Ast, orizzonte 2026: un miliardo per nuovi impianti e ambiente

Produzione a 1,5 milioni di tonnellate, 400 mila di magnetico: sarà prodotto in un complesso di 50 mila metri quadri

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di F.L.

Un piano suddiviso in due tempi, con un orizzonte di «quattro, cinque anni» che, attraverso nuovi impianti, punta a rilanciare l’azienda e a renderla competitiva, anche riacquistando la «terza gamba» persa a suo tempo, quella del magnetico. Un piano da un miliardo di euro che, una volta definito, sarà parte integrante di un più vasto accordo di programma incentrato, in particolare, sui temi dell’energia e della decarbonizzazione, con l’apporto fondamentale delle istituzioni, locali e nazionali. Sono queste le linee guida dei progetti del gruppo Arvedi per l’Ast di Terni, svelate venerdì pomeriggio alla stampa – dopo Regione, Comune e sindacati – dal cavalier Giovanni Arvedi.

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Le stilettate ai tedeschi

«Ast ha avuto 10 anni di intorpidimento, non dovuto a responsabilità di dirigenti e operai, ma alle circostanze della proprietà. Dobbiamo recuperare cultura vincente e competitività» ha esordito il presidente della holding Finarvedi, facendo una critica neanche troppo velata a ThyssenKrupp, che «gestiva le cose a migliaia di chilometri di distanza». Non la sola. «L’azienda è stata mutilata – ha continuato -, perché aveva un tavolino a tre gambe: le fucine, l’acciaio magnetico e quello inossidabile. Oggi ci siamo ritrovati senza magnetico, con l’acciaio inossidabile a metà e le fucine traballanti. L’azienda va rilanciata per diventare competitiva rispetto agli altri produttori europei». E così se fino ad oggi ci si è concentrati sulle vendite, anche di prodotti «non redditizi», ora deve essere la produzione a tornare centrale.

Tutti i numeri e i progetti

Per questo ci sarà una prima fase di «recupero», compresa tra il 2022-2023, nella quale ci si riorganizzerà e si renderanno più efficienti gli impianti, avviando contemporaneamente gli investimenti necessari a realizzare, entro il 2026-2027, il nuovo assetto impiantistico. Questo prevede la realizzazione di un nuovo laminatoio, di una nuova linea di decapaggio laminazione e ricottura, di un nuovo forno di riscaldo bramme e di due nuove linee a freddo di magnetico (in un complesso al coperto di 50 mila metri quadri, alimentate dallo stabilimento di Cremona), per investimenti che complessivamente si aggireranno intorno al miliardo di euro. La previsione per quanto riguarda i volumi produttivi è di un milione e 500 mila tonnellate di prodotti finiti – il 40% in più degli attuali -, di cui 400 mila di acciaio magnetico. Ulteriore novità, emersa durante l’incontro, è il probabile scorporo del Tubificio, della Società delle Fucine e dei Centri di servizio, che rimarranno comunque al 100% Ast. «L’azienda per essere competitiva ha bisogno delle strutture, quindi degli impianti. È quindi il momento di riaggiornare e ottimizzare i processi produttivi» ha spiegato Arvedi.

L’ambiente

C’è poi l’altrettanto fondamentale, e ormai noto, capitolo energia, che dovrà però vedere l’intervento di altri attori. I progetti di Arvedi su questo fronte si basano su un più vasto accordo di programma con Governo, Regione e Comune sul tema della decarbonizzazione del processo produttivo attraverso il ricorso all’utilizzodell’idrogeno verde, quello cioè prodotto da fonti rinnovabili. «Tutti i forni di riscaldo degli impianti – ha annunciato il cavalere – funzioneranno ad idrogeno e un po’ a gas. Ma questa azienda, visto dove è stata collocata – il riferimento è alla vicina centrale idroelettrica, ndr – sa cosa sia l’energia verde». «Salute, sicurezza e ambiente – ha detto ancora Arvedi – sono le parole chiave del nostro pensiero, legate sia all’aspetto professionale, sociale e umano che strutturale». E a proposito di ambiente, un cenno è andato anche alla questione del progetto di recupero scorie dei finlandesi di Tapojärvi, il cui destino sembrava incerto nelle ultime settimane. «Il faro rimane acceso, le analisi ci dicono che il prodotto è compatibile sia con il cemento che con il bitume. Proveremo con la Regione un test di dimostrazione» ha spiegato il presidente di Finarvedi.


Fiom Cgil: «Credibile prospettiva di sviluppo e sostenibilità ambientale»

Così la Fiom Cgil attraverso i segretari – nazionale e locale – Gianni Venturi e Alessandro Rampiconi: «Le prime linee guida del piano industriale indicano una credibile prospettiva di sviluppo e sostenibilità ambientale per Ast e l’intero territorio ternano. Le ipotesi presentate prevedono una prima fase (2022-2023) nella quale si riorganizza e si efficientano gli impianti e contemporaneamente si avviano gli investimenti necessari a realizzare a regime (2025-2026) un assetto impiantistico che prevede la realizzazione di un nuovo laminatoio, di una nuova linea di decapaggio laminazione e ricottura, di un nuovo forno di riscaldo bramme e di due nuove linee a freddo di magnetico, alimentate dallo stabilmento di Cremona, per investimenti che complessivamente dovrebbero aggirarsi attorno al miliardo di euro. Con tale assetto impiantistico – osserva la Fiom Cgil – la previsione per quanto riguarda i volumi produttivi è di un milione e 500 mila tonellate di prodotti finiti, di cui 400 mila di acciaio magnetico. Il piano industriale, una volta definito, sarà parte integrante di un più vasto accordo di programma che dovrà incentrarsi, in particolare, sui temi dell’energia e della decarbonizzazione del processo produttivo attraverso il crescente ricorso all’utilizzo dell’idrogeno, in una logica più generale sostenibiità territoriale e ambientale. In questo senso è indispensabile che il Governo e le istituzioni locali svolgano una funzione non solo di cordinamento, ma anche di messa a disposizione di reali portunità e risorse coerenti con gli obiettivi che si definirano nell’accordo. Per quanto ci riguarda, questi obiettivi non possono prescindere anche da un vincolo di crescita e di qualità dell’occupazione, delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori diretti e indiretti. Un primo passo è stato sancito con l’accordo propedeutico al piano industriale, con il superamento del lavoro somministrato e la relativa stabilizzazone dei 130 interinali. Ora va definita, con le rsu e le organizzazioni sindacali, un’agenda serrata di confronto per arrivare alla versione definitiva del piano industriale e all’avvio del percorso sull’accordo di programma».

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Fim Cisl: «Piano che guarda al futuro»

La Fim Cisl, attraverso il suo segretario nazionale Valerio D’Alò, «valuta positivamente il piano, non solo per gli intenti di rilancio anche di quei pezzi di produzione che col tempo erano andati persi o erano diminuiti, ma anche e soprattutto perché è un piano che guarda al futuro parlando già di idrogeno e acciaio ‘verde’. Arvedi – afferma D’Alò – ha parlato anche di sostenibilità energetica facendo riferimento alla necessità di ricorrere ad approvvigionamenti da energie rinnovabili. Ora è importante, in questo percorso di rilancio e investimenti, che ognuno faccia la sua parte e soprattutto che le istituzioni e gli enti, sia locali che nazionali, rendano agevoli tutti quei percorsi normativi ed autorizzativi che devono accompagnare un piano di questa portata. Faremo la nostra parte e saremo attenti agli investimenti, ma anche alle esigenze e alle necessità di un’azienda, come Ast, strategica per l’intero Paese, come tutto il settore siderurgico».

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Uilm: «Ora le istituzioni facciano la propria parte»

Per la Uilm, che parla attraverso Guglielmo Gambardella (coordinatore nazionale per la siderurgia) e Simone Lucchetti (segretario provinciale di Terni), «dopo anni di incertezza e di insoddisfacente gestione di ThyssenKrupp, il piano industriale presentato da Arvedi, con 1 miliardo di euro di investimenti, ha tutte le caratteristiche per avere successo. Vogliamo raccogliere la sfida del gruppo di Cremona per lo sviluppo industriale ed occupazionale di Ast, a cui deve però seguire la crescita del benessere complessivo dei lavoratori. L’accordo raggiunto in settimana su reperibilità e stabilizzazioni – affermano Gambardella e Lucchetti – è un primo importante passo. Nei prossimi giorni analizzeremo con maggiore attenzione tutti gli aspetti di questo progetto di rilancio. Data la complessità degli investimenti e la realizzazione di determinate condizioni, riteniamo che sia imprescindibile un fattivo e concreto impegno delle istituzioni locali e nazionali nella riduzione dei tempi degli iter amministrativi legati ad autorizzazioni delle opere necessarie, a partire dall’accordo di programma. Purtroppo – concludono i rappresentanti della Uilm – già in passato abbiamo constatato il freno della burocrazia allo sviluppo del Paese».

Fismic: «Finalmente investimenti dopo anni di attendismo»

«L’azienda – è il commento della Fismic Confsal – ha posto in essere tutte le prospettive per il prossimo quadriennio, specificando che verrà prodotto anche il magnetico, per un volume tale di circa 400 mila tonnellate. È previsto un aumento importante della produzione, in particolare per quanto riguarda l’inossidabile, per il quale è prevista una produzione di 1,5 milione di tonnellate, il 40% in più rispetto alla situazione attuale. Un’ulteriore novità emersa durante l’incontro è il probabile scorporo del tubificio, della società delle fucine e dei centri di servizio, che rimarranno comunque al 100% Acciai Speciali Terni. Come sindacato – osserva la Fismic Confsal attraverso il segretario locale Giovacchino Olimpieti – abbiamo dato un giudizio positivo su questo piano che sicuramente dovrà essere sviluppato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, approfondendone maggiormente i dettagli. Arvedi, dopo anni di attendismo, finalmente ha presentato un piano di sviluppo che prevede un investimento ingente di circa 1 miliardo di euro. Ha voluto precisare quanto sia importante la realizzazione di un accordo di programma per veder concretizzare il piano industriale e lo sviluppo dello stabilimento, opinione che trova la nostra organizzazione concorde. Abbiamo richiesto fin da subito – prosegue Olimpieri – che le istituzioni locali, in primis la Regione Umbria, mettano in campo tutta una serie di iniziative per convocare il tavolo nazionale, senza ingessare, ancora una volta, il processo di sviluppo a causa di ostacoli burocratici e di ritardi. Daremo supporto e disponibilità a questo processo di evoluzione, vigilando che l’ambizioso piano presentato oggi si tramuti in realtà, senza intaccare i diritti occupazionali e salariali dei lavoratori».

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