La nota sindacale non sarebbe nemmeno di quelle ‘dirompenti’, almeno nei contenuti: «8 Giugno 2016 – inizia – questa la data indicata da Elettrocarbonium come termine ultimo di riconsegna del sito ad Sgl e per l’ennesima volta un nulla di fatto. Dopo il mancato accordo relativo al licenziamento collettivo siglato il 31 maggio 2016 in Regione e la consegna delle tanto attese lettere alla maggioranza dei lavoratori, tranne 13 “fortunati” che continuano a prestare servizio, essendo a tutti gli effetti ostaggi dell’azienda, registriamo un’altra farsa, un’altra bugia che si aggiunge ormai alle infinite dette in tutti questi mesi».
Il liquidatore Poi c’è il consueto richiamo all’avvocato Marco Petrucci: «Il fatto che ci stupisce e ci indigna però, non è che Elettrocarbonium non rispetti gli impegni, ci siamo abituati, anzi ci saremmo sorpresi del contrario, ma che nessuno faccia e dica niente in merito. Proprio per questo abbiamo inviato al liquidatore di Sgl (che ad umbriaOn ha rivelato di aver avviato le procedura di sfratto nella giornata di mercoledì; ndr) una lettera nella quale chiediamo delucidazioni in merito ai percorsi che la proprietà intende intraprendere nei confronti di un’occupazione del sito, abusiva, che dura da mesi».
Gli ‘attori’ I sindacati, poi, chiariscono che «da tempo considerano definitivamente chiusa la parentesi di Elettrocarbonium; quando parliamo di Elettrocarbonium non ci riferiamo solamente a Monachino, ma a tutti gli attori che in questa vicenda hanno agevolato la ‘sua’ permanenza nel sito, a partire da quei dirigenti aziendali che, alla faccia dei colleghi in difficoltà, hanno continuato a salvaguardare solo ed esclusivamente i propri interessi, fino ad arrivare alle posizioni di amministratori locali che invece di salvaguardare gli interessi dei lavoratori, dei cittadini e della comunità narnese si arroccano ancora su posizioni inaccettabili e indifendibili». E qui la faccenda prende un verso.
La spaccatura Perché la nota, la prima da quando è iniziata la vertenza – da quando ancora l’azienda si chiamava Sgl Carbon e proseguita poi con Elettrocarbonium – non è unitaria e la cosa non è per niente trascurabile: perché a parlare sono i sindacati di categoria di Cgil e Uil, mentre la Cisl non compare: «Non abbiamo la stessa visione – è il laconico sms di risposta alla richiesta di chiarimenti inviata alla segretaria della Filctem Cgil, Marianna Formica – su alcuni soggetti attori della vicenda, tipo il direttore (Luigi Nigrelli; ndr) e l’assessore (Marco De Arcangelis; ndr)». Franco Di Lecce, il segretario della Uiltec, invece, risponde che è «in segreteria, a Perugia».
I danni L’esperienza di Elettrocarbonium, dicono poi Filctem e Uiltec, «oltre a lasciare tanto amaro in bocca, ha creato un danno incommensurabile, non solo ai lavoratori e alle loro famiglie, ma anche agli ex dipendenti Sgl rimasti fuori che hanno visto sfumare una nuova possibile occupazione e ci permettiamo anche di citare tutti i lavoratori dell’indotto che, in questi giorni, stanno subendo licenziamenti dalle ditte entrate in sofferenza a causa dei mancati pagamenti da parte di Elettrocarbonium».
L’accusa A questo punto, insistono, «chiediamo a gran voce una presa di posizione chiara e definitiva da parte del Comune di Narni sulla vicenda, sia per quanto riguarda Monachino & C., sia sul cambio di destinazione d’uso, minacciato dall’assessore allo sviluppo economico, dichiarazione gravissima in questo momento in cui tutti, in maniera congiunta, dovremmo lavorare per la re-industrializzazione del sito. Al contempo chiediamo che le istituzioni tutte, a partire dal Mise, ci coinvolgano, convocandoci insieme al liquidatore Sgl, per esporci i possibili scenari futuri. Il tempo di tergiversare è finito, la lente d’ingrandimento deve essere puntata sul sito di Narni, sulla massima rioccupazione dei lavoratori, su un territorio martoriato dalla crisi che necessita di un rilancio e di una conseguente stabilità ormai persa da tempo».
La politica Continuano, insomma, le bordate a palle incatenate indirizzate contro l’assessore Marco De Arcangelis da alcune componenti del consiglio comunale di Narni, intanto, c’è da prendere atto anche della posizione del segretario comunale del PD narnese, Claudio Proietti: «Bisogna mettere una pietra sopra al fallimento di questo progetto e lavorare cercando di costruire o ricostruire una concertazione e una collaborazione proficua tra i diversi livelli istituzionali e un dialogo fertile con i liquidatori di Ssl affinché si creino le condizioni per la presentazione al Mise di nuovi progetti industriali da parte di soggetti affidabili. Non siamo noi, non è la politica a dover o poter dire se lì si dovranno fare elettrodi o si dovrà fare altro, è l’interesse del mercato a determinare la bontà di una possibile attività produttiva: le istituzioni devono continuare a lavorare per creare le condizioni per l’arrivo di nuovi investitori e nuovi progetti industriali».
«No complotti» Il Comune di Narni, dice Proietti, «dovrà continuare a svolgere il suo compito che non è quello di fare l’imprenditore o sposare una o l’altra proposta ma è quello di adoperarsi assieme alla Regione Umbria e al Mise per facilitare la creazione delle condizioni per l’insediamento di una nuova attività produttiva in un sito a nostro avviso ancora appetibile. Non crediamo ai complotti e chiuderci non serve. È certo che il tema della sicurezza ambientale vada continuamente monitorata dagli organismi competenti, e su questo si deve vigilare, mentre sul tema della bonifica è evidente che nel caso non vi sia continuità produttiva, eventualità che noi pensiamo si debba scongiurare in ogni modo, la Sgl dovrebbe rispondere secondo norme di legge. Richiamiamo l’impegno di tutti su questi punti, dal consiglio comunale di Narni alla Regione, anche nell’ambito dell’istituzione dell’area di crisi di Terni e Narni che dovrebbe mettere a disposizione nuovi strumenti e finanziamenti».
Spaccatura pericolosa Quella che si sta consumando – sul fronte politico e su quello sindacale – è una spaccatura ormai conclamata, dopo i tanti mesi nel corso dei quali era apparsa sempre più evidente, nonostante sia sempre tentato di minimizzarla. Fabrizio Framarini, segretario regionale della Femca Cisl, per il momento non parla.