di P.C.
Mercoledì pomeriggio ci sarà un altro incontro tecnico, dopo quello interlocutorio di martedì; poi le spiegazioni pubbliche con una conferenza stampa che, promossa dall’assessore ai trasporti della Regione Umbria Giuseppe Chianella, si terrà alle 11.30 nella Sala Fiume di Palazzo Donini, a Perugia ed alla quale prenderanno parte anche il direttore regionale di Busitalia, Velio del Bolgia, e l’amministratore unico di Umbria Mobilità, Ferruccio Bufaloni. Infine, il vertice a Roma, al Ministero dei Trasporti, con ogni probabilità il 5 settembre (ma la data è da confermare).
TUTTO SULLA FCU: UN LENTO CALVARIO
Termine ultimo 10 settembre Meno di una settimana per provare a risolvere una situazione che sembra davvero intricata, per non arrivare alla chiusura totale del servizio ferroviario regionale dell’Umbria; chiusura che – se non dovessero esserci novità – dovrebbe arrivare il 10 settembre. Causa: la mancata manutenzione non consente più ai gestori di espletare il servizio in sicurezza per lavoratori e passeggeri. Una chiusura che, temono i pendolari, potrebbe addirittura essere definitiva.
Una corsa contro il tempo dopo mesi, anni, decenni di cattiva gestione. Tesi sottolineata anche dall’assessore regionale ai Trasporti Giuseppe Chianella che – uscendo dal vertice di martedì mattina – ha voluto rimarcare più volte il fatto che, proprio in questa fase, ci si sta impegnando più che in passato: «La Centrale Umbra – ha detto – ha una prospettiva che ieri non aveva e risorse che ieri non aveva e questo grazie alla giunta regionale».
Immagine simbolica Ma di tempo ne è stato perso tanto in passato. Troppo. Senza voler ripercorrere tutte le tappe del calvario Fcu, è arrivata in questi giorni un’immagine simbolica, a suo modo, che testimonia quanto tempo è passato. Sui binari della stazione Sant’Anna, il capolinea, è spuntata una piantina di pomodori. A prima vista, varietà ciliegina. Di quelli che si dividono a metà e si mettono sulle fette di pizza o nei panini ben farciti.
POMODORI FRA I BINARI – FOTOGALLERY
Come è nata Difficile risalire alla genesi. Di certo un mese fa i pomodori non c’erano (le foto della passeggiata sui binari). Un’immagine poetica suggerisce che proprio da un panino o da un pezzo di pizza possa essere cascato il seme di un pomodoro che, col tempo (e con l’assenza di manutenzione), avrà dato vita alla pianta, che a sua volta ha generato i frutti, peraltro in una delle estati più torride e secche che la storia recente ricordi. Quando si dice: la forza della natura. Difficile che il seme sia stato trasportato dal vento: non ci sono piantine di pomodori nelle vicinanze.
Una insalata nell’attesa La stazione Sant’Anna, a Perugia, è chiusa dalla fine di febbraio e i pochi passeggeri che transitano sulla banchina sono quelli in attesa del successivo bus sostitutivo su gomma (che da quel giorno collega il capolinea con la stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni), che si sgranchiscono le gambe o prendono un caffè al bar. Alcuni di loro hanno notato la piantina e hanno ironicamente proposto alla signora che gestisce il bar di ideare una pizza per l’occasione, condita con i frutti nati fra i binari. Altri proponevano invece di farci un’insalata di pomodori, da mangiare nell’attesa della riapertura della tratta; i cui lavori, peraltro, non sono ancora cominciati.
Riso amaro Non sono mancati commenti sul fantasioso utilizzo che si potrebbe fare di questo lembo di terreno su cui sono adagiati i binari Fcu, nel caso si materializzasse l’incubo dei pendolari, ovvero la definitiva chiusura del servizio ferroviario regionale: «Visto che crescono così bene i pomodori – propone uno – si potrebbe fare un lungo orto pubblico da qui a Terni». Un altro, invece, più sportivo: «Io preferirei una pista ciclabile, come hanno fatto con la Spoleto-Norcia». Ridevano. Ma i sorrisi erano amari.
Il riferimento cinematografico Nel 1991 il regista Jonathan Avnet realizzò un film ispirandosi al libro di Fannie Flag «Pomodori Verdi fritti al caffè di Whistle Stop» che, nella versione italiana, prese il nome di «Pomodori Verdi fritti alla fermata del treno». Il racconto prende le mosse dai ricordi di un’anziana signora che narra di un paesino sperduto, Whistle Stop appunto, in cui ormai nemmeno i treni arrivano più. Chissà se anche in quel caso c’erano corse sostitutive su gomma.