Davide Pecorelli: c’è l’ok all’estradizione in Albania

La decisione è stata presa dalla Corte di Appello di Perugia. Difese pronte ad impugnarla

Condividi questo articolo su

di Giovanni Cardarello

Prende una piega esattamente opposta rispetto a quella invocata, da lui e dai suoi avvocati, la vicenda di Davide Pecorelli, 49enne di San Giustino (Perugia) condannato a quattro anni di carcere dal tribunale di Pukë (Albania).

La Corte d’Appello di Perugia ha infatti dato il ‘via libera’ all’esecuzione del mandato di arresto internazionale emesso il 2 ottobre del 2022 dal tribunale di che lo ha giudicato colpevole. Pecorelli è stato condannato per i reati di truffa aggravata, profanazione di tombe, distruzione della proprietà tramite incendio e attraversamento illecito di frontiera. I primi tre reti in concorso. Nell’ambito dello stesso processo Pecorelli era accusato anche di intralcio alla giustizia, capo di imputazione per il quale è stato assolto.

L’imprenditore di San Giustino, un passato da arbitro di calcia e un presente da imprenditore nel ramo beauty, è finito nelle spire della giustizia al termine di un percorso a metà tra il film di Checco Zalone ‘Tolo Tolo’ e un dramma della crisi economica.

Le tappe della vicenda

Nel 2021 Davide Pecorelli lascia l’Italia e vola in Albania per vendere un macchinario legato al suo ramo imprenditoriale. L’obiettivo è quello di alleviare una situazione economica e creditizia molto complicata. L’affare, però, non va come previsto e Pecorelli, secondo quanto emerso dalla verità processuale, decide di inscenare la propria sparizione. L’obiettivo è chiudere i conti con i debiti e rifarsi una vita.

Per questo motivo in Albania affitta un’auto, una Skoda Fabia, e pochi giorni dopo la fa rinvenire carbonizzata, con all’interno i propri effetti personali e alcuni resti umani. E nel frattempo fa perdere le proprie tracce. Tanto che in Italia scatta l’allarme e la procura di Perugia apre un fascicolo contro ignoti per la sua sparizione. L’ipotesi di reato è quella di omicidio. Ma Pecorelli non è affatto sparito: semplicemente, con il soprannome di ‘Cristiano’ che è un omaggio alla sua passione per il calcio, saltella tra le spiagge di Valona e i locali della costa albanese. Ma, evidentemente, ben presto la situazione economica torna a farsi pesante. E qui il dramma diventa farsa.

Il tesoro di Montecristo

Verso la fine del 2021, infatti, Pecorelli viene ‘rinvenuto’, secondo quanto riferisce il quotidiano Il Messaggero-Umbria in un articolo a firma di Walter Rondoni, da ‘una vedetta dei carabinieri della biodiversità di Follonica che intercettò nel mar Tirreno un gommone alla deriva’. Pecorelli riferisce di essere caduto in depressione e di essere stato soccorso da un sacerdote. Sacerdote che lo avrebbe trasferito in una comunità di Medjugore dove gli ha rivelato il percorso per recuperare il tesoro dell’Isola di Montecristo.

In realtà l’imprenditore perugino era rientrato in Italia con un pullman di pellegrini, aveva preso un B&B all’isola del Giglio, utilizzando una carta di credito contraffatta, e stava cercando di reinserirsi nel circuito della vita italiana con una nuova identità.

L’udienza in Corte d’Appello

Il resto è cronaca. Le indagini, il processo, la condanna e la messa in prova ed un anno di lavori socialmente utili presso la Croce Bianca. Fino all’udienza in Corte di Appello di venerdì 24 maggio che ha dato il ‘via libera’ all’estradizione in Albania. Contro questo provvedimento gli avvocati difensori di Pecorelli, Massimo Brazzi e Andrea Castori, hanno sostenuto, sempre secondo quanto riferisce Il Messaggero, che «i motivi di impugnazione prospettano una definizione del procedimento penale con eventuali pene alternative alla detenzione che incidono sulla richiesta dell’estradizione».

I difensori di Pecorelli, nell’arringa, hanno anche fatto riferimento «ad una irragionevole sproporzione del trattamento sanzionatorio rispetto alla pena prevista dal codice penale italiano», sottolineando la necessità di «un approfondimento istruttorio per verificare se le condizioni detentive in Albania siano rispettose del divieto di sottoposizione dei detenuti a trattamenti inumani e degradanti che impedirebbero l’esecuzione dell’estradizione».

Nel contesto dell’udienza viene fatto riferimento anche alla vicenda di Gabriele Marchesi, il compagno di Ilaria Salis, l’insegnante detenuta in Ungheria e candidata alle prossime elezioni europee, il quale non è stato estradato «per fatti ben più gravi di quelli ascritti a Pecorelli». Segnalando, infine, che «la consegna del signor Pecorelli alle autorità albanesi inciderebbe pesantemente nella sfera familiare, essendo sposato e padre di quattro figli»

Ora si attende il deposito della sentenza e le motivazioni in essa contenute per impugnare la decisione in sede di Cassazione. La vicenda non è ancora chiusa.


ARTICOLI CORRELATI

Imprenditore di San Giustino come Checco Zalone in ‘Tolo Tolo’

Caso Pecorelli: nuovo colpo di scena e ‘schiaffo’ all’Albania. Torna a piede libero

Simulò il proprio decesso per evitare guai: Davide Pecorelli in manette

Pecorelli in procura: «Ero a Medugorje, nulla da nascondere»

Davide Pecorelli è vivo: l’imprenditore umbro ritrovato dopo 9 mesi

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli