«Mia suocera, 80 anni, si è rotta quattro costole dopo una caduta. È stata portata al pronto soccorso di Terni e lì, insieme ad almeno altre venti persone, è rimasta ‘parcheggiata’ dalla mattina alla serata di giovedì negli spazi dello stesso pronto soccorso, in attesa di un posto letto. Spazi che accoglievano, ma mi risulta sia la normalità , tanti altri anziani spesso in condizioni complesse e in cerca di un aiuto, un sostegno, cure. Credo che questa situazione vada affrontata e risolta, per il bene della sanità , della città ed anche del personale». La segnalazione di un cittadino ternano dipinge una realtà che è chiara e nota da tempo, quella del sovraffollamento del pronto soccorso del ‘Santa Maria’ – spesso ‘parcheggio’ per chi deve essere ricoverato – e, più in generale, il fatto che un DEA di II livello qual è l’ospedale di Terni, sia ‘preso d’assalto’ da tanti anziani che, affetti da cronicità e patologie legate all’età , non hanno altre opportunità di assistenza se non quelle offerte dal ‘Santa Maria’. Un ospedale in cui gli accessi sono per la maggior parte di persone anziane e che, in questo contesto, porta avanti anche le specialità che lo rendono attrattivo e qualificato. Una riflessione che parte dal caso pratico e che arriva alla stessa organizzazione della sanità territoriale, dove un ospedale non può essere lasciato da solo o quasi.