«Il Mise convochi subito il tavolo su Ast»

Fiom, Fim e Uilm chiedono un’accelerazione del percorso sull’accordo di programma annunciato

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di F.L.

Le linee guida del piano industriale di Ast illustrate venerdì dal gruppo Arvedi non bastano ai sindacati di categoria, soprattutto le rassicurazioni arrivate dalle istituzioni sul da farsi. Se c’è bisogno di un accordo di programma per dare seguito ai progetti annunciati dal cavalier Arvedi, bisogna darsi una mossa. Per questo Fiom, Fim e Uilm, in maniera autonoma (tra poco più di un mese ci sono anche le elezioni delle rsu, ndR), giovedì sono intervenuti per chiedere al Governo di convocare un tavolo nazionale sull’acciaieria di Terni.

TUTTO SU AST – UMBRIAON

La posizione della Fim

«ll piano industriale presentato una settimana fa dal gruppo Arvedi per le acciaierie di Terni, recentemente acquisite – commenta in una nota il segretario della Fim Cisl, Roberto Benaglia -, costituisce uno dei principali elementi di rilancio della siderurgia italiana che ha bisogno di essere accompagnato da un accordo di programma importante ed efficace che sostenga lo sviluppo del polo siderurgico ternano. È rilevante non solo lo sforzo finanziario di un miliardo di investimenti che Arvedi metterà in campo nel sito, ma soprattutto la scelta, apprezzata dal sindacato, di potenziare le capacità produttive e di innovare con le migliori tecnologie la produzione, con effetti positivi sull’occupazione». Per il segretario Fim «ora serve accelerare il percorso per definire al Mise, l’accordo di programma da tempo ipotizzato attorno a questa importante industria: l’adozione di sistemi di energie rinnovabili e dell’idrogeno, la sostenibilità ambientale delle produzioni e la modernizzazione delle infrastrutture, sono tutti elementi indispensabili per la competitività dellľ’Ast di Terni. Aspetti che devono essere messi al centro delle scelte di politica industriale del governo e degli enti locali. Per questo sollecitiamo un rapido avvio dell’iter dell’accordo di programma in questione, decisivo per realizzare il salto di qualità che il sindacato ha da tempo chiesto sull’acciaieria e che ora è alla portata. La vicenda di Terni ci fa toccare con mano come si può creare sviluppo industriale su un settore strategico come la siderurgia in Italia. Ora tocca al Mise e alle istituzioni dimostrare insieme alle parti sociali che si può fare bene e presto buoni progetti di politica industriale a sostegno. È una occasione – conclude Benaglia – da non sprecare».

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La posizione della Fiom

A mettere in allarme Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni, e Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom di Terni, sono invece le parole, riportate mercoledì da Il Corriere dell’Umbria, del viceministro allo sviluppo economico Alessandra Todde, con cui il Mise darebbe via libera al piano. «Una modalità che, se venisse confermata, sarebbe inedita e solleverebbe non poche perplessità. In questo modo – spiegano i due sindacalisti nella loro nota – il ministero sembrerebbe fare propri quei facili e prematuri trionfalismi che avevano preceduto la presentazione delle linee guida al piano industriale, linee guida che come Fiom e Cgil abbiamo definito credibili, perché riteniamo fattibile l’incremento produttivo della parte a freddo, ma che non vanno confuse con il cuore del piano industriale, che deve ancora essere discusso, per capire eventuali ricadute sull’occupazione». Per Fiom e Cgil di Terni, l’importante accordo sottoscritto come premessa al piano industriale (aumento dei turni dell’area a caldo e contestuale stabilizzazione di tutti gli interinali, che di fatto chiude la stagione del lavoro somministrato), porterà Acciai Speciali Terni ad attestarsi intorno alle 2.450 unità di personale, con un indotto che va oltre le 1000. «Come e perché si possa parlare oggi di 2.700 dipendenti, a cui sommare i 130 stabilizzati non lo sappiamo – sottolineano Cipolla e Rampiconi – dato che la presentazione non è arrivata a queste specificità. Chiaramente auspichiamo la difesa e l’incremento dell’occupazione sia dei lavoratori diretti che di quelli dell’indotto (ben più di 2700 dunque)». Al di là degli annunci e del confronto tra istituzioni e azienda, Fiom e Cgil di Terni si aspettano dal Mise una convocazione del tavolo con tutti gli attori per definire gli impegni di ciascuno. «Il miliardo di euro di investimenti è vincolato ad alcuni fattori – rimarcano Cipolla e Rampiconi – come il costo e la produzione di energia verde per supportare la totale decarbonizzazione degli impianti e su questo il ruolo del Governo è decisivo. Dalle istituzioni locali, invece, ci aspettiamo soluzioni su altri fattori localizzativi a partire dalla congestione del trasporto di merci in entrata e in uscita dalla conca ternana, che aumenterà proporzionalmente all’aumento della produzione». Se si vuole arrivare ad un patto di territorio per la Cgil è necessario passare immediatamente dai proclami ai fatti. «Abbiamo di fronte importanti sfide che ridisegnano il profilo industriale di una comunità. Ognuno faccia la propria parte e si assuma le proprie responsabilità» concludono Cipolla e Rampiconi.

La Uilm: «Subito il tavolo per l’accordo di programma»

Anche la Uilm, attraverso il segretario locale Simone Lucchetti, chiede al Governo di «convocare subito il tavolo per la predisposizione dell’accordo di programma per la pianificazione e la realizzazione degli interventi a sostegno del complesso piano di rilancio di Acciai Speciali Terni. Non possiamo perdere tempo per l’avvio degli investimenti – afferma Lucchetti – che consentiranno al sito ternano di poter competere in Europa con gli altri produttori di acciaio inox e creare centinaia di posti di lavoro per tanti giovani del territorio. Dopo anni di incertezza sul destino di Ast, oggi abbiamo una proprietà che ha dichiarato di voler investire un miliardo di euro e che si creino le condizioni per realizzare e rendere esigibile il piano industriale con impegni precisi e vincolanti da parte delle amministrazioni interessate attraverso un accordo di programma con tempi certi. È una grande occasione – prosegue il segretario della Uilm di Terni – che non possiamo farci sfuggire a fronte del rischio di eventuali lungaggini burocratiche richieste per la realizzazione degli ampi interventi infrastrutturali, ambientali ed energetici. Riteniamo che anche il sindacato debba essere parte attiva in questo progetto di rilancio, come ha auspicato lo stesso Giovanni Arvedi in occasione della presentazione del piano industriale lo scorso 1° aprile. Prima si realizza l’accordo di programma e prima si apre la discussione di dettaglio per avere certezze su investimenti, assetti impiantistici, livelli occupazionali, tutela dell’ambiente e aspetti contrattuali da rinnovare, questioni che rappresentano le priorità per la Uilm di Temi. Ci attendiamo, nel più breve tempo possibile, la convocazione della conferenza dei servizi presso il ministero dello sviluppo economico».

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