di P.C.
La Cgil interviene sul caso – sollevato da Il Corriere dell’Umbria con un articolo a firma di Catia Turrioni – dei coniugi di origini calabresi e residenti in provincia di Perugia, costretti a stare casa e senza stipendio pur essendo negativi al Covid e per lo più vaccinati. La loro ‘colpa’? Avere due figli positivi al virus.
Cambiato l’orientamento dell’Inps
I piccoli – 6 e 11 anni – sono asintomatici, ma il tampone ha intercettato la positività al Covid e quindi, secondo prassi, tutti i contatti sono stati messi in isolamento, a cominciare ovviamente dai conviventi. Una situazione che fino a qualche tempo fa dava diritto alla ‘malattia’, ora invece non più. E quindi i due genitori perderanno anche lo stipendio.
«Penalizzati perché abbiamo fatto il nostro dovere»
«Il paradosso – spiegano al ‘Corriere‘ i coniugi Emanuele Brossi e Marica Rocca – è che abbiamo fatto il nostro dovere segnalando la positività dei bambini. Se le regole non cambieranno, con il rientro in classe dei bimbi, quale genitore si sognerà di denunciare a sua volta una positività se dovrà perderci soldi?».
L’appello dei sindacati: «Rifinanziare la misura»
Se lo chiede anche Michele Greco, segretario regionale della Flai Cgil Umbria: «Il caso dei nostri iscritti è emblematico della situazione, occorre assolutamente rifinanziare la copertura previdenziale della quarantena per non scaricare sulle spalle dei lavoratori l’onere economico della lotta al Covid».