Fondazione Carit: «Nomine politiche»

della segreteria provinciale di Forza Italia Terni

Le nomine effettuate dal Sindaco Leopoldo Di Girolamo, forse anche con la pesante raccomandazione della Marini, nel comitato d’indirizzo della Fondazione Carit, sono l’ennesima riprova che il centrosinistra non è in grado di dare spazio ad una nuova classe dirigente, ma di perpetuare solo personaggi agganciati a doppio filo da decenni, e alcuni più recentemente, al Pd.

E’ un messaggio di chiusura in logiche correntizie di un partito ormai dilaniato da furibonde guerre interne, intento solo ad occupare tutti gli spazi, in perfetto stile renziano.

Tutto ciò in funzione di organizzare una fidata squadra che dovrà tentare la scalata di Antonio Alunni a Presidente della Fondazione.

E’ lo stesso Alunni che, nel mezzo dell’ultima campagna elettorale regionale, si è prestato addirittura per uno spot propagandistico a favore della Marini.

Nelle fondazioni non ci dovevano essere persone non organiche alla politica?

Noi per quanto ci riguarda speriamo vivamente che le fondazioni bancarie, quella di Terni in particolare, mantengano la loro doverosa autonomia della politica al fine di evitare quella concentrazione di potere nelle mani di pochi che sarebbe una ulteriore diminuzione della libertà già pesantemente limitata da chi gestisce, in modo spesso arrogante, la cosa pubblica sul nostro territorio.

di Stefano Fatale
Coordinaore comunale di Forza Italia

Saranno anche democratici e progressisti ma poi, quando si tratta di rendere fattuali questi nobili principi morali, ancor prima che politici, i “nostri” tendono, diciamo così, ad essere un po’ troppo approssimativi. Il riferimento è al sindaco di Terni, nonché presidente dell’omonima provincia, e alla sua giunta.

Dopo la vicenda Armillei, il quale non si è preoccupato di condividere, con le restanti forze politiche e sociali, le sue scelte relative al comitato organizzatore per “Terni capitale della cultura”, ora è la volta di Di Girolamo.

Infatti, in occasione del rinnovo del comitato d’indirizzo della Fondazione Carit, l’ex Senatore ha voluto vestire i panni dell’uomo solo al comando indicando in totale autonomia le nomine a lui spettanti.

Ebbene, in base alle scelte fatte ecco che si impongono tre semplici considerazioni.

Primo. Perché Di Girolamo non ha inteso minimamente consultare il consiglio comunale su tali nomine?

Secondo. D’accordo l’esperienza e la fedeltà alla causa, ma non si poteva premiare qualche giovane di buona volontà per dare un maggiore dinamismo e vitalità all’ente?

Terzo. Nell’andare a spulciare i nomi dei “fortunati” emerge la figura di Mariasole D’Annibale. Ora, qui la signora compare come “imprenditrice agricola” e, ciononostante, la suddetta, guarda caso, partecipò alle ultime elezioni comunali. In quale lista? In quella del Pd. Strano, vero?

Ergo, senza nulla togliere alle indubbie doti professionali della D’Annibale, il sospetto che la Fondazione Carit divenga una sorta di parcheggio per i “trombati” della politica nostrana assume tratti fortemente veritieri.

 

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