Farmacie comunali: «Perché vendere?»

Sergio Cardinali, della Filctem Cgil: «Si vogliono privatizzare i guadagni»

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di Sergio Cardinali
del Dipartimento nazionale chimico farmaceutico della Filctem Cgil

Al ministero dello sviluppo economico, si è svolta ieri mattina la seconda riunione, del tavolo interministeriale (ministeri dello sviluppo economico, della sanità, dell’economia e delle finanze) a cui partecipano oltre ai ministeri, i rappresentanti della conferenza delle regioni, le rappresentanze sociali delle imprese del settore (tre cui Assofarm e Confservizi), il sindacato nazionale di categoria , l’Aifa, per discutere del tema ‘Farmaci innovativi e metodologie e strumenti di governo della spesa farmaceutica’.

Nel gruppo di lavoro (di cui faccio parte personalmente), che ha visto ieri la partecipazione del vice ministro Claudio De Vincenti e del direttore generale del Mise, Stefano Firpo, si sta discutendo, oltre a come salvaguardare il patrimonio della filiera del farmaco, tra i più importanti del settore industriale italiano, il tema della remunerazione del farmaco e delle farmacie e il loro ruolo nei servizi, con impegni di spesa promessi da parte del governo legati ad una normativa che sarà prodotta entro la fine dell’anno, alla fine dei lavori del tavolo nazionale.

Un settore quello del farmaceutico, presente in tutta la realtà nazionale, in tutti i suoi aspetti della filiera: dalla ricerca, alla produzione, alla distribuzione e al commercio. Una filiera che vede una occupazione di qualità contando circa 70.000 addetti nei primi tre segmenti della filiera, ai quali vanno aggiunti tutti gli addetti delle farmacie e dell’indotto della distribuzione.

Un settore che prima degli altri ha dato segnali di ripresa e di vitalità. Ed è proprio per questo motivo che il governo ha messo in campo tutte le sinergie del settore per valorizzarlo ulteriormente.

Sono state proprio Assofarm e la rappresentante della conferenza delle regioni, a dichiarare lo sforzo messo in campo dalle istituzioni locali, soprattutto sul fronte delle farmacie comunali, per metterle in sicurezza, visto il loro importantissimo contributo sociale ed economico, abbandonando i percorsi di societarizzazione del passato.

Una soluzione, a cui molte istituzioni locali sono ricorse è quello della regionalizzazione delle farmacie comunali per costruire una rete dei servizi, con evidenti vantaggi economici per le economie di scala che si possono raggiungere in termini di costi di gestione e del valore dei servizi offerti.

Questo progetto è in atto anche in Umbria, anche se partito in ritardo, ma che tassello dopo tassello sta realizzando la costituzione della rete regionale, e Terni ha già aderito alla rete delle farmacie sociali europee, che è una realtà europea consolidata.

Viene allora da chiedersi: perché Terni si assume la responsabilità di interrompere un simile percorso? Quali vantaggi trarrà da una simile situazione? Ciò non è stato fatto in passato quando i conti non tornavano, oggi si vogliono privatizzare i guadagni.

Stessa sorte per l’Asm, dove invece di salvaguardarle in ottica regionale dei servizi a rete a cui si dovrà tendere, la privatizziamo compromettendone le potenzialità.

Vorremo ricordare agli amministratori ternani disattenti che l’Asm è l’unica realtà multiservizi presente sul territorio regionale e la regione nei mesi scorsi ha varato una delibera per l’Autorità unica idrico e rifiuti (Auri), tesa a semplificare la gestione dei servizi a rete del territorio regionale.

E’ ingiusto e sbagliato vendere quote di aziende in salute, e che producono utili, servizi, e occupazione di qualità per i cittadini da più di 50 anni.

La criticità economica del Comune di Terni, non giustifica lo smantellamento di un patrimonio dei cittadini ternani, e il sindacato si batterà affinché ciò non accada.

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