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Home » Gualdo Tadino, l’acqua deve aspettare il Tar

Gualdo Tadino, l’acqua deve aspettare il Tar

di Elisa Marioni
30 Marzo 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Gualdo Tadino

Gualdo Tadino

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Massimiliano Presciutti

di E.M.

«Questo ampliamento non s’ha da fare». È la solita ‘lotta per l’acqua’ a Gualdo Tadino: quella che vede contrapporsi da un lato il Comune e l’azienda Rocchetta e dall’altro la Comunanza agraria (ente di origine medievale) e il Movimento 5 stelle. Il motivo del contendere, noto da tempo, è l’ampliamento della fabbrica di acqua minerale sul territorio gualdese, osteggiato fortemente dall’associazione che un anno fa – dopo aver ottenuto dal tribunale per le acque pubbliche il «diritto al dominio collettivo» del territorio – ha fatto ricorso al Tar e ha di fatto bloccato il progetto. A riportare all’attualità la questione è un articolo uscito sul Corriere della Sera di mercoledì, in cui Sergio Rizzo ripercorre la vicenda evidenziando quanto sia bizzarro che un ente ‘medievale’ possa ‘paralizzare’ per quasi due anni un progetto da 30 milioni di euro.

Il sindaco Massimiliano Presciutti, sindaco della cittadina umbra, si è sfogato con umbriaOn, manifestando ancora una volta la sua indignazione per il blocco del progetto che sta sottraendo, almeno secondo lui, importanti opportunità di crescita economica a Gualdo. «Rispetto chi non la pensa come me – dice – ma ricorrere al Tar, con le sue lungaggini, è spesso soltanto uno strumento per fermare tutto e prendere tempo. Quando si esprimerà, infatti, saranno passati due anni. Trovo tutto ciò insopportabile». Secondo il primo cittadino, poi, ha davvero poco senso rifiutare un investimento economico di un’azienda grande come Rocchetta «A Gualdo non investe più nessuno, ci sono tanti padri di famiglia che vengono a chiedere opportunità di lavoro, i lavoratori della Merloni sono da dieci anni in ansia per la loro sorte e non accettiamo un progetto che Rocchetta farebbe a spese proprie, non chiedendo nemmeno un centesimo di soldi pubblici».

La storia Ma andiamo con ordine. La Rocchetta spa è titolare di una concessione che scadrebbe nel 2022. Nel 2015, però, la Regione Umbria l’aveva prorogata fino al 2040, accogliendo un piano di investimenti industriali per 30 milioni e mezzo di euro. Questo avrebbe comportato la creazione di 30 posti di lavoro e in più la società si sarebbe fatta carico della sistemazione di un’area di Gualdo che era stata danneggiata dall’alluvione del 2013. Il progetto, dunque, era pronto a partire, ma poi a ostacolarlo è intervenuta la Comunanza agraria, attualmente guidata dalla biologa Nadia Monacelli. Un’ente, come spiega Sergio Rizzo sul Corriere, «che affonda le sue radici nel Medioevo», quando era l’associazione per il pascolo libero delle terre della montagna di Gualdo Tadino. Il ‘diritto al dominio collettivo’ su quelle terre -2800 ettari – fu riconosciuto proprio alla Comunanza durante il Regno d’Italia fino a quando, nel 1976, il Comune se ne intestò la proprietà, proprio su richiesta della Comunanza. L’ente, però, non si è mai sciolto e proprio in occasione della decisione di Rocchetta di ampliare il prelievo di acqua in quelle terre, è tornato attivo.

Il ricorso al tar Il 7 marzo 2016, dunque, il Commissariato per gli usi civici (un tribunale speciale) ha riconosciuto nuovamente alla Comunanza il ‘diritto al dominio collettivo’. In forza di questo, l’ente, ha presentato ricorso al Tar contro la proroga della concessione a Rocchetta. Tra i motivi, «l’incostituzionalità e l’impoverimento della comunità locale». Nella battaglia, a fianco dell’associazione, si è schiarato anche il Movimento 5 stelle che parla di danno ambientale e definisce «inquietante» l’intera operazione, che non sarebbe supportata da uno studio idrogeologico. Molto diversa, anche su questo punto, è la posizione del sindaco Presciutti, secondo il quale tutti i pareri tecnici sono stati dati a suo tempo e sono stati positivi. «Nel nostro territorio c’è una grande concentrazione di aziende che imbottigliano – fa notare il primo cittadino – per non parlare del ternano, ma da nessuna parte sono stati tirati in ballo problemi analoghi (quando si è trattato di aumentare i prelievi di acqua, ndr). Rocchetta è sul nostro territorio da 20 anni e solo una volta c’è stata carenza idrica, semplicemente perché era stato un periodo di siccità anomala, che aveva creato danni in tutta Italia».

«Tante opportunità sprecate» Secondo Presciutti, in questi due anni, gli interventi di natura ambientale previsti dal progetto di Rocchetta (tra i 3 e i 4 milioni di euro) sarebbero già stati ultimati. Il rischio, secondo lui, è quindi quello di aver perso molto tempo. «Gli aspetti positivi del progetto sarebbero molteplici – spiega – innanzitutto l’azienda si legherebbe al territorio per altri 25 anni, durante i quali ci assicureremmo investimenti da parte di un’azienda che non può delocalizzare». Non trascurabile, è anche la «valorizzazione dell’area devastata dall’alluvione e la creazione di un nuovo stabilimento, che oltre a nuovi posti di lavoro creerebbe un indotto maggiore per tutte le attività collegate all’imbottigliamento».

La sentenza A chi darà ragione il Tar si saprà soltanto a novembre 2017, dopo 20 mesi dalla presentazione del ricorso. Un periodo durante il quale, però, i lavori sono rimasti fermi e i 30 nuovi posti di lavoro previsti dal progetto sono rimasti solo sulla carta. «Siamo fiduciosi – conclude il sindaco – sia noi come amministrazione comunale che Rocchetta, siamo disposti a fare ciò che serve per trovare una soluzione. Basterebbe un po’ di buonsenso da entrambe le parti».

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