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Home » Editoria in Umbria: «Tunnel senza uscita»

Editoria in Umbria: «Tunnel senza uscita»

di Lucina Paternesi
17 Giugno 2016
in Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Giornale dell’Umbria, ma non solo. Quella dell’editoria umbra è una situazione seria e complessa e, secondo Marta Cicci dell’Asu, «la luce in fondo al tunnel ancora non si intravede».

Legge In attesa di una legge regionale a sostegno dell’editoria locale, l’Associazione stampa umbra ha redatto un documento che vuol essere un contributo per il gruppo di lavoro che il vice presidente della giunta regionale Fabio Paparelli ha già attivato. Il documento è stato presentato giovedì mattina alla sala Fiume di palazzo Donini nell’ambito di un incontro che ha visto partecipare anche il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti umbri, Roberto Conticelli e del sindacato, Marta Cicci, due organismi che, da tempo, «sono in trincea e stanno lavorando in maniera compatta».

La crisi strutturale del settore, al momento, ancora non demorde. Ma dalla politica può arrivare un importante contributo, è quindi al momento, «la salvezza è tutta rivolta su questo ddl e sulla riforma della legge sull’editoria che si sta definendo a livello nazionale», come ha ricordato Conticelli. Ed è questa anche la speranza per l’Umbria, una regione che è un po’ un laboratorio sperimentale, dove la crisi è forte e si è fatta sentire in particolar modo con la chiusura del Giornale dell’Umbria. Ma la nostra è anche la regione dove si leggono meno i giornali nonostante «il numero più che abbondante di testate rispetto agli abitanti, il proliferare di emittenti tv e siti online, un mercato pubblicitario carente e gli uffici stampa pubblici che sono i primi a non rispettare le regole», secondo il presidente dell’Ordine. L’Umbria è un vero e proprio laboratorio giornalistico «anche per come si possono chiudere in pochi mesi realtà affermate da anni».

Fnsi Per il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana Raffaele Lorusso «non stiamo chiedendo la luna. Solo vogliamo portare delle regole all’interno del settore, la certificazione del rispetto di tutti gli obblighi» e l’auspicio è che la nuova riforma dell’editoria contenga queste previsioni, affinché il contributo pubblico venga riconosciuto a chi le regole le rispetta e non ci siano più quei finanziamenti a pioggia che sono esistiti per lungo tempo. «Abbiamo chiesto sia al governo che alle aziende editoriali – ha detto Lorusso – impegni più precisi, per garantire il massimo sostegno all’occupazione e guardare meglio alla realtà del mondo del lavoro. Chi garantisce l’informazione deve essere regolarmente assunto, garantendo sempre il principio del pluralismo dell’informazione».

Criteri La legge regionale, secondo l’Asu, dovrà sviluppare l’idea di un’informazione di qualità, cercare di contrastare il precariato e attenersi al rispetto delle regole nell’applicazione dei contratti e delle spettanze. Criteri, questi, che troveranno di certo spazio nella nuova legge, come confermato dal vice presidente Paparelli, «che riconoscerà il valore di servizio pubblico del sistema dei media locali, promuovendo la qualità dell’informazione attraverso la tutela della professionalità e della qualità del lavoro giornalistico e sostenendo anche il processo di riorganizzazione del sistema delle imprese operanti nel settore locale». Previsti anche incentivi per l’occupazione, sostegno alla formazione e all’aggiornamento e avvio di progetti di sviluppo d’impresa di giovani giornalisti con un occhio attento all’innovazione tecnologica dei sistemi editoriali.

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