Internet veloce in Umbria: «Provider penalizzati dalla nuova legge regionale»

Assoprovider sul piede di guerra: «Non si capisce come la Regione possa affittare la rete ai gestori, che così vengono schiacciati dai colossi del settore; non siamo stati ascoltati»

Condividi questo articolo su

«La Legge Regionale 31 del 2013 con le sue modifiche adottate nel 2021 penalizza gli operatori provider nazionali e di territorio, le piccole amministrazioni e gli utenti, costretti ad un servizio non capillare e votato solo per i grandi centri urbani»: lo afferma Dino Bortolotto, presidente della Assoprovider che a Perugia ha convocato una conferenza stampa per parlare dei disagi e delle difficoltà, non solo dei propri associati ma di tutto il settore.

Contro i giganti del settore

AssoProvider conta oggi quasi 250 aziende che svolgono l’attività di Internet Service Provider (ISP), o comunque una attività inerente lo sviluppo di progetti di business attraverso l’utilizzo organico della rete Internet. Nata nel Luglio 1999, Assoprovider si prefigge di combattere le logiche di potere e di spartizione dei grandi carriers e delle compagnie di telefonia fino a diventare l’Associazione più rappresentativa in termini numerici dei Service Provider italiani.

La legge di regolamentazione stravolta dalla Tesei

L’Umbria è stata una delle prime regioni a dotarsi di una legge di regolamentazione, una legge che ha stentato a mettersi in moto durante la Giunta Marini e che – denuncia l’associazione – è stata stravolta dall’attuale governo regionale. «Di fatto – ha dichiarato Gianbattista Frontera, vicepresidente nazionale Assoprovider –  la legge consentiva un rapporto di collaborazione effettiva tra pubblico e privato e aboliva la tassa per l’occupazione di suolo di demanio e consentiva, attraverso la possibilità di affitto, di utilizzare gli oltre 600 kilometri di fibra di proprietà pubblica. La Giunta Tesei e l’assessore Fioroni sono intervenuti proprio su questo punto, trasformando l’articolo da “la Regione affitta la rete in fibra” a “la Regione può affittare”, senza dare specifiche del come può affittare, come affittare e a chi affittare. Un cambio repentino che non ha tenuto conto della nostra associazione che pure aveva contribuito e collaborato alla stesura della legge. Quindici giorni prima della Consulta delle Telecomunicazioni ci viene mandata la variazione della legge effettuata, con una delibera, senza un preavviso, escludendo di fatto la nostra associazione dalla possibilità di offrire servizi a privati, aziende, pubbliche amministrazioni. Un fatto che mette fuori dalla porta tutti gli stakeholder».

«Noi ignorati»

«In Parlamento è in discussione – prosegue Bortolotto- il recepimento del testo del Codice Europeo sulle Telecomunicazioni e chiedono pareri, giudizi, partecipazione. In Umbria, gli stessi soggetti che sono ascoltati dal Governo centrale, vengono informati a cose fatte. Per onestà intellettuale occorre dire che quella legge del 2013 non è che sia stata utilizzata nel pieno delle sue potenzialità durante la passata giunta regionale – aggiunge Frontera- ma usata più per la gestione degli impianti di trasmissione di telefonia, tralicci e radiofrequenza. La parte dove la regione poteva intervenire per armonizzare gli interventi con i vari comuni per la regolamentazione della posa della fibra non è mai stata utilizzata. Una parte fondamentale per gli operatori che nella posa e nella gestione della fibra potevano trovare situazioni abbastanza simili tra comune e comune e soprattutto poteva essere occasione di un piano di intervento per servire al meglio i vari territori che fossero stati a vocazione turistica o industriale».

«Non ci fermiamo»

Difficile un ripensamento della Regione, difficile che si potrà tornare indietro, ma per Assoprovider la guerra è appena iniziata e sono queste le iniziative, volute a due passi dalla Regione, che portano luce su un fatto che sembra non interessare nessuno, ma che è fondamentale per la comunicazione, cellulari, computer, aziende, digitalizzazione, con un mercato che faciliterà sempre di più i territori che possono spendere e marginalizzando i centri minori che rischiano di fare dell’Umbria una regione con due marce di diversa velocità.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli