Dopo Napoli e Taranto c’è il dissesto di Terni

Terzo Comune italiano sopra i 100 mila abitanti a ‘fallire’. Ma con debiti più contenuti degli altri. 24 anni fa l’ultimo ‘crac’ in Umbria

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Il segretario generale del Comune di Terni, Giuseppe Aronica

Dimissioni irrevocabili o, magari, ripensamento (come avvenne già nel maggio 2011, opzione tuttavia che appare poco concreta al momento) del sindaco Leopoldo Di Girolamo come chiesto dall’assemblea comunale del Pd? In linea di massima, nel tourbillon di eventi che ha travolto il Comune di Terni negli ultimi giorni, è questo l’interrogativo di maggior rilevanza nei meandri di palazzo Spada nel percorso, ormai tracciato, che porterà il consiglio comunale a votare il dissesto finanziario con tutte le conseguenze del caso. Un gioco di decisioni, date e incastri che tiene aperta ogni chance: dalle elezioni a ridosso dell’estate 2018 al commissariamento prefettizio fino al 2019 con ‘rimpasto’ di giunta e consiglio salvo. Comunque vada c’è una certezza, la presenza dei tre commissari dell’Organo straordinario di liquidazione impegnati nell’opera di risanamento dell’ente: Terni sarà il quinto Comune umbro a deliberare il dissesto finanziario, il primo dal 1994.

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Il sindaco Leopoldo Di Girolamo, dimissioni in arrivo

Il primo precedente Sono oltre 550 i Comuni che hanno deliberato lo stato di dissesto finanziario a partire dal 1989, quando fu introdotta la possibilità di intervento dello Stato in favore degli enti in difficoltà (decreto legge numero 66 del 2 marzo, titolo IV) in cambio di una serie di misure – in primis l’incremento dei tributi locali – eccezionali. Per quel che concerne l’Umbria fu Baschi – poco meno di 3 mila abitanti – il primo Comune a deliberare lo stato di dissesto finanziario: avvenne nell’agosto del 1989 sotto l’amministrazione guidata da Filiberto Vici della Democrazia cristiana. Ne seguirono altri.

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Avigliano Umbro

Gli altri casi in Umbria Due settimane più tardi a deliberare fu invece il Comune di Foligno – superiore a 50 mila abitanti, il sindaco dell’epoca era Rolando Stefanetti del Partito socialista italiano – a dare forfait, mentre nel marzo 1990 toccò ad Otricoli (Carlo Ferroni del Partito comunista italiano il primo cittadino, uno degli assessori era l’attuale dirigente ai lavori pubblici del Comune di Terni Renato Pierdonati, meno di 2 mila abitanti). Si arriva poi al 1994, quando si registra l’ultimo caso di dissesto finanziario in Umbria: nel luglio 1994 lo delibera il Comune di Avigliano Umbro del sindaco Emilio Egizi (Psi, 2 mila 300 abitanti). Ventiquattro anni dopo ed ecco Terni. Nel mezzo i predissesti di Arrone, Orvieto, Costacciaro (2013) e la stessa Terni (2016).

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Terni

Terni si appresta a diventare il terzo Comune sopra i 100 mila abitanti a mettere nero su bianco uno stato di dissesto finanziario. In questo caso i precedenti coinvolgono la Campania e la Puglia: nel 1993 fu Napoli a ‘fallire’, mentre tredici anni dopo andò in atto il crac record di Taranto (circa 900 milioni di euro). In tempi recenti invece ci sono da segnalare – tra i più rilevanti – Benevento, Potenza, Viareggio, Castellamare di Stabia, Caserta e Alessandria: quest’ultima (luglio 2012, 93 mila abitanti) deliberò il dissesto con un ‘buco’ di oltre 100 milioni di euro.

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I commissari dell’Osl in sostanza andranno a mettere un punto fermo tra le gestione passata (indebitamento pregresso) e il presente, occupandosi di risolvere i problemi strutturali che hanno portato al ‘buco’ del Comune in un periodo di cinque anni. In poche parole dovranno rilevare la massa passiva, gestire i mezzi finanziari a disposizione per rimettere in ordine i conti e liquidare i creditori; dal momento della dichiarazione è sospeso il termine per deliberare il bilancio, in questo caso – la scadenza era fissata al 28 febbraio – quello di previsione. Contrazione mutui? Per i Comuni dissestati post 2011 – la normativa ha subito delle modifiche nel corso del tempo, tra cui l’introduzione del piano di riequilibrio pluriennale e del dissesto ‘guidato’ – è possibile, ma con onere di ammortamento a carico dell’ente. Ma per arrivare a questo punto ci vorrà del tempo.

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