Inverno ‘tropicale’: «La continuità del caldo ci preoccupa ma freddo e neve ‘tardivi’ sono possibili»

Parla l’esperto Michele Cavallucci

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di Gabriele Ripandelli

Se il 1° gennaio vi siete svegliati e, guardando fuori dalla finestra, avete pensato di essere stati in un lungo letargo e che fosse arrivata la primavera, non siete gli unici. Effettivamente le temperature di questi giorni non sono affatto invernali, ne contesto di una situazione anomala che viviamo da 25 anni. Michele Cavallucci, previsore di Perugia Meteo, ricorda che «siamo molto vicini al deserto più grande del mondo e siamo influenzati da anticloni subtropicali».

Michele Cavallucci

Un mondo ‘alla rovescia’

Le nostre montagne senza neve sono una cartolina in alta definizione degli effetti del cambiamento climatico. Così a Bari, in Puglia, anche il sindaco fa il bagno a capodanno, a Roccaraso in Abruzzo vengono riproposte attività primaverili come il mountain kart e sul Vettore, a Castelluccio di Norcia, la neve scarseggia. Il problema però non risiede in un singolo giorno bensì nella persistenza di queste temperature: «Più che i record – spiega Cavallucci – a preoccupare dovrebbe essere la ripetitività. Quest’anno non ha mai brinato e la presenza continua di nuvole non dà mai possibilità al terreno di perdere calore. Abbiamo giorni con temperature minime di 6-7 gradi, ovvero 8 o 10 sopra la norma. Sugli appennini manca la neve ed è drammatica anche la situazione delle falde acquifere più profonde, dalle quali abbiamo attinto per 3-4 anni. Il lago Trasimeno piano piano sta recuperando il suo livello ma è ancora notevolmente sotto».

Possibile freddo tardivo

Non è però detto che questo caldo continui a durare nei prossimi giorni: «L’inverno non è questo, non siamo nemmeno a metà. Non pensiamo di tirare fuori presto infradito e ombrelloni. È difficile oggi prevedere che temperature avremo ma ricordiamoci che le nevicate più grosse a Perugia, quelle del ’29 e del ’56, sono accadute a febbraio». C’è anche la possibilità che poi slitti il ritorno del caldo: «Il rischio è concreto. C’è un’estremizzazione del clima che porta anche a freddo tardivo con tutte le conseguenze sull’agricoltura».

Castelluccio di Norcia, gennaio 2023 (Scenari Digitali)

Occhio a dire riscaldamento globale

Da una parte abbiamo Buffalo, città americana nello stato di New York. Le incredibili nevicate che l’hanno colpita hanno inondato i nostri telegiornali e i social network negli ultimi giorni. Dall’altra parte Bilbao in Spagna, Korbielow in Polonia e Javornik in Repubblica Ceca dove il 1° gennaio il record è stato per il caldo toccando rispettivamente 25.1, 19 e 19.6 gradi. E ancora Abed in Danimarca, Eindhoven in Olanda, Altdorf in Svizzera e tanti altri posti ai quali mediaticamente si è data troppa poca importanza. «Parlare di riscaldamento globale può sembrare un’imprecisione ascientifica se si guarda a quanto avvenuto negli Usa – spiega Cavallucci – perché porta alla concezione errata che si assiste semplicemente e soltanto ad un innalzamento della temperatura a livello globale. Così non è in tutte le parti del pianeta perché ci sono alcuni equilibri delicati. Per esempio la Norvegia sarebbe ancora più fredda se cessasse di arrivare o modificasse il proprio impatto la corrente calda del golfo. Si dovrebbe usare il termine cambiamento climatico». Questa conseguenza la si ha anche per quanto riguarda le nevicate: «Sono più copiose se le temperature sono tra 0 e -5 gradi che valori negativi a doppia cifra. Sono condizioni più favorevoli alla formazione del fiocco».

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