurdo, al paradossale. Una regione, l’Umbria, che vede 94 persone positive al coronavirus su una popolazione di quasi 900 mila abitanti, solamente 2 pazienti in terapia intensiva, una curva dei guariti in forte ascesa e quella del numero dei contagiati a picco, ma che viene incredibilmente indicata come una regione a rischio. Perché? Perché – spiega la Tesei – tra gli indicatori utilizzati c’è il famigerato indice Rt che adotta un meccanismo di confronto dei numeri dei contagi settimanali che va a penalizzare proprio le regioni che sono nella fase di coda del contagio, che hanno numeri bassi in termini assoluti ma che appaiono alti in termini percentuali. Una formula le cui lacune, per chi vive come noi la fase di uscita dal contagio, sono evidenti. Tra l’altro i nostri nuovi rari casi, ormai da dieci giorni ad un passo dallo zero, provengono da screening mirati che stiamo facendo proprio per evitare cluster».

«Battiamoci tutti insieme per far ripartire l’Umbria»

«Quello che sta subendo l’Umbria – prosegue la Tesei – è un danno di immagine ingiusto per una regione che ha gestito in maniera virtuosa la ‘fase uno’ e che è pronta a ripartire, proprio forte del suo sistema sanitario ed al numero dei contagiati. A questo, tutti noi, dobbiamo dire no. Ci dobbiamo battere affinché l’immagine dell’Umbria sia tutelata e venga comunicata la situazione reale, quella che vede una terra dove il contagio è sotto controllo e che si presenta sicura per i suoi cittadini e per i turisti che vorranno raggiungerci. In tal senso siamo in partenza con una campagna di comunicazione mirata. Ma ogni umbro, con i mezzi a sua disposizione, può comunicare a tutta l’Italia la realtà di una terra bellissima, tranquilla e sicura».

La lettera

«Come Regione – spiega la presidente – abbiamo scritto al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità per rivedere le modalità con cui viene formulato il giudizio sulla situazione delle regioni. Un giudizio che non può prescindere da tutti i fattori, come il numero di contagi in rapporto agli abitanti, i posti ospedalieri occupati rispetto a quelli disponibili, l’eventuale presenza di focolai. Non abbassiamo la guardia, continuiamo a rispettare le regole, soprattutto del buon senso, quelle che hanno contribuito a fare della nostra regione una terra sicura. E non permettiamo capovolgimenti della realtà».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Paradosso statistico»

A sfogarsi è anche l’assessore regionale allo sviluppo economico, Michele Fioroni: «Mentre perfino Forbes e il Daily Telegraph incoronavano l’Umbria come destinazione sicura per passare le vacanze – afferma -, l’Istituto superiore di sanità inserisce la nostra regione, insieme a Lombardia e Molise, tra quelle da monitorare con maggiore attenzione. Èevidente ormai che i dati pubblicati in merito al famigerato indice Rt siano oggetto di un paradosso statistico. Un parametro da revisionare perché relativo a una finestra temporale che considera una situazione anomala rispetto ad un andamento classico. Quello che in statistica si chiamano anche outliers».

Michele Fioroni

«L’Iss rettifichi»

«Siamo sicuri – osserva Fioroni – che l’Iss rettificherà quanto prima questo indicatore per una regione con tassi di contagio ormai vicini allo zero. Certò è che la pubblicazione di queste statistiche faccia male, e non poco, ad una regione come la nostra che, proprio per i suoi dati virtuosi già dall’11 maggio chiedeva di poter ripartire ed essere considerata come modello di sperimentazione per la ‘fase due’. Se consideriamo poi che ancora alle 3.15 di questa notte il Dpcm del governo non era ancora pronto e che l’Umbria, come tutte le altre regioni riunite in conferenza, sta ancora attendendo per emettere l’ordinanza, ci rendiamo conto che la misura è colma e la pazienza al limite».

«Immagine lesa»

«Abbiamo sempre mantenuto un comportamento rispettoso delle istituzioni e dei vari livelli istituzionali – conclude l’assessore regionale -, ma non possiamo di fronte a certi fatto non richiedere una pubblica rettifica rispetto ad un indicatore costruito male, comunicato peggio e che è lesivo dell’immagine di una regione che, piaccia o non piaccia, è stato un modello virtuoso. A pensar male…».

Fiammetta Modena

Modena (FI): «Chi ha sbagliato deve essere sostituito»

Altrettanto decisa la reazione della senatrice perugina di Forza Italia, Fiammetta Modena: «C’è un evidente problema di metodo nel monitoraggio della casistica del Covid19 – afferma – se i dati che emergono arrivano ad equiparare Umbria e Molise alla Lombardia. Dobbiamo anche chiarire dove sia il problema al ministero, o non hanno protocolli e modelli da seguire o non li sanno seguire. Non voglio pensare che possano credere di godere di una sorta di immunità che li protegga anche se danneggiano il grande lavoro svolto dalla Regione Umbria che ha portato a grandi risultati ottenuti con fatica e dedizione, anche degli stessi cittadini umbri. I dati presi a riferimento per chiudere le regioni sono moltissimi, Rt è uno di quelli, e l’Umbria nell’incidenza per abitanti è bassissima. Auspico – aggiunge la senatrice – che chi ha combinato questo pasticcio, l’ennesimo, venga sostituito al più presto: non possiamo permetterci di sbagliare. Il monitoraggio comparso sul sito del ministero non ha una firma. Solo sigle a cominciare dalla cabina di regia. Chi ha scritto che Umbria, Molise e Lombardia sono passate da classificazione bassa a moderata? Quale penna geniale ha pensato che questa equiparazione sia solo lontanamente vicina alla realtà? Che studi ha fatto? Da dove è stato scelto? Gli umbri hanno diritto di saperlo e di chiamarlo a rispondere del suo operato».

Anche la Lega attacca

Così i consiglieri regionali della Lega Umbria: «Qualcuno sta prendendo in giro l’Umbria o, peggio ancora, sta cercando di danneggiare la nostra regione e non possiamo assolutamente permetterlo. Si tratta di un’assurdità. Non entriamo nel merito di come vengano elaborati questi calcoli, ma sappiamo che l’Umbria, avendo fatto registrare contagi ‘zero’ o comunque minimi per alcuni giorni consecutivi, solo per la presenza di 7 contagi in un giorno, sempre e comunque pochissimi, tra l’altro subito isolati e individuati in uno specifico contesto sanitario a seguito dell’incremento dei tamponi di controllo, si ritrova ora sulle prime pagine dei principali quotidiani nazionali. È vergognoso il trattamento che ci stanno riservando per colpa di questi calcoli assurdi – concludono – e ci auguriamo che la Regione provveda a tutelarsi in ogni sede opportuna».

Nevi e Polidori (FI)

Sulla questione intervengono anche i parlamentari ‘azzurri’ Raffaele Nevi e Catia Polidori. Nevi condivide «lo stupore della presidente Donatella Tesei. Come è possibile – si chiede – mettere l’Umbria, insieme a Molise e Lombardia, tra le regioni da monitorare? I numeri dei contagi giornalieri di questi giorni mi sembrano molto chiari. Fa bene per questo la presidente Tesei a tutelare il nostro territorio e a chiedere spiegazioni a chi di dovere. Non è possibile assistere a questo allarmismo generato da un nuovo indice Rt che fa male all’immagine della nostra regione. Spero che gli scienziati modifichino questi parametri perché è assurdo far passare la nostra regione come una di quelle più a rischio». Allo stesso modo la Polidori attacca «i guastatori di governo, non paghi degli imperdonabili ritardi e del caos normativo fin qui prodotto. Gli umbri sono operosi, infaticabili e concreti. Sono pronti a tornare alle proprie occupazioni, molte delle quali gravitano in ambito turistico. L’ultima cosa di cui hanno bisogno è vedere vanificati i loro sforzi ed essere ingiustamente quanto immotivatamente penalizzati da un report errato. Durante tutto il periodo del lockdown l’Umbria si è distinta per essere tra le regioni meno toccate dal virus, anche grazie al grande lavoro svolto dal governo regionale, oltre che alla responsabilità dimostrata dalla comunità locale. Mi aspetto che il madornale errore commesso sia corretto subito e che altrettanto celermente arrivino le scuse del ministro all’Umbria e agli umbri».

Parla l’Iss: «Nessun elemento preoccupante»

Nella serata di domenica – tramite AdnKronos – arriva la precisazione dell’Istituto superiore di sanità: «L’indice di contagiosità non è una pagella ma un segnale da interpretare insieme agli altri dati. Relativamente ai valori di Rt in regioni come Umbria e Molise, che restano aree del paese a bassa incidenza di infezioni da Covid-19, anche piccole oscillazioni nei numeri, dovute verosimilmente ad un aumento dei tamponi eseguiti, possono comportare variazioni in singoli parametri particolarmente sensibili quali appunto l’Rt. Tali variazioni possono, paradossalmente, essere la conseguenza di un miglioramento della copertura dei sistemi di sorveglianza e pertanto segnalano la capacità dei sistemi sanitari regionali di intercettare i casi e di adottare le misure adeguate per limitare la trasmissione del contagio. In particolare – chiarisce l’Iss – quando il numero di casi è molto piccolo, alcune regioni possono andare temporaneamente sopra soglia (Rt maggiore di 1) a causa di piccoli focolai locali che finiscono per incidere sul totale regionale, senza che questo rappresenti un elemento preoccupante. In questo senso – sottolinea l’Istituto – vanno lette le informazioni ed eventuali situazioni analoghe che potrebbero verificarsi nelle prossime settimane in altri contesti regionali. Pertanto, il movimento di un singolo indicatore è un segnale che va interpretato con cautela in regioni comunque caratterizzate da un basso numero complessivo di casi».

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