Il patron Giovanni Arvedi lo aveva annunciato: il caro energia avrà conseguenze anche per Ast con il probabile – certo – stop ad una parte della produzione. E così è stato: mercoledì mattina l’azienda ha comunicato alle Rsu che dal 15 settembre – ma le avvisaglie c’erano già con una ripartenza ‘lenta’ dopo il 1° settembre – ci sarà un significativo rallentamento dell’area a caldo ed uno più lieve per quella a freddo. Conseguenza sul lavoro: circa 400 persone in cassa integrazione – ordinaria – da venerdì e per almeno 15 giorni (anche se l’azienda stima che la misura occorrerà per almeno tre settimane). La firma della misura è prevista nel primo pomeriggio di mercoledì. A mancare non sono gli ordini e il mercato continua a ‘tirare’. Ma il boom della spesa energetica impone scelte dolorose che devono, però, anche fare i conti con le produzioni estere – Cina e Corea su tutte – pronte ad approfittare della situazione e a conquistare quote di mercato. Una situazione affatto semplice, in generale per l’industria e la siderurgia e in particolare per Ast, che a Terni vedrà una piccola parte della forza lavoro di viale Brin, ‘prestata’ al Tubificio dove invece si continua a lavorare a pieno regime. Il tutto – ovvero convocazione dei rappresentanti dei lavoratori e comunicazione della cassa integrazione – all’indomani della visita del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che aveva rimarcato i passi avanti nel progetto di approvvigionamento energetico legato all’idrogeno e, soprattutto, sull’accordo di programma definito «all’ultimo miglio» in fatto di passi avanti.
La comunicazione di Ast
Così l’azienda nella lettera inviata ad Rsu, sindacati territoriali e Confindustria: «La scrivente società, operante nel settore dell’industria metalmeccanica e della siderurgia, per il quale applica il relativo CCNL di categoria dell’industria metalmeccanica e della installazione di impianti, comunica che, vista la contrazione del mercato di riferimento che ha determinato il conseguente calo delle commesse di lavoro, registratosi ormai da qualche tempo e proveniente soprattutto da parte della committenza abituale, nonostante gli sforzi profusi per reperire nuove ed alternative occasioni di lavoro, tuttora in corso, si trova nella condizione di dover ridurre la propria attività produttiva. Per detta situazione – si legge nella missiva – la società sarà interessata da una sospensione e/o riduzione delle attività lavorative per il cui effetto richiede l’intervento della CIG ordinaria e delle relative provvidenze che, a decorrere dal 16 settembre 2022 e sino al 30 settembre 2022 e per un periodo presumibile di 3 settimane, potrà interessare fino ad un massimo di circa 400 dipendenti distinti tra quadri, impiegati ed operai rispetto ad un organico aziendale complessivo che, alla data della presente risulta essere pari a 2.278 unità lavorative. La società – scrive Ast – precisa che, nell’individuazione del personale da porre in sospensione, si atterrà a criteri oggettivi derivanti dalle professionalità dei lavoratori coniugate alla quantità ed alla qualità delle lavorazioni di volta in volta da eseguire».
Le Rsu: «Non c’è più una visione chiara sui volumi previsti per il futuro»
Di seguito la nota diffusa dalle Rsu di Ast: «Siamo stati convocati dalla direzione aziendale in merito alle fermate impiantistiche definite dal 16 al 30 settembre. ACC lavorerà a regime con una sola linea di produzione, LAC prevede 5 giorni di insaturazione, BA3 è fermo fino alla fine del mese, LAM. PIX1 e PIX2 prevede 7 giorni di insaturazione divisi tra i 6 Zmill. La copertura dei 400 lavoratori – operai, impiegati e quadri – coinvolti dallo scarico produttivo avverrà attraverso l’apertura della cassa integrazione guadagni ordinaria. I lavoratori interessati avranno accesso diretto alla stessa o potranno, per loro personale scelta, chiedere ferie, par o ros. È prevista l’integrazione automatica con par: chi non vorrà usufruirne dovrà fare espressa richiesta tramite un apposito modulo che dovrà essere recapitato nelle portinerie o in via telematica agli indirizzi e-mail aziendali dedicati. Su nostra richiesta, l’azienda, prima dell’accesso alla CIGO, non chiederà lo smaltimento di istituti residui. L’azienda si impegna, compatibilmente con le esigenze tecnico/amministrative e produttive, in considerazione della fungibilità dei profili professionali, ad effettuare rotazione del personale posto in CIGO. Per effetto dell’attuale andamento produttivo del Tubificio, alcuni lavoratori specificatamente già formati e coinvolti dall’insaturazione degli impianti sopra detti, saranno eventualmente e temporaneamente trasferiti al Tubificio. Tali decisioni – spiegano le Rsu – sono chiaramente dovute al difficile e delicato contesto complessivo che si sta attraversando e ai negativi effetti che conseguenzialmente si manifestano sugli ordinativi e sulla contrazione produttiva. In seguito ad una nostra specifica richiesta, l’azienda ci ha informato che ad oggi non c’è una visione chiara rispetto ai volumi che saranno previsti per i prossimi mesi».
Articolo in aggiornamento
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