Giornalismo in Umbria, se il nemico è in casa

Editori sparagnini o sprovveduti; politici e centri di potere che tentano ingerenze; occupazione o meglio sottoccupazione – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

A Perugia, la scorsa settimana, tra le tante iniziative del Festival del giornalismo ce n’è stata una da sottolineare. È servita a spiegare come utilizzare app, utilities e via cantando per verificare luoghi, individuare gli esperti adatti da intervistare, esplorare notizie e immagini in rete per analizzare i risvolti di un fatto.

Il tutto col “telefonino”. Senza staccarsi dalla sedia. Senza andarci fisicamente sul luogo, annusare l’aria, notare particolari, guardare in faccia la gente che c’è.

È comunque una risposta alle esigenze di quei giornalisti costretti a far si che editori sempre più parsimoniosi siano soddisfatti. Si tratta, alla fin fine, di difendere il posto di lavoro. Ma spesso non basta.

Il Festival del giornalismo è una grande occasione di crescita per tutta una categoria: lo scambio di esperienze e informazioni, la testimonianza di grandi giornalisti dipingono un mondo che, pur tra tanti problemi, mantiene intatto il suo fascino.

Ma quanto può riconoscere di quel mondo un operatore umbro dell’informazione? Perché in Umbria un “problema dell’informazione” c’è. I nemici dei giornalisti umbri? Editori sparagnini e in certi casi sprovveduti; politici e centri di potere che tentano ingerenze; e – nemico principale – l’occupazione o meglio la sottoccupazione.

A farne le spese sono i cittadini, fruitori di un servizio per forza di cose insufficiente, a volte qualunquisticamente penalizzato. I giornalisti, come si dice, “non godono di buona stampa”, in utti i sensi.

Nel giro di pochi anni si è assistito ad un depauperamento degli organi d’informazione. Prendiamo il caso di Terni: una sola tv locale, che opera tra difficoltà economiche, con mezzi limitati e di ”antiquariato”. Radio? Poca roba. Le redazioni dei quotidiani “dimagrite”. Nemmeno la Rai – il servizio pubblico – ha un corrispondente.

Per fortuna ci sono alcuni siti internet. Che proliferano per l’economicità (se ci si contenta di poco) e per la facilità con la quale si avviano esperienze che in qualche caso nascondono il nemico più pericoloso: chi fa informazione senza rispettare regole, chi esaspera i toni, chi cerca solo il clamore per scandalizzare più che per informare.

Chi assorbe e risputa come una spugna le baggianate di qualche politico d’accatto, mandando in soffitta lo spirito critico, la verifica certosina di una notizia.

Ma non è così, né con lo “scoopismo” esasperato, che si risolvono i problemi. L’effetto diventa invece quello di alimentare discredito e mancanza di fiducia.

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