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Leolandia Umbria: «Si ‘esplora’ il territorio per imprenditori interessati. Altrimenti liquidazione»

Approvato il bilancio al 31 dicembre 2024. La società si espone sul progetto per il territorio di Narni

di Simone Francioli
10 Maggio 2025
in Economia
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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«Tenuto conto della volontà espressa dal socio Leolandia di Bergamo di non poter più partecipare all’iniziativa
come tale ma solo come consulente per il trasferimento del know-how, si è deciso di dare mandato agli altri soci locali, possibilmente d’intesa e con il supporto di Comune e Regione, di ‘esplorare’ il territorio alla ricerca di eventuali nuovi imprenditori interessati a sostituire nella compagine societaria Leolandia di Bergamo, per riavviare l’iniziativa con l’obiettivo originario ma in modo compatibile con lo sviluppo dei parchi divertimento nell’era post covid». Lo mette nero su bianco Leolandia Umbria in occasione dell’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2024.

2020, PROBLEMA LEOLANDIA

Gli organi societari si sono riuniti il 30 aprile scorso. «L’assemblea – la premessa – è stata soprattutto l’occasione per soci ed amministratori di decidere le strategiche future dell’iniziativa e confermare o meno l’interesse sulla sua prosecuzione». Poi il riepilogo: «Ricordiamo che il progetto è nato nel 2017 grazie alla volontà di alcuni imprenditori localiche insieme ai proprietari del parco Leolandia, già esistente in Provincia di Bergamo, decisero di replicare la felice iniziativa presente in Lombardia anche nel Comune di Narni e per la precisione nella frazione di San Liberato, in un’area ottimale sia dal punto di vista urbanistico che logistico (vicino al casello dell’autostrada A1, alla stazione ferroviaria ecc..)».

IL PROGETTO LEOLANDIA PER NARNI

Leolandia Umbria ricorda che «il progetto prevedeva un parco esteso su quasi 10 ettari con 24 attrazioni ed una ricettività iniziale di circa 300.000 presenze annue. Erano previsti all’interno del Parco anche punti di ristoro, ristorante ed un family hotel a tema per gli ospiti del parco stesso. Il progetto tecnico-economico-finanziario, che aveva l’obiettivo di dare un’opportunità concreta di rivitalizzazione e sviluppo all’economia e all’indotto del territorio (con una occupazione iniziale diretta di 250 unità), prevedeva un investimento di oltre 36 milioni di euro
ed era subordinato alla concessione di finanziamenti pubblici di Mise e Regione Umbria (quasi 7 milioni di euro a fondo perduto e quasi 17 milioni di euro di finanza agevolata), collegati con ‘l’area di crisi complessa di Narni e Terni’ e con il conseguente contratto di sviluppo turistico, attraverso la valutazione e l’approvazione di Invitalia, l’Agenzia nazionale responsabile per lo sviluppo di tali attività (ricordiamo che gli oltre 12 milioni di euro restanti
per il completamento dell’investimento sarebbero stati messi a disposizione dai soci)».

LA POLEMICA NEL 2020

Poi gli sviluppi: «La domanda ad Invitalia venne presentata immediatamente ma, nonostante il fattivo e collaborativo intervento di Comune, Regione e di tutte le forze politiche locali e regionali, a causa di lungaggini burocratiche ed alcuni cambi al vertice degli Enti nazionali che avrebbero dovuto valutare il progetto, la risposta positiva è arrivata solo a fine febbraio 2020, quando l’Italia e tutto il resto del mondo si stava letteralmente ‘chiudendo’ per il Covid. Anche questa iniziativa, che stava partendo con grandi propositi e aspettative da parte di tutti, in accordo con Invitalia venne immediatamente sospesa».

INCERTEZZA E TIMORI

Il periodo Coronavirus ha cambiato le carte in tavola: «A causa del Covid, per più di 2 anni nessuno in Italia ha avuto visibilità del futuro dei parchi divertimento, che sono andati via via versando in uno stato sempre più di grande crisi operativa e finanziaria, senza peraltro adeguati ristori pubblici a sostegno. Nel frattempo l’approvazione dell’iniziativa è decaduta perché la società Leolandia Umbria, dovendo tener conto degli insegnamenti e delle misure introdotte nel periodo pandemico (spazi, distanze, areazioni ecc..) aveva proposto ad Invitalia una riformulazione del progetto per la parte tecnica, ma questa richiesta, anche se fortemente supportata da Comune e Regione, a causa di rigide procedure dell’Agenzia, non è stato possibile che venisse
accettata. La soluzione prospettata era solo quella di ripresentare il progetto ex-novo e seguire l’iter burocratico già percorso. Nel caso di impossibilità ad individuare i suindicati nuovi imprenditori interessati a ripresentare il progetto entro la fine del 2025, l’assemblea di Leolandia Umbria ha già deliberato la sua messa in liquidazione».

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