di Gabriele Ripandelli
Nel 2022 sono stati 10.265 i pazienti in carico nelle varie sedi del centro salute mentale del Dsm della Usl Umbria 1. Di questi circa 1.200, più di un decimo, hanno un’età compresa tra i 15 e i 25 anni. Gli stessi numeri si erano registrati nel 2021. Nel 2019 erano stati 900. Nei fatti c’è stato un vero e proprio boom di giovani durante e successivamente al periodo della pandemia da Covid-19. Il responsabile della struttura complessa del Perugino e del Dsm della Usl1, Marco Grignani, spiega: «La chiusura e l’allontanamento dagli altri hanno causato gravi problemi. I ragazzi che stavano sempre insieme, si sono trovati forzatamente separati per un lungo periodo e questo li ha portati a vivere situazioni complicate».
Figli che vivono nel virtuale: perché il dialogo è la carta vincente
Il lavoro al Csm
Per aiutare i giovani oggi serve creare spazi di aggregazione. Grignani ci informa relativamente al lavoro svolto: «Nelle nostre strutture lavoriamo in gruppi. È importante tenere insieme i giovani, magari con la mediazione di giovani adulti. Diverse attività le organizzano anche i vari Comuni». Il direttore ci illustra i sintomi principali: «Si va da un’alimentazione non regolata, all’uso di sostanze stupefacenti. Inoltre vengono registrati tentativi di suicidio, comportamenti autolesionisti quali tagli su varie parti del corpo e forme di depressione. Hanno molta difficoltà ad avere una relazione dal vivo con i propri pari, senza che essa sia mediata da dispositivi elettronici. Questo porta anche a un aumento dell’aggressività e della violenza».
Allarme società
Grignani ci chiede un favore: «Non parliamo per categorie di patologie, è limitante. Meglio ragionare sui singoli sintomi e capirli. Anche i giovani si abituano a trattarsi e riconoscersi nella diagnosi. Bloccano il problema al loro interno, passivizzano la loro reazione e sperano nell’intervento miracoloso dei farmaci. Subiscono in modo negativo il modo in cui questi argomenti vengono trattati nei mezzi di comunicazione e anche nelle serie tematiche che vengono sempre più prodotte». Fa capire che parlare di allarme non è sbagliato: «È relativo però alla società e non ai giovani. Cerchiamo di metterli dentro categorie ma c’è uno scarto generazionale aumentato da quello tecnologico che ci rende difficile capirli. Questo ci porta a sbagliare e danneggiare loro che dovrebbero essere il nostro futuro».
Risorse e dialogo
Grignani fa un appello alle istituzioni: «Servono risorse, qualificate e competenti. Medici, psicologi, assistenti sociali. Tutte le professioni sono importanti». Un consiglio ai colleghi: «Teniamo conto degli elementi della complessità di un individuo e lavoriamo di squadra. Non isoliamoci in lavori specifici». Infine una preghiera ai giovani: «Parlate ragazzi. Dalle vostre parole si percepisce la sofferenza, se la affrontiamo direttamente è un grande passo in avanti».