Presunte violazioni ambientali, turbativa d’asta e truffa aggravata: nove indagati per il biodigestore di Casone, a Foligno, per cui la procura di Spoleto ha chiesto la proroga delle indagini.
Un impianto controverso
L’impianto – gestito dalla società Asja – è entrato in funzione nell’estate dello scorso anno, fra le polemiche degli ambientalisti. Un ricorso al Tar del Wwf fu la prima azione legale: un esposto in cui si parlava di procedure poco chiare e non aderenti alla legge e che ripercorreva la storia ambientale di quelle terre, in cui i territori a sud di Foligno sono diventati una sorta di ricettacolo delle acque.
Dall’esposto alle indagini
Secondo i ricorrenti, l’impianto è «non conforme al Prg del Comune di Foligno, vietato dalle norme del piano per l’assetto idrogeologico, oltre che dalle norme sugli impianti energetici e dalla norme sanitarie». Quindi non doveva essere autorizzato. Sotto accusa anche lo studio di prefattibilità ambientale. Il ricorso – ricorda Il Messaggero in una ricostruzione – è stato ritenuto inammissibile, ma intanto sono partite le indagini dei carabinieri del Noe, comandati dal maggiore Francesco Motta.