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Home » Desertificazione bancaria in Umbria: c’è chi dice ‘no’

Desertificazione bancaria in Umbria: c’è chi dice ‘no’

di Francesca Torricelli
31 Marzo 2023
in Attualità, Economia
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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«Un atteggiamento lassista di una parte della politica, che rispetto al problema non comprende come esso incida profondamente, non solo sulla categoria dei bancari, ma anche e soprattutto sul tessuto economico e sociale di importanti aree del territorio regionale». Particolarmente critico l’intervento del segretario generale First Cisl Umbria Francesco Marini al convegno organizzato dalla First Cisl Umbria – la categoria dei bancari e dei servizi del terziario – durante il quale i vertici regionali e nazionali della First Cisl si sono confrontati sul delicato tema della desertificazione bancaria. «Torniamo a chiedere con forza – ha sottolineato Marini – l’apertura del tavolo regionale del credito per arginare il fenomeno. A pagare dazio per la desertificazione sono soprattutto i piccoli comuni e le aree interne, con la moltitudine di piccole imprese e risparmiatori ormai privi di ogni riferimento fisico di settore». A concludere il convegno è stato il segretario generale nazionale della First Cisl Riccardo Colombani, il quale sta facendo della questione un cavallo di battaglia per l’organizzazione sindacale che guida, sensibilizzando «a livello nazionale tutte le istituzioni affinché i territori si riapproprino della presenza fisica degli sportelli bancari a cui fa riferimento una larga fetta della popolazione».

Simona Meloni (Pd): «La Regione non tutela l’Umbria e i piccoli borghi»

Sul tema interviene anche la capogruppo del Partito democratico in Regione, Simona Meloni. «L’Umbria – spiega – è andata incontro, negli ultimi 10 anni, alla chiusura del 40% delle filiali, con 25 comuni ‘debancarizzati’ e conseguente perdita di presidi di legalità sul territorio, vessillo antiriciclaggio e antiusura. Una tendenza che, purtroppo, non è una specificità locale. Basti ricordare che le banche italiane hanno chiuso 11.231 sportelli in dieci anni. Tale trend però non può essere assecondato in territori come l’Umbria, fatto di piccoli borghi e piccole comunità diffuse su tutto il territorio. Piccoli centri che sono i luoghi dell’Italia profonda, dove le relazioni umane sono il collante della comunità. Luoghi da tutelare e per i quali avevo anche presentato una proposta di legge, con l’obiettivo di difendere la nostra peculiarità. In questo quadro – conclude Meloni – si inserisce l’inerzia della Regione che da un lato si vanta della bellezza dell’Umbria, ma dall’altro nulla fa per tutelarla e per difendere la sua specificità. Si ripete lo stesso copione a cui abbiamo assistito per gli uffici postali, di fronte alla cui smobilitazione, nei mesi scorsi, l’unica voce che si è alzata è stata quella della sottoscritta e del Partito democratico. I cittadini vanno tutelati e i servizi difesi, nella consapevolezza della contingenza nazionale, senza però snaturare la vocazione dell’Umbria».

Luigi Dionisi (consigliere comunale Stroncone): «Depauperamento per i piccoli comuni»

«A giugno la filiale di Intesa San Paolo di Stroncone chiuderà i battenti, lasciando un territorio di 5 mila abitanti senza sportelli fisici. La filiale di Stroncone non è il primo caso ne sarà l’ultimo, la politica delle banche è quella di tagliare i costi, sedi, personale, spese vive, bypassando il problema che migliaia di persone rimangono senza servizi e assistenza. Certo, oggi le banche sono poco fruite perché si fa tutto online e quindi le sedi territoriali sono solo un costo, ma se penso a mia madre, che ha ottanta anni, e non ne vuol sapere di App e telefonini, ma preferisce andare allo sportello o al bancomat per prelevare o verificare lo stato del conto corrente, mi chiedo come faranno i 1.800 stronconesi ultrasessantacinquenni che, come mia madre, preferiscono le relazioni interpersonali, dove l’interlocutore lo guardi negli occhi, rispetto al freddo rapporto con uno schermo. La chiusura delle filiali di periferia è un depauperamento per i piccoli comuni poiché hanno come conseguenza la migrazione verso i grandi centri urbani. Se devo andare a Terni per usufruire dei servizi bancari o di altri servizi, allora approfitto per fare la spesa, prendere un caffè e svolgere altre attività che avrei potuto fare nel mio comune, rischiamo di far diventare i centri minori dei dormitori, senza attività economiche e senza socialità. Eppure, di tutta la vicenda, non un lamento non un grido di allarme è uscito dalle bocche di sindaco, vicesindaco e amministrazione tutta di Stroncone.

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