Il virus in Umbria: «Luci e qualche ombra. Terni simile al Lazio»

Covid – Il professore Luca Gammaitoni analizza la situazione dell’epidemia: «Il calo continua ma ha un po’ rallentato. Saremo i primi ad uscire dalla terza ondata»

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di F.T.

«Confermo quello che ho detto nei giorni scorsi, ovvero che l’Umbria, con questo trend, sarà la prima regione italiana ad uscire dalla terza ondata del Covid-19. Certo, ci sono alcune situazioni che continuano a preoccupare. Ed alcune azioni che dovrebbero essere attuate. Ma possiamo essere, e molto probabilmente saremo, i primi a ripartire. Con tutti i benefici che ne conseguiranno».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Il punto

Luca Gammaitoni, fisico e professore dell’università degli Studi di Perugia, è noto al pubblico anche per le sue ‘pillole’ settimanali via social, in cui fa il punto sull’emergenza pandemica nella nostra regione. Spunti di riflessione che abbiamo voluto approfondire con lui, analizzando la situazione attuale dei territori – e l’Umbria continua a marciare a due velocità – e le possibili contromisure ad un virus che sta mettendo a dura prova la resistenza di tutti.

«L’Umbria cala, l’Italia ancora no»

«Ora la buona notizia è che l’epidemia continua a calare – osserva il professor Gammaitoni – e raggiungeremo un livello di contagi più basso degli altri, prima degli altri. In Italia, di contro, i numeri sono in crescita anche se forse si iniziano a intravedere alcuni segni di rallenatamento. Elementi, questi, che solitamente anticipano il raggiungimento del ‘picco’ massimo e quindi la successiva discesa. Rispetto al quadro nazionale – prosegue lo scienziato perugino – l’Umbria è avanti di circa un mese. Se riuscissimo a mantenere questo trend, che come ogni cosa non è scontato, potremmo riaprire prima. Il che vuol dire economia, socialità, servizi turistici, in una parola la tanto auspicata ripartenza».

«I comportamenti pesano sempre»

Insomma, le fasi più buie – quelle di una terza ondata decollata fra la fine di dicembre e il mese di gennaio – sembrano davvero alle spalle per più di due terzi della regione. Ma perché l’Umbria ha avuto questo ‘primato’? «Le varianti hanno certamente influito perché sono, in base ai dati ma anche per definizione, più contagiose. Credo però che un peso significativo lo abbiano avuto i comportamenti, le condotte spesso poco prudenti. Nel periodo natalizio non sono certamente mancate cene, ritrovi familiari, concessioni azzardate. In una regione piccola come la nostra, bastano pochi focolai per invertire il trend. I cluster sono spesso stati legati a queste situazioni e ci hanno portati dentro ad una terza fase molto violenta, da cui stiamo uscendo».

Le due velocità

Regione piccola ma – evidentemente – non abbastanza da avere un trend omogeneo al proprio interno. Ad inizio 2021 a Perugia – la prima misura drastica imposta dalla Regione risale allo scorso 8 febbraio – i contagi crescevano a ritmi imponenti, mentre Terni tirava un sospiro di sollievo con numeri da ‘zona bianca’. Ora la situazione è invertita e Perugia è in picchiata. «La mia preoccupazione per Terni ed il Ternano non è nuova – osserva Gammaitoni – avendola sollevata alcune settimane fa. Terni sembra muoversi in sintonia con il quadro nazionale e presenta molte analogie, in questo senso, con l’andamento del Lazio, forse per prossimità territoriale, scambi, flussi di persone. Ora in Umbria la decrescita dei contagi è guidata da Perugia e Foligno, mentre Terni rappresenta un freno. Un’altra preoccupazione riguarda Città di Castello, l’Alto Tevere, che ha un numero ancora troppo alto di nuovi casi. La speranza è che la settimana appena iniziata, possa mandare qualche segnale confortante anche per questi territori».

Tracciare, isolare, vaccinare

L’Umbria, come detto, è in discesa sul piano dei casi attuali ed anche quelli nuovi. «Si tratta comunque di un calo che negli ultimi giorni ha subito un rallentamento. Anche in una realtà come quella di Perugia, bisogna continuare a vigilare con attenzione. Per Terni sinceramente ancora non intravedo gli effetti delle misure, che solitamente iniziano ad essere visibili 10/15 giorni dopo la loro attuazione». Sul piano delle azioni, Luca Gammaitoni ha le idee chiare: «In passato ho criticato i lockdown generalizzati perché trattare tutti allo stesso modo ha poco senso. Ciò valeva anche quando la provincia di Perugia era tutta in ‘zona rossa’ e c’erano, invece, dei territori con numeri che non destavano particolari preoccupazioni. Il discorso vale ancora oggi e il mio esempio è quello dei piccoli comuni, dove individuare eventuali nuovi cluster e tracciare è relativamente semplice. Se affidassimo il monitoraggio agli stessi comuni, distribuissimo tale controllo su tutto il territorio, anziché centralizzarlo rigidamente, forse avremmo misure più eque e soprattutto una capacità di tracciamento e quindi isolamento maggiore». Tracciamenti, screening a tappeto: per il fisico di UniPg, siamo sempre in tempo. «Gli screening massivi andavano fatti ad inizio emergenza e vanno fatti anche ora, a maggior ragione con la riapertura delle scuole e l’aumentata circolazione delle persone. Tamponi periodici, ad esempio ogni settimana, sono possibili: adesso i costi e gli strumenti consentono azioni che inizialmente erano più difficoltose. Tutto ciò rappresenta la base per consentire ai vaccini, e speriamo in un cambio di passo importante, di sconfiggere finalmente il virus».

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