Le multinazionali in Umbria valgono il 13% del fatturato

Sono 400 quelle a controllo estero sul territorio, appena lo 0,59% sul totale. Ma valgono molto

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Sono 400 le imprese a controllo estero in Umbria. Solo lo 0,59% di quelle operanti sul territorio, ma valgono da sole il 12,72% – 4,6 miliardi di euro – del fatturato complessivo delle aziende umbre: i dati arrivano dal report ‘Le imprese estere in Italia: il ruolo nelle economie regionali – La regione Umbria’

Travaglia

Il report e l’impatto

A preparare e sviluppare il report è l’Osservatorio imprese estere dell’advisory board investitori esteri (Abie) di Confidustria: è stato presentato venerdì mattina nello stabilimento Nestlé Perugina di San Sisto. Le imprese estere occupano il 5% degli addetti regionali, ovvero 11.552 persone, e producono l’8,25% del valore aggiunto (802 milioni di euro) di tutte le aziende attive sul territorio umbro: «Lo studio evidenzia – viene specificato – come le multinazionali estere attive in Umbria forniscano un importante contributo al territorio, distinguendosi in particolare per l’impulso all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale, ma anche per la cooperazione con gli stakeholder e le realtà locali. Il 28,3% delle imprese estere presenti nella regione e operanti nel settore industriale produce infatti tecnologie abilitanti, ovvero strumenti, dispositivi e risorse interconnesse tra loro e alla rete internet, che, grazie a questa interazione, consentono alle imprese di migliorare i processi e creare al contempo quel valore aggiunto necessario a generare vantaggio competitivo. Inoltre, le aziende estere umbre sono perfettamente integrate nel territorio in cui operano e intessono relazioni proficue con tutti gli stakeholder locali (imprese, università, centri di ricerca, pubblica amministrazione), superando del 12% la media nazionale (44,6% vs 32,6%)».

Infrastrutture e transizione ecologica

Per la presidente della Regione Donatella Tesei è «importare creare le condizioni affinché le multinazionali, che producono positive ricadute in termini di occupazione, innovazione e trasferimento tecnologico sull’intera regione, trovino un terreno fertile per insediarsi in Italia e in Umbria. Come Regione stiamo lavorando, per quello che è di nostra competenza, affinché tali condizioni siano soddisfatte, attraverso, ad esempio, il miglioramento delle infrastrutture materiali e immateriali, nonché perseguendo quell’imprescindibile processo che porti ad una vera transizione ecologica. La Nestlé è esempio di come una multinazionale si possa intrecciare con i valori più radicati del territorio». Presente anche il numero uno di Confindustria Umbria, Vincenzo Briziarelli: «Considerare l’Umbria una regione di piccole imprese è vero solo per metà. Se si considerano i fatturati, emerge infatti che il ruolo delle grandi imprese, italiane ed estere, è molto più rilevante di quanto comunemente non si creda. Di conseguenza le politiche di sviluppo vanno pensate da questa prospettiva. Nel 2021 Confindustria Umbria, Confindustria nazionale e Regione Umbria hanno firmato il Protocollo d’intesa per il consolidamento e l’attrazione degli investimenti esteri, cui ora bisogna dare attuazione concreta perché le multinazionali e le grandi imprese sono un driver strategico per l’Umbria in termini di produttività, innovazione e valorizzazione dei talenti». Per Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato Gruppo Nestlé in Italia e portavoce osservatorio Abie, «le multinazionali estere rappresentano uno straordinario driver di crescita per l’economia umbra, fornendo un significativo impulso all’occupazione e contribuendo a generare ricchezza sul territorio. Grazie alle maggiori possibilità di investimenti e al loro respiro internazionale, le aziende a controllo estero portano in Umbria competenze tecnologiche, una nuova cultura aziendale e politiche per la sostenibilità. Un vero e proprio patrimonio a disposizione di altre imprese, istituzioni e cittadini».

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