Ristorante aperto a cena per protesta: scatta la sanzione

Perugia – ‘Dal Gale’ di Ferro di Cavallo ha scelto di aderire alla manifestazione di protesta e disobbedienza civile. Ma alle 20 sono arrivati polizia, carabinieri, finanza e municipale (FOTO E VIDEO)

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di P.C.

Sono intervenuti polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale – arrivati quasi all’unisono – per fermare ‘Dal Gale’, il locale che a Perugia aveva scelto – e annunciato pubblicamente – di aprire al pubblico anche di sera, contravvenendo alle norme anti Covid. Una scelta di adesione a #IOAPRO1501 l’iniziativa nata sui social e diffusasi a macchia d’olio soprattutto nel Nord Italia.

I motivi della protesta

La volontà del titolare Daniele Bartolini – spiegata in questo video – era quella di restare aperti a cena nonostante le norme del periodo, per lanciare un segnale pur senza negare il rischio contagio: «Il nostro intento è seguire i dettami del Dpcm, nel massimo rispetto dei protocolli, ma l’assurdo è che a pranzo possiamo accogliere 26 persone e non si capisce perché non possiamo farlo a cena. Sappiamo che prenderemo sanzioni – spiegava già prima dell’apertura il titolare Daniele Bartolini – ma siamo decisi ad andare avanti». 

I titolari aderivano così alla protesta denominata #ioApro1501 che però, almeno in Umbria, non ha avuto un forte seguito, eccezion fatta per alcuni locali del tifernate. In ogni caso il ristorante ‘Dal Gale’ di Ferro di Cavallo (Perugia) ha ‘tirato dritto’ e, consapevole di ciò che avrebbe rischiato, venerdì sera ha accolto una ventina di persone, servendo i pasti normalmente al tavolo, oltre a continuare con l’asporto. Non certo per il misero incasso. Era più che altro una protesta simbolica, un estremo grido di dolore. 

LE RAGIONI DELLA PROTESTA – VIDEO

L’intervento

Intorno alle ore 20, però, sono arrivate le forze dell’ordine (qui il video): polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia Locale. Il titolare ha chiesto ai clienti se volevano restare – avvertendoli però della salata multa che avrebbero preso – o preferivano uscire. E la scelta di quasi tutti è stata quella di rimanere. In particolare, un gruppo di 19 persone, attivisti del movimento ‘Riapriamo l’Italia in salute’, che avevano prenotato gran parte dei posti disponibili ed erano stati fatti accomodare pur nel rispetto del distanziamento.

Multa e chiusura

Gli agenti, pur comprendendo i motivi della protesta, hanno così svolto il loro compito, identificando i presenti, non senza qualche battibecco con i più convinti dell’azione di protesta, ed è facile immaginare ora una pioggia di verbali, che il titolare si è impegnato a raccogliere e a sottoporre ad un legale di fiducia per l’annullamento. E mentre veniva compilato il verbale e continuava il via vai di avventori per l’asporto, all’interno i ‘duri e puri’ della protesta cantavano e brindavano alla libertà e alla difesa della costituzione. Non sembrava preoccuparli la multa che sono destinati a ricevere: la sanzione va dai 400 ai mille euro. Dopodiché, gli agenti della questura si sono trattenuti fino a che tutti non fossero andati via, intorno alle 22 (quando scattava il coprifuoco), per procedere alla chiusura del locale.

Gli strascichi

Episodio che è destinato a fare scalpore, come dimostra subito la massiccia attenzione attirata. Intanto gli attivisti annunciano che agiranno con una azione congiunta. E il titolare, seppur dispiaciuto, non cambia idea: restare aperti è stato giusto, per non mollare e – soprattutto – per dare un segnale. Anche al di là delle indicazioni degli organismi di categoria, che invece hanno convinto la stragrande maggioranza dei ristoratori umbri a non aderire alla protesta.

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