False liste per le comunali, Scheggino coinvolto in ‘candidopoli’

Nel mirino il movimento ‘L’Altra Italia’ che nel 2020 ha ottenuto un seggio in consiglio

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di F.L.

Liste ‘false’ alle elezioni comunali alle amministrative 2020: tocca anche il Comune di Scheggino l’operazione della guardia di finanza di Padova ribattezzata ‘candidopoli’, nella quale è finito nel mirino il movimento politico ‘L’Altra Italia’. Quindici le persone indagate in tutto tra le province di Foggia, Lecce e Rovigo, con sette misure cautelari personali emesse nei confronti dei vertici del movimento, emergente nel panorama nazionale. Tra questi 15 non risultano esserci umbri, ma le fiamme gialle hanno comunque scoperto che otto dei candidati dell’omonima lista che, nel piccolo borgo della Valnerina, ha sostenuto la candidatura a sindaco di Carlo Stefanelli nel settembre di un anno fa (23 voti e un seggio in consiglio ottenuto) erano in realtà residenti a Cerignola (Foggia) e all’oscuro della loro candidatura. Gli stessi otto non avrebbero quindi partecipato all’autenticazione delle relative firme, avvenuta a Rieti.

Da Striscia la notizia al tribunale

A dare il via alle indagini, sempre su scala nazionale, sono stati alcuni servizi di Striscia la notizia nei quali si faceva particolare riferimento alla presentazione di false liste elettorali per le elezioni comunali svolte in borghi di piccole dimensioni, in particolare sotto i mille abitanti, come appunto Scheggino, per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature. I primi accertamenti hanno permesso agli investigatori di riscontrare come – nel corso delle tornate elettorali per la nomina alla carica di sindaco e di consigliere comunale per i Comuni di Barbona e di Vighizzolo d’Este (Padova) di maggio 2019 e settembre 2020 – il movimento politico ‘L’altra Italia’ avesse presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa. Le indagini sono così state estese ad altri 21 Comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la tornata elettorale del settembre 2020, tra cui quello umbro, insieme ad altri nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza. Grazie ad attività tecniche e raccogliendo le testimonianze di 100 cento candidati, i militari hanno eseguito molteplici perquisizioni domiciliari tra Veneto e Puglia, e acquisizioni documentali presso le commissioni circondariali elettorali dei 23 Comuni interessati.

Coinvolti anche ultraottantenni e disabili

Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto – riferisce la guardia di finanza – sono risultate, all’atto della presentazione, artatamente falsificate, in quanto gran parte dei soggetti riportati era ignaro della propria iscrizione o disconosceva del tutto il movimento politico e le relative sottoscrizioni. I candidati – residenti principalmente nel foggiano e nel leccese – hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando, peraltro, di conoscere i relativi pubblici ufficiali autenticatori. È emerso come questi ultimi, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, fossero già stati eletti, come consiglieri comunali, in rappresentanza del movimento in questione e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica. Alcuni dei candidati inconsapevoli – oltre a non aver alcun radicamento territoriale con i luoghi dove le liste erano state presentate – hanno formalmente querelato i responsabili del movimento per tali fatti. Inoltre, è stato verificato che in lista sono stati iscritti anziani ultraottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza.

Ai domiciliari il segretario nazionale del movimento

Le indagini hanno permesso di appurare come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove – approfittando della specifica normativa settoriale – vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il consenso per le successive consultazioni elettorali. Al termine degli accertamenti il tribunale di Rovigo, competente territorialmente, ha emesso un’ordinanza applicativa di sette misure cautelari personali, disponendo gli arresti domiciliari nei confronti del segretario nazionale del movimento, nonché l’obbligo di firma per due pubblici ufficiali autenticatori (destinatari anche della misura interdittiva della sospensione temporanea dal pubblico ufficio di consigliere comunale per dodici mesi) e nei riguardi di due dirigenti dello stesso movimento.

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