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Home » Italia, 8 aprile: «Non c’è ancora un calo netto»

Italia, 8 aprile: «Non c’è ancora un calo netto»

di Fabio Toni
8 Aprile 2020
in Ambiente e salute, Apertura 5, Coronavirus, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Guerra e Borrelli

Guerra e Borrelli

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Consueta conferenza stampa – quella di mercoledì 8 aprile – per analizzare i dati quotidiani dell’emergenza coronavirus in Italia. Insieme al capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, il professor Ranieri Guerra (rappresentante Oms e componente comitato tecnico scientifico). «Il totale dei positivi è di 95.262 con un incremento di 1.195 pazienti rispetto a ieri. 3.693 sono in intensiva (-99 unità rispetto a martedì) ed i ricoverati negli ospedali con sintomi sono 28.485 (-233). Registriamo purtroppo 552 deceduti. Salgono i guariti a 26.491, oggi nuovo record: 2.099 in più in un giorno. Il numero dei guariti negli ultimi dieci giorni è pari al 50% del totale. Il numero dei nuovi contagi rispetto al giorno precedente è pari a 3.836 che porta il totale delle persone contagiate in Italia a 139.422 (numero che comprende positivi attuali, deceduti, guariti, ndR)».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Riaprire in queste condizioni è rischioso»

Il professor Guerra, rispetto all’avvio della ‘fase due’ e la realizzazione di screening di massa, ha spiegato che «non parliamo di screening di massa ma di test a campione per capire distribuzione del contagio, comprendendo asintomatici e chi non ha avuto una diagnosi precisa. Questo ci permette di capire variabili della costruzione epidemica che non conosciamo e che sono molto importanti. Per la riapertura credo che i passi preliminari da compiere siano parecchi. Visto l’andamento della curva epidemica anche oggi, non siamo in diminuzione netta. Siamo in rallentamento di velocità di trasmissione e siamo di fronte ad un plateau che si abbassa progressivamente, ma lentamente. Segno che gli asintomatici sono molti e aprire in tali condizioni, senza una conoscenza precisa, è abbastanza rischioso. Si può valutare così una riapertura per classe di lavoro, tipologia geografica, classe di età e così via, ma sempre con un occhio alla curva – e una diminuzione marcata non c’è – e sempre tenendo presente che abbiamo delle persone che per età e condizioni di salute, sono più a rischio delle altre. Non credo che il governo voglia valutare un’apertura persistendo un rischio così alto».

«Aprire senza sapere qual è la diffusione del virus, rischia di vanificare tutto»

«Non credo che il governo italiano – ha detto Ranieri Guerra – intenda proporre azioni che non siano dettate da prudenza e dati oggettivi. Qui si comincia a intravedere la luce. In altre zone del pianeta quella luce ancora non si vede. Il livello di allarme è massimo. Ciò che vediamo oggi è il risultato di ciò che è accaduto due/tre settimane fa e l’efficacia mi pare chiara. Proseguire così, può portare all’abbattimento della curva. La circolazione del virus è stata rallentata ed è evidente. Si diminuisce ma ancora questo trend è vulnerabile e può risalire ogni qual volta dovessero accendersi focolai epidemici anche di modesta entità. Rilasciare provvedimenti di riapertura senza la cognizione di quale sia la circolazione del virus, nel centro sud, potrebbe vanificare tutto. Siamo ad un passo dal vedere una prospettiva di vittoria. Non significa che abbiamo vinto ed, anzi, serve serrare le file perché ogni azione avrà una efficacia sempre maggiore. Le persone hanno anche una responsabilità individuale che è profondamente etica e non può essere sempre delegata all’autorità, a chi decide. Questo si deve capire fino in fondo per superare questa situazione. Come strutturare le riaperture? le indicazioni sono di aprire qualcosa e poi, gradualmente, ogni due settimane diciamo, procedere ad aperture successive per valutare e controllare eventuali ulteriori diffusioni del Covid-19».

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