InViaggi, nuovo stallo: «E i nostri soldi?»

Terni, dopo le dimissioni in blocco 28 lavoratori del tour operator attendono da mesi stipendi e Tfr. L’azienda: «Pagheremo»

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di Federica Liberotti

La grave crisi del 2016, con tanto di minaccia di licenziamenti e l’apertura in Regione di una complessa vertenza per evitarli, era stata superata l’anno successivo – almeno apparentemente – con il mantenimento dell’occupazione, nuovi manager e la promessa di un rilancio. Una promessa che si è ben presto trasformata in un’illusione per 28 ormai ex dipendenti della InViaggi, storico tour operator di Terni, visto l’epilogo che ha avuto per loro la vicenda: senza stipendio per mesi, agli inizi del 2019 sono stati ‘costretti’ a licenziarsi in massa e ad oggi ancora attendono il pagamento delle spettanze residue, comprese quelle del Tfr.

LA VERTENZA DEL 2016

Dalla speranza di un nuovo inizio all’ennesima crisi

Cifre che vanno da poche migliaia fino a 40 mila euro, maturate in questo ultimo caso da chi ha prestato un lungo servizio presso l’azienda, nata agli inizi degli anni ’80 come agenzia viaggi e poi cresciuta fino a diventare tour operator ‘villagista’, tra i più conosciuti nel panorama nazionale. All’uscita del fondatore Renato Martellotti a dicembre 2016 e al cambio della compagine societaria con l’arrivo della holding Lot – che aveva annunciato nuova programmazione e investimenti -, nel 2018 aveva fatto seguito un nuovo passaggio di quote, questa volta alla Logica solution, una società di consulenza IT che realizza piattaforme web e mobile. Le sorti della InViaggi – nel frattempo trasformata da srl a spa e trasferita legalmente dalla storica sede di via Bartocci a Rieti – però, non si sono affatto risollevate, tanto che alla fine dello scorso anno gli stipendi (che già in precedenza erano arrivati a singhiozzo) hanno iniziato a non arrivare più definitivamente. Fino a quando il ritardo maturato (fino ad un semestre), in un quadro di evidente crisi, ha spinto i lavoratori – già passati da 44 a 28 – a prendere la drastica decisione di dimettersi per giusta causa.

Partiti i decreti ingiuntivi

È a questo punto che gli stessi lavoratori hanno coinvolto non solo le organizzazioni sindacali (che rispetto al clamore del 2016 hanno tenuto stavolta un basso profilo mediatico, ndr), ma anche gli avvocati, i quali hanno dato il via ai ricorsi per decreto ingiuntivo nei confronti della società. Questa, a marzo 2019, da spa è tornata ad essere una srl, sempre con sede legale a Rieti. «Ma la società si è rivelata irreperibile, visto che tutte le notifiche presso quella sede sono tornate al mittente – spiega l’avvocato Emidio Gubbiotti che, come legale fiduciario della Cgil, assiste una quindicina di lavoratori -. Diverse fortune hanno avuto le notifiche successive presso l’abitazione del legale rappresentante della società (Mariano Savoia, ndr), dato che in alcuni casi sono state ritirate. Finora però non abbiamo visto nulla di quanto dovuto, dunque non appena i termini ce lo permetteranno, entro la fine dell’anno, siamo pronti a procedere con un pignoramento ed eventualmente, all’esito di questo, con un’istanza di fallimento». Solo al termine dell’iter, qualora la società dovesse essere dichiarata insolvibile, i lavoratori potranno avere accesso al Fondo di garanzia del Tfr e dei crediti di lavoro dell’Inps.

L’amministratore: «Al lavoro per le conciliazioni, intanto guardiamo al futuro»

Rassicura sul fatto che non si arriverà a questo epilogo Savoia, amministratore unico della InViaggi. «La nostra intenzione – spiega, contattato da UmbriaOn – è quella di sistemare la situazione, che è complessa ma sanabile, nel breve-medio termine. Stiamo lavorando da tempo per gestire gli insoluti, intanto l’attività operativa prosegue: attualmente non abbiamo più dipendenti, ma abbiamo lavorato fino a metà ottobre per la stagione 2019 e siamo pronti a concentrarci sulla programmazione per l’estate 2020, anche grazie ad altri attori, necessari per una ricollocazione e un cambiamento nella logica del nostro core business. Il fallimento della Thomas Cook è il caso più eclatante, è evidente che le basi su cui si reggeva il settore sono venute meno. D’altronde la crisi di InViaggi viene da lontano e si è trascinata negli anni, la situazione era già compromessa dal 2012, noi abbiamo tentato di tamponarla per tenere l’azienda in vita. Ma il brand – assicura ancora Savoia – ha una reputazione consolidata e continuerà dunque ad esistere, dispiace che in questa fase siano stati i dipendenti a farne le spese». Loro, intanto, continuano ad attendere quanto gli spetta.

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