Ires-Cgil: «Umbria, economia fragile»

Pubblicato il primo rapporto del 2015: una situazione ancora in via di definizione

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Il 2014 è stato per l’economia umbra un anno di «fragile assestamento». È questa la definizione scelta dall’Ires Cgil Toscana che, in collaborazione con la Cgil Umbria, ha pubblicato il suo nuovo Focus economico riferito all’ultimo trimestre 2014.

IL RAPPORTO

La situazione «L’economia umbra – scrivono nel rapporto i ricercatori Franco Bortolotti e Marco Batazzi – si è instradata lungo una fase che possiamo considerare di ‘assestamento’ nell’ambito di un contesto ciclico ancora non esente da criticità che possono rallentare il cammino verso la normalizzazione del ciclo». Come di consueto, il rapporto dell’Ires analizza tutti gli aspetti dell’andamento economico della regione: Pil, reddito, produzione industriale, occupazione, consumi, demografia d’impresa, export, credito e altro ancora. Il quadro che ne emerge «è assolutamente interlocutorio. Se la ripresa si affaccerà occorrerà attendere almeno la metà del 2015 per capirne l’intensità», scrive l’Ires, ma ancora caratterizzato da alcuni elementi di criticità preoccupanti.

Il lavoro In primo luogo l’occupazione, seppure in leggera ripresa rispetto all’andamento estremamente negativo del 2013, resta su livelli lontanissimi da quelli raggiunti prima della crisi, con una perdita di circa 20 mila occupati rispetto al 2008. Continua a crescere la disoccupazione, che nell’ultimo trimestre del 2014 si colloca al 12,2%, 1,5 punti in più rispetto al dato dello stesso periodo dell’anno precedente. Ma a preoccupare di più, secondo i ricercatori dell’Ires Toscana, sono i dati sulla disoccupazione giovanile (che nel 2014 è salita al 42,5% dal 37,2% del 2013) e sulla disoccupazione di lunga durata (coloro che sono alla ricerca attiva di un lavoro da 12 mesi o più), con un indicatore che si porta dal 4,9% al 5,7%, evidenziando «la presenza di una quota di disoccupati di difficile assorbimento da parte della domanda di lavoro». Continua inoltre ad aumentare la quota di popolazione tra i 15 e i 29 anni che non studia, non lavora e che non sta neanche facendo uno stage (i cosiddetti Neet), che sale dal 18,9% al 23% raggiungendo un livello pari a circa 29mila unità in termini assoluti (+20,7% sull’anno precedente).

La produzione Per la produzione industriale «il miraggio è ancora la crescita zero», sottolineano i ricercatori dell’Ires, osservando che «il dato medio annuo vede una diminuzione dell’1,8% che costituisce comunque una dinamica migliore del – 2,6% medio registrato nel 2013». Un altro campanello d’allarme, messo in evidenza dall’Ires, è quello relativo all’andamento delle esportazioni: «Alla chiusura del 2014 – si legge nel Focus – il valore esportato non va oltre i 3,4 miliardi di euro, 206 milioni in meno rispetto al 2013 (-5,7%)».

I consumi Altro dato allarmante è quello relativo ai consumi, che restano fortemente negativi. Nel 2014 il calo è stato del 4,1%: «Ciò riflette – spiega l’Ires – una domanda interna ancora in condizioni difficili, in quanto il livello ancora elevato della disoccupazione, che richiederà del tempo per essere riassorbita, imprime un condizionamento non indifferente sulle reali intenzioni di spesa delle famiglie, il cui margine di incertezza rimane elevato, con comportamenti di acquisto caratterizzati da una forte cautela».

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