L’Ast che verrà, partita aperta a tutto. Anche ai colpi di scena

Quattro gruppi in lizza per l’acquisizione delle acciaierie da ThyssenKrupp. Le istituzioni restano silenti. ‘Spezzatino’ da esorcizzare

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di F.L.

Con l’arrivo del mese di settembre, e la pausa estiva definitivamente alle spalle, entra davvero nel vivo la procedura di cessione di Acciai Speciali Terni. L’autunno sarà cruciale per ThyssenKrupp per individuare l’acquirente (o il nuovo socio), anche se l’intera procedura – compreso il parere dell’Antitrust europeo – dovrebbe concludersi non prima della primavera 2022. Sulla vicenda, come da copione, si rincorrono sempre più freneticamente voci e indiscrezioni, il tutto nell’assenza assoluta – almeno ufficialmente – di prese di posizione da parte delle istituzioni, sia locali che nazionali. Intanto l’ad Massimiliano Burelli, proprio in questi giorni, è volato in Germania per un incontro con i vertici tedeschi.

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I cinesi in pista?

Il gruppo mantovano Marcegaglia, quello cremonese Arvedi, i cinesi di Baosteel e i coreani di Posco sono, come noto, i quattro soggetti in lizza. Se i primi due a luglio hanno inviato a Terni i loro rappresentanti per una presa visione diretta dello stabilimento, a quanto è dato sapere gli asiatici si sarebbero limitati ad una verifica solo contabile. Per qualcuno – vedi le voci riportate anche martedì dall’Huffington Post – questo elemente testimonierebbe un minore interesse dei due gruppi asiatici alla partita, sulla quale peserebbe poi anche la posizione del governo italiano, che potrebbe giocare la carta del ‘golden power’ per impedire – in particolare ai cinesi – di acquisire Ast e far così rientrare l’acciaieria ternana in un eventuale più ampio (e atteso) piano di rilancio del settore siderurgico nazionale. C’è poi chi – come il portale specializzato Siderweb – riporta invece un’indiscrezione che va in direzione opposta: quella di un possibile accordo tra Thyssenkrupp e Baosteel che prevederebbe «l’ingresso del colosso cinese in Ast e la permanenza tedesca». Ai colpi di scena  d’altronde, la multinazionale tedesca ha abituato negli anni.

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Gli appelli alla politica

Già al momento della presentazione delle offerte vincolanti, presumibilmente entro ottobre, il quadro potrebbe essere un po’ più chiaro, poi l’operazione dovrà passare al vaglio dell’Antitrust europeo e quindi il piano industriale sul tavolo del governo italiano. Dunque ci vorrà ancora qualche mese per conoscere i dettagli, ma è ovvio che le settimane di ultime analisi e trattative saranno cruciali per delineare la fabbrica che sarà. Per questo, anche in occasione della recente visita a Terni del vice segretario nazionale del Pd, Giuseppe Provenzano, da parte sindacale è stato nuovamente sollecitato un nuovo protagonismo da parte del governo italiano e del ministero dello sviluppo economico, affinché avvii una interlocuzione con la ThyssenKrupp per capirne le strategie di fondo, a partire dal perimetro di vendita. Il timore, come più volte affermato, rimane quello dello ‘spezzatino’ della fabbrica.

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