
La condanna – sei mesi di reclusione con pena sospesa – era stata emessa nel 2014 dal tribunale monocratico di Terni. Martedì la corte d’appello di Perugia l’ha confermata ma la questione giuridica è di quelle interessanti. E il legale dell’imputata, l’avvocato Massimo Proietti, è pronto a dare battaglia sia in Cassazione che di fronte alla Corte costituzionale, impugnando la normativa contestata.
L’esimente La donna era accusata di furto per essersi appropriata – i fatti risalgono al 2012 – di alcuni gioielli del convivente che l’aveva poi denunciata. Non essendo i due coniugati, il tribunale non aveva potuto applicare l’esimente di ‘non punibilità ’ prevista dall’articolo 649 del codice penale in casi del genere, giungendo quindi alla condanna dell’imputata.
La questione La ‘non punibilità ’, a seguito del decreto legge numero 6 del 19 gennaio del 2017, è stata estesa anche alle unioni civili, ma non ai rapporti di convivenza ‘more uxorio’. Un aspetto che l’avvocato Proietti intende impugnare: «Curioso che la legge comprenda una minoranza, ma escluda la stragrande maggioranza delle persone interessate da tale situazione. Per questo solleverò la questione di fronte alla Consulta ed alla stessa Suprema Corte».