Leonardo, tra ostacoli e ‘laghi fanstasma’

Terni, nonostante «il muro di gomma delle istituzioni», Tomìo prosegue gli studi: «L’artista non è solo passato per la Cascata, ma si è fermato per studiare il territorio»

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di Alessandra Vittori

Leonardo da Vinci

Di Leonardo Da Vinci si sa quasi tutto. Fu ingegnere, pittore, scienziato; una vita spesa tra i suoi mille interessi, ma anche una vita fatta di viaggi. Dal paese di Vinci si spostò a Firenze dove fu allievo del Verocchio. Poi proseguì: Milano, Pavia, Como, di nuovo Milano e ancora Mantova, Venezia, Firenze, Roma, fino a Parigi dove morì a quasi 70 anni. Sappiamo anche che il ‘Paesaggio con fiume’, la sua prima opera firmata, è del 1473 e che rappresenta la Cascata delle Marmore, e non il Valdarno – tesi da sempre sostenuta –, grazie alla recente scoperta dello storico dell’arte Luca Tomìo. Quello che non sappiamo del maestro è proprio quello che fece quando si dedicò a questo disegno. O per meglio dire, non sappiamo cosa fece nel periodo trascorso nella nostra regione. Ma Tomìo, con la preziosa collaborazione di Roberto Lorenzetti dell’Archivio di Stato di Rieti, un’idea sembra essersela fatta e la ‘chiave’ è stata proprio una ‘carta geografica’ contenuta nel Codice Atlantico, la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi del grande pittore.

LEONARDO A TERNI E IN UMBRIA

La presentazione Fu Lorenzetti a mostrare la pianta al pubblico ternano il 14 marzo, durante la presentazione della copia autentica del ‘Paesaggio con fiume’ all’Archivio di Stato della città. Quel giorno, però, la pianta veniva proposta solo come ulteriore prova del passaggio di Leonardo in territorio umbro perché si vede ben tratteggiato il lago di Piediluco. Giovedì mattina, però, Tomìo ha rivelato a umbriaOn che gli studi in collaborazione con l’Archivio di Rieti e di Terni stanno andando avanti e che quella carta è fondamentale perché dimostra che l’artista non è solo passato per la Cascata delle Marmore, ma che si è fermato in Umbria per studiarne il territorio.

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Il lago fantasma A far emergere la teoria è quella forma più o meno ‘ovale’ che si vede vicino a San Gemini. Seguendo la simbologia leonardiana, come spiega lo studioso milanese, è facile accorgersi che quella è acqua. Il lago di Piediluco, infatti, è rappresentato tratteggiato e così anche il mare, in basso nella mappa, riconoscibile perché lambisce le coste di ‘Corneto’, cioè l’odierna Tarquinia. Viene spontaneo pensare che in quella zona non c’è nessun lago e sicuramente non c’è un lago di quelle dimensioni. Il punto fondamentale però è che non ce ne era nessun nemmeno ai tempi di Leonardo. Quella era sì una zona lacustre, ma di laghi nemmeno una traccia. Quindi quello che Leonardo disegnò può essere perfettamente definito ‘lago fantasma’. Viene allora spontaneo chiedersi: «Ma Leonardo, il grande scienziato, metteva nelle carte cose che non c’erano?». Ma Tomìo ha la risposta pronta: «Non tratteggiò cose che non c’erano. Disegnò cose che non c’erano più ai suoi tempi, ma che in passato ci furono. Ormai è stato appurato che in Umbria ci fu il lago Tiberino e probabilmente passava proprio lì, dove lo ha messo Leonardo. E questo dimostra chiaramente che Leonardo lo ha inserito basandosi su studi geologici che può aver fatto solo trovandosi in loco».

Leonardo giovane Durante questo ‘periodo umbro’ Leonardo era molto giovane. Il ‘Paesaggio con fiume’ è datato 1473. L’artista nacque nel 1419, quindi aveva all’incirca 21 anni. «È quindi probabile – aggiunge Tomìo – che venne in Umbria proprio per studiare il bacino idrografico. E, quindi, è probabile che la sua formazione da ingegnere idraulico avvenne qui». Lo studioso milanese sta cercando di confermare quelle che per ora sono solo ipotesi, e lo sta facendo con «il preziosissimo aiuto di Luigi Di Sano, dell’Archivio di Stato di Terni, e i due geometri di Montecastrilli Francesco Ciculi e Andrea Nini». Infatti, all’interno del ‘lago fantasma’, ci sono tre formazioni: l’obiettivo è capire cosa rappresentano. Potrebbero essere piccoli laghi, o magari dei castelli e potrebbero essere quelli di Forte Cesare, Sismano e Casigliano.

Luca Tomìo

Altra teoria Un’altra idea che stanno valutando è che Leonardo disegnò la pianta in veste di ingegnere militare. Nel 1502, infatti, fu assoldato da Cesare Borgia. L’ipotesi è resa plausibile dal fatto che le strade tracciate vicino al lago ‘fantasma’ sono la Flaminia e la Ulpiana che andava da Cesi a Portaria, esattamente la Portaria di Lucrezia Borgia, e finiva a Forte Cesare. Questa tesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che la carta è disegnata da destra verso sinistra e non da sinistra verso destra come era solito fare l’artista. Inoltre, rappresentando un territorio così vasto, è molto probabile che Leonardo lo abbia tratteggiato servendosi dei suoi preziosi taccuini.

Gli studi Giovedì mattina, Tomìo, ha illustrato questa nuova scoperta anche agli studenti del liceo scientifico Donatelli. «C’è stata una grandissima partecipazione», racconta a umbriaOn. «I ragazzi sono stati talmente ricettivi che non ho fatto la solita lezione, ma una vera e propria discussione. Hanno provato a mettersi nei panni degli studiosi e hanno formulato ipotesi. Un ragazzo mi ha anche proposto di ‘riosservare’ il borgo nel ‘Paesaggio con fiume’ perché secondo lui potrebbe essere Collestatte. Per questo motivo si è offerto di accompagnarmi in alcuni luoghi di Casteldilago e di Collestatte. Neanche a farlo apposta è la stessa linea di ricerca che mi ha suggerito Francesco Scoppola, direttore generale belle arti e paesaggio del Mibact. Basta guardare l’entusiasmo dei ragazzi per capire quante cose possono venire fuori, la ricerca deve continuare».

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Muro di gomma «Ma ci troviamo di fronte al solito muro di gomma delle istituzioni locali», aggiunge. Stiamo parlando di Leonardo, genio famoso in tutto il mondo. Qualcosa si sta muovendo, ci sono flussi positivi, ma devono capire che gli studi devono ripartire dalla città di Terni perché l’artista ci passò sicuramente. Serve un centro di studi leonardiani, non basta più il locale, il regionale, serve un coordinamento internazionale. Non fu una presenza sporadica quella di Leonardo, ma una presenza fissa per un certo periodo. Ha lasciato tantissimi documenti e probabilmente ha contribuito alla sua formazione. Terni si deve svegliare. È come avere una Ferrari in garage, ma non avere la benzina per usarla. Anzi è come trovare una macchina d’epoca in un pagliaio. Va risistemata e poi si può usare. Io di macchine nel pagliaio mica ne ho trovata una sola, continuo a trovarne, ma se non trovo il meccanico che mi aiuta a farle ripartire è tutto inutile».

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