Scuole e università che per lungo tempo non hanno dialogato con le imprese. Risultato: un mercato del lavoro che troppo spesso non soddisfa le richieste delle realtà produttive e tanta gente – giovani e meno – ‘a spasso’. E che forse con scelte diverse all’origine, avrebbero avuto meno difficoltà a trovare un impiego. Di questo parla Angelo Manzotti, coordinatore della Cisl in provincia di Terni, che rimarca l’assenza di alcuni profili anche a Terni – come in ambito chimico e metalmeccanico – e invoca nuove relazioni sul punto fra mondo della formazione, aziende, associazioni di categoria e sindacati.
I numeri e la riflessione
Si parte dai dati sulle politiche attive del lavoro in Umbria, in particolare a Terni, legati al pacchetto ‘Umbria Attiva’ licenziato dalla Regione Umbria e che ha ottenuto un’adesione importante. «Stando ai dati Anpal, allo scorso gennaio – spiega Manzotti – le adesioni degli ‘under 30’ a Terni erano state 558, quasi tutte andate a buon fine con 553 appuntamenti fissati per avviare percorsi formativi. Il dato relativo agli ‘over 30’, con 706 richieste, ci dice invece che sono stati coloro che, usciti dal processo produttivo per crisi e ristrutturazioni aziendali, faticano a rientrare nel mondo del lavoro. Ma ‘lavoro’ non è solo reddito, pur rappresentando la componente essenziale. ‘Lavoro’ è anche dignità e inclusione sociale. Senza si sta male da ogni punto di vista e chi non ce l’ha, deve essere aiutato a reinserirsi, a ripartire: non possiamo lasciarlo solo».
Le contraddizioni
Alla base, per il responsabile provinciale della Cisl, c’è la necessità di «costruire un sistema che accompagni le persone nella ricerca di un lavoro, e ‘Umbria Attiva’ va in questa direzione. Continuiamo a valutare positivamente progetti come l’alternanza scuola-lavoro, messa in atto dal terzo superiore in poi, così come i tirocini formativi che, però, devono rappresentare una delle porte principali per inserirsi nel mondo del lavoro, e non la ‘porta di servizio’ per un impiego precario, nonostante le professionalità acquisite».
Le professioni senza ‘offerta’
Secondo Angelo Manzotti, in sostanza, «è giunto il momento che in Umbria, ed anche a Terni, formazione e mondo produttivo dialoghino per analizzare quali siano i profili professionali che il territorio ed il suo contesto economico richiedono. Nel ternano, ad esempio, scarseggiano alcune professionalità legate all’indirizzo chimico, al settore manifatturiero ed a quello meccanico. L’analisi dei fabbisogni non può prescindere dalla collaborazione con le scuole e le università. In questo contesto il sindacato può svolgere un ruolo importante, favorendo il confronto fra chi forma i giovani e le stesse imprese, ciò anche attraverso gli stessi enti bilaterali che gestiscono la formazione professionale del personale. In questo senso la Cisl è ampiamente disponibile ad un confronto con tutte le parti interessate».
«Dialogare»
Rispetto al mercato del lavoro «credo – osserva Manzotti – che i provvedimenti-spot abbiamo ampiamente dimostrato la propria inefficacia. Ridurre la pressione fiscale sul lavoro è auspicabile, ma ad oggi non si può ancora contare su provvedimenti strutturali. Si parla molto di cuneo fiscale ma ancora si è ben lontani dall’affrontare la questione seriamente. Vanno attuate misure che disincentivino il lavoro precario, in favore di quello stabile e professionale. A Terni, oggi, abbiamo il 10,4% dei laureati che decide di andare a lavorare e quindi vivere altrove. È un problema e l’azione formativa, orientata anche alla qualificazione, ad esempio in ambito ‘digitale’, di coloro che non possono contare su un lavoro, può essere una delle possibili risposte. Ma prima serve che le varie componenti in gioco tornino a confrontarsi perché troppo poco ci si è parlati in questi anni».