Giornale dell’Umbria, arriva il liquidatore

Sciopero ad oltranza in attesa dell’incontro con il fiduciario della proprietà, tra i possibili scenari il fallimento o la bancarotta

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L.P.

E’ sempre un brutto segno quando è il giornalista a diventare notizia. E’ il caso della redazione de Il Giornale dell’Umbria, 28 professionisti, tra giornalisti e grafici, più 5 collaboratori, che hanno fatto la storia di un giornale autorevole e di qualità e che ora non sanno che cosa ne sarà di loro.

Morte annunciata Dopo la messa in liquidazione della testata, avvenuta nei giorni scorsi, venerdì mattina il comitato di redazione del Giornale ha voluto incontrare la stampa, assieme al presidente dell’ordine dei giornalisti dell’Umbria Roberto Conticelli e la presidente dell’Associazione stampa umbra Marta Cicci. «Questa è una vicenda bruttissima che fa male anche sul piano personale – ha detto Conticelli – l’Umbria è stata per lungo tempo un laboratorio di sperimentazione che, oggi, perde un pezzo importante senza il Giornale dell’Umbria». Tanti i colleghi che si sono presentati anche solo come gesto di solidarietà verso i redattori della testata, venduta o, meglio, svenduta per appena 50 mila euro a ‘degli imprenditori venuti da fuori che in soli 4 mesi hanno portato alla rovina un giornale che ha fatto la storia dell’informazione locale’. « Le responsabilità – ha detto Andrea Giuli – ricadono sull’attuale proprietà come su quella precedente, che fa riferimento a un noto imprenditore eugubino».

Luccioli, Cicci, Conticelli e Giuli

Tavolo in Regione «La solidarietà, quella a parole, è stata tanta – ha proseguito Conticelli – ma l’assordante silenzio delle istituzioni su una vicenda tanto grave è stato inaspettato. Ci renderemo conto del danno solo nelle prossime settimane, quando sentiremo la mancanza di una voce autorevole come quella del Giornale dell’Umbria». La rabbia è tanta ma è difficile trovare anche il nemico contro cui lottare «se agli editori non frega nulla delle regole», ha detto Marta Cicci. Bisogna alzare le barriere, contro quei pirati dell’editoria, sempre di più, che sfruttano il lavoro di tanti giornalisti pagandoli una miseria, quando li pagano. «E’ in programma un tavolo tecnico con la Regione – ha proseguito la Cicci – martedì prossimo si terrà un’audizione in prima commissione – e ci stiamo preparando agli stati generali dell’editoria. Continuare in questo modo è un miraggio – ha concluso – quello che si è perso non si recupera».

Il Cdr

Gli scenari E sui possibili scenari è intervenuto direttamente il Cdr che, per bocca di Umberto Maiorca, ha riepilogato brevemente la storia del Giornale, dai tempi d’oro, cioè quando i fondi per l’editoria pagavano gli stipendi, fino a quando, con il taglio previsto dal governo Monti, sono iniziati i problemi per concludere con gli ultimi quattro, tragici, mesi di via del giornale. «Ora liquidatore farà un’offerta ai creditori – ha spiegato Maiorca – se si accontentano dell’offerta, si parla di circa un 30%, si liquida il giornale e si chiude.  Se invece l’affare non va in porto il liquidatore deve presentarsi al tribunale fallimentare e si dichiara il fallimento. A quel punto si aprono scenari interessanti, perché rientra in gioco anche la vecchia proprietà dal momento che non sonotrascorsi 2 anni dalla vendita e ci sono i debiti. Per esperienza, dopo 20 anni di giudiziaria, posso dire che solitamente la questione si chiude con bancarotta semplice o fraudolenta, ma questo sarà la magistratura a stabilirlo. Noi non ci accontenteremo del 30%, andremo avanti fino in fondo per accertare tutte le responsabilità, anche se dovessimo arrivare con la dichiarazione di fallimento ad ottenere il Tfr, tra 3 o 4 anni, con il fondo di garanzia dell’Inpgi».

Fondi pubblici Una vicenda, questa, che riguarda tutti. «Una vicenda pubblica – come ha ricordato lo stesso Fabrizio Marcucci, caposervizio al Giornale – dal momento che nel Cda sedeva, fino a quattro mesi fa, l’attuale presidente di Confindustria Umbria e il proprietario della Colacem, uno dei più grandi gruppi industriali della regione, Colaiacovo. Gente che, durante riunioni pubbliche, parla di innovazione e investimenti ma che si è tirata indietro nel momento in cui sono stati tagliati i fondi all’editoria». Una posizione dura, quella di Marcucci, ma condivisa da gran parte della redazione. Circa 20 milioni di euro sono arrivati alla testata nel corso dei 13 anni di vita del giornale: in media 2 milioni l’anno, poi sono stati tagliati. «Principalmente ci pagavano gli stipendi, la carta, lo stampatore e la diffusione, i costi di un giornale insomma – prosegue Maiorca – Per anni il giornale si è retto su questi, senza che il privato mettesse quasi niente. Ma quando i fondi sono venuti a mancare, piano piano è crollato tutto. Un anno, ad esempio, la Colacem ha fatto un prestito alla Geu di 700 mila euro, prestito che non è mai stato restituito e che rientra nei debiti del giornale».

Sciopero ad oltranza In attesa dell’incontro con i liquidatori, dunque, i giornalisti, che devono ancora prendere lo stipendio di dicembre, continueranno lo sciopero ad oltranza. «Vogliamo che i riflettori non si spengano su questa vicenda – ha concluso Andrea Luccioli, del cdr – non permetteremo che tanto la vecchia, quanto la nuova proprietà si contenderanno diritti che sono nostri».

 

 

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