Comune Terni in bilico: ricorso respinto

Mercoledì la decisione della Corte dei Conti a Sezioni riunite sul ricorso per il piano di riequilibrio. Ipotesi dissesto con l’arrivo dei commissari dell’Osl. Scatenate le opposizioni

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Filipponi, Finocchio e Di Girolamo lunedì pomeriggio, ‘studio’ delle normative

«All’esito del ricorso mi dimetterò e poi valuteremo insieme il da farsi. Mi assumo l’onere di governo fino ad esito definitivo delle procedure di risanamento in corso». Luglio 2017, parole del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo. Quel giorno – l’annuncio di farsi da parte una volta concluso è stato più volte rilanciato tra polemiche e aggiornamenti vari – è arrivato: le Sezioni riunite della Corte dei conti hanno respinto il ricorso per la bocciatura di quel piano di riequilibrio pluriennale finanziario deliberato il 28 dicembre 2016. Il primo, mentre quello aggiornato – fondo di rotazione – è già stato giudicato irricevibile dall’organo regionale. Si fanno largo le parole ‘dissesto’ e Organo straordinario di liquidazione. Giovedì pomeriggio alle 17 subito convocata l’assemblea del Pd cittadino, preceduta mercoledì dalla riunione di giunta. Opposizioni scatenate.

14 LUGLIO 2017, LA CORTE DEI CONTI DELL’UMBRIA BOCCIA IL PIANO DI RIEQUILIBRIO: «RICORSO E DIMISSIONI»

Leopoldo Di Girolamo

La nota del sindaco «Ho appena ricevuto – la comunicazione di Di Girolamo nel primo pomeriggio di mercoledì – notizia dallo studio legale (presente a Roma l’avvocato  che ha seguito la procedura del ricorso che le Sezioni riunite della Corte dei Conti hanno respinto il ricorso presentanto dal Comune di Terni in merito al piano di riequilibrio finanziario dell’ente. Prendiamo atto del pronunciamento della magistratura contabile, rimaniamo in attesa di leggere il dispotivo e della applicazione delle procedure di legge che ne conseguiranno così come prevede in queste circostanze il testo unico degli enti locali».

CORTE DEI CONTI UMBRIA: «IRRICEVIBILE IL PIANO-BIS»

Dissesto in vista Il Comune guarda anche oltre e spiega che «in questa ,l’art. 243 quater comma 7 del Tuel  prevede l’applicazione dell’art. 6 comma 2 del dlgs 149/20011 con il prefetto che assegna al consiglio comunale il compito di esprimersi, entro 20 giorni, sul dissesto finanziario dell’ente». Precedenti equiparabili a una realtà come quella ternana? Alessandria (2012), Viareggio, Potenza (2014) e Benevento (2017), il caso più recente.

Di Girolamo e il prefetto De Biagi

L’iter La Corte dei Conti nazionale comunicherà a quella regionale la necessità di dichiarare il dissesto. Quest’ultima notificherà la decisione al prefetto di Terni Paolo De Biagi: starà a lui comunicare ai consiglieri la necessità di esprimersi, quindi il via ai venti giorni canonici. La prima fase del percorso si concluderà nel giro di tre-quattro giorni, prima della conclusione di gennaio.

L’Osl, i tre commissari, la gestione debitoria e i progetti Una volta riconosciuto il dissesto -occorre una delibera di consiglio e non di giunta – scatterebbe la nomina del cosiddetto Osl (per cinque anni), vale a dire l’Organo straordinario di liquidazione composto da tre commissari: quest’ultimo – in sintesi – si occuperebbe della gestione debitoria del Comune di Terni per riportarlo in ordine. Dall’altro lato sindaco, giunta (ma ci saranno cambiamenti) e consiglio resterebbero in carica per l’ordinaria gestione, con la possibilità – con l’Osl a controllare – di contrarre mutui. Prima questione? Il bilancio preventivo che era da approvare entro il 28 febbraio e che, con l’eventuale nomina dell’Osl, slitta al 30 giugno. In linee generali ciò non vuol dire che la città rischi una paralisi a livello di progetti in corso e opere già finanziate: l’eventuale dissesto non andrebbe – appunto – a intaccare i processi attivi.

L’ex assessore al bilancio, Vittorio Piacenti D’Ubaldi

La nuova fase Per la giunta Di Girolamo è tempo di tirare una riga e aprire una nuova fase. D’altronde già dallo scorso 21 luglio – riunione dello ‘stato maggiore’ del Pd – la strada era stata tracciata: attesa per il ricorso (il 22 novembre ci fu il rinvio a causa dell’indisponibilità dell’avvocato che ha seguito la vicenda per il Comune, Aristide Police), dimissioni e modifica dello scenario attuale. In sostanza? « Ove ci fossero condizioni politiche che assicuri il proseguimento della consiliatura, questa sarà segnata da una reale discontinuità con un forte e profondo rinnovamento dell’esecutivo comunale», la sintesi – la riunione in via Mazzini c’è stata martedì scorso – della direzione comunale del Pd di Terni. Dunque non sarà solo l’ex assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi ad essere sostituito nel caso il ricorso sia favorevole all’amministrazione comnunale. Per ora la giunta, oltretutto, è impossibilita a deliberare dopo le sue dimissioni. Intanto acque agitate in casa Pd: il consigliere comunale  Andrea Zingarelli verso le dimissioni. Eventualmente pronto Giorgio Finocchio per la sostituzione.

Opposizioni all’attacco «Un’esperienza triste – il commento di Enrico Melasecche di I Love Terni – per lui ma drammatica per tutti noi che saremo costretti a pagare le conseguenze di questa sua doppia sindacatura per trent’anni ancora. Chiediamo a questo punto la decenza delle dimissioni unitamente alla colletta che la giunta sicuramente farà al proprio interno per pagare i 40 mila euro di una parcella legale per una lite temeraria contro le istituzioni ma soprattutto contro la città che lunedì prossimo é chiamata a raccolta per manifestare la propria volontà di cambiamento. Terni ha bisogno di aria nuova, ha bisogno di una guida capace, ha bisogno di tornare a sognare e lavorare sodo per ricostruire un futuro che in questi lunghissimi diciotto anni le è stato negato». La Lega Nord Umbria (Emanuele Fiorini) e Terni (Federico Cini) lanciano l’invito: «Il sindaco  mantenga la promessa fatta ai cittadini e si dimetta. La città è  sull’orlo del baratro. Nonostante il facile entusiasmo che sembra aver pervaso i cittadini che  vivono questo momento alla stregua di una liberazione dallo straniero
invasore – proseguono – c’è però un’infausta parola che aleggia  nell’aria: dissesto. Restiamo in attesa di conoscere le decisioni del sindaco e della  giunta, dopodiché valuteremo ogni azione possibile da intraprendere per  liberare questa città da quelle persone che hanno portato Terni  sull’orlo del baratro e ora si apprestano all’ultima inesorabile spinta. Noi non glielo permetteremo».

Marco Cecconi

«Incontro con il prefetto» Per Marco Cecconi (FI) «Di Girolamo & c. sono riusciti a scavarsi la fossa da soli, prima indebitando il Comune fino all’orlo del fallimento, poi facendosi varare dalla propria maggioranza un piano di risanamento farlocco tanto quanto lo erano stati i bilanci di questi anni, poi ancora infischiandosene delle censure mosse a quel piano sia dal ministero degli interni che dalla Corte dei Conti e infine – anzi – avanzando un ricorso contro quelle censure altrettanto fondato sul nulla. La conseguenza della bocciatura odierna è una e una soltanto: la dichiarazione formale di dissesto del Comune di Terni, scioglimento e commissario prefettizio. Fallimento e tutti a casa: per loro, una condanna comunque troppo lieve, considerate colpe e responsabilità; per la città, una liberazione». Thomas De Luca (M5S): «Abbiamo solo una strada davanti: chi ha sbagliato deve pagare. Una questione di sopravvivenza e di civiltà, intimamente propria di uno stato di diritto in cui l’impunità è un privilegio inconciliabile. Questa strada noi la perseguiremo e la porteremo avanti con fermezza, con disciplina e onore così come la Costituzione richiede agli uomini e alle donne delle istituzioni. Per questo chiederemo al Prefetto un incontro nelle prossime ore al fine di impedire che la città possa rimanere nuovamente appesa per un ulteriore anno ad un commissariamento prefettizio e si proceda speditamente allo svolgimento delle elezioni nella finestra elettorale di maggio 2018. Attendiamo le dimissioni irrevocabili del Sindaco Leopoldo Di Girolamo entro la giornata di oggi. Vergogna». Infine Francesco Maria Ferranti (FI): «Dissesto? Non è una situazione per la quale nessuno può gioire in una città. Il Pd ne ha tutte le responsabilità e i continui richiami a cambiare rotta che il gruppo di Forza Italia ha da sempre richiesto sono sempre caduti nel vuoto: ne deriva una gravissima responsabilità politica per chi da venti anni governa il capoluogo. È’ ulteriormente certificato il fallimento politico e amministrativo del Pd locale del quale purtroppo i cittadini e le attività economiche continueranno a pagare». Per Paolo Crescimbeni (gruppo misto) «il danno arrecato alla città è enorme in termini economici e di immagine e se questo danno è riconducibile a comportamenti individuali, i responsabili dovranno risarcirlo.Terni si rimboccherà le maniche, come fece dinanzi alle macerie dell’ultima guerra, e ricostruirà le nostre istituzioni, la nostra credibilità, la nostra economia.  Nessuno si dovrà tirare indietro. Tranne i colpevoli dell’attuale disastro».

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