Nei primi 11 mesi del 2016, secondo Unioncamere, i fallimenti delle aziende italiane sono calati del 7% passando dai 12.583 dei mesi gennaio-novembre 2015 agli 11.655 dei primi undici mesi del 2016, neanche mille al mese. La flessione accomuna tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna (+19,3%), Basilicata (+14,3%) e Sicilia (+8,8%) che registrano variazioni positive. In Umbria il calo dei fallimenti segna un -8,5%, indice di una probabile migliore condizione economica delle imprese e di un progressivo riposizionamento del sistema imprenditoriale, registrando una performance superiore rispetto al dato nazionale che si ferma al -7,4% e di quello delle regioni centrali che è di -6,3%.
L’Umbria A novembre 2016, in Umbria, i fallimenti passano da 224 a 205 che, considerando le 95.745 imprese registrate al 30 novembre 2016, incidono sul tessuto imprenditoriale con un 2,1% di fallimenti ogni mille imprese, un valore che si frappone tra l’1,9% del dato nazionale e il 2,2% di quello delle regioni centrali. Il dato dell’Umbria rappresenta un segnale particolarmente positivo per il futuro, invertendo il trend degli ultimi anni. La crisi nel 2014 si era concretizzata con un incremento significativo dei fallimenti che avevano toccato una punta del +22,1%, dato inferiore a quello registrato nelle regioni centrali, ma comunque superiore di ben 6 punti rispetto al dato nazionale. Nel 2015, il dato regionale, anche se più contenuto (+6,7%), evidenziava le difficoltà dell’Umbria ad uscire dalla crisi economica rispetto al dato nazionale (-6,6%) e a quello dell’Italia centrale (-5,7%). Il calo del tasso di fallimento negli ultimi anni indica un recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali generalizzato a livello nazionale, un processo che per l’Umbria si concretizza solo grazie ai migliori dati del 2016 (-8,5% fallimenti registrati).
I settori La contrazione del flusso di nuovi fallimenti si registra in tutte le principali forme giuridiche con valori dal -25% nelle ‘altre forme’, al -18,2% delle ‘imprese individuali’, fino al -6,3% delle ‘società di capitali’. A livello settoriale il calo si registra in quasi tutti i principali comparti: -50% nel trasporto e magazzinaggio; -48,3 nell’alloggio e ristorazione;-37,5% nel noleggio; -12% nelle costruzioni. A differenza però di quello che accade a livello nazionale, si incrementano i fallimenti nel commercio passando dai 48 del 2015 ai 53 fallimenti aperti nel 2016 (con un +10,4%) e nelle attività manifatturiere da 38 (2015) a 42 (2016) segnando un incremento analogo del +10,4%. Percentualmente, è sempre il commercio a registrare il maggior numero di fallimenti sul totale (53 su 205) con un +25,9%, seguono le costruzioni (+21,5%) e le attività manifatturiere (+20,5%). Per quanto riguarda invece l’incidenza dei fallimenti sul numero delle imprese (registrate) primo su tutti si assesta il settore delle costruzioni con +3,4% seguito dal trasporto e magazzinaggio (+3%), laddove la media regionale è del 2,1% .