Terni: «C’è la Cascata in quel ‘Da Vinci’»

La Cascata delle Marmore e Papigno sono i veri protagonisti del ‘Paesaggio con fiume’. La clamorosa scoperta stravolge le teorie sopravvissute per mezzo secolo

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di Marco Torricelli

Tremano le mani solo a scriverlo. E, prima di cominciare a farlo, è stato necessario fare un bel respiro profondo. Uno dei disegni più famosi nella storia dell’arte, il ‘Paesaggio con fiume’ di Leonardo da Vinci – il primo, datato di suo pugno, il 5 agosto 1473 – e conservato nel gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, ha celato per oltre mezzo millennio un segreto di straordinaria importanza.

Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci

L’Umbria e non la Toscana Leonardo, infatti, in quello che è sempre stato considerato – e lo sarà forse oggi ancora di più – uno dei mirabili esempi della sua straordinaria ed inimitabile arte, non ha tratteggiato ‘a penna su carta’, come si è sempre creduto, le terre del Valdarno, ma quelle dell’Umbria e, in particolare, con una doppia raffigurazione, la Cascata delle Marmore e il vicino paese di Papigno.

Il dettaglio con - forse - la Cascata

Il dettaglio con la Cascata

La Cascata Lo studio sul ‘Paesaggio con fiume’ – 190 per 285 millimetri le dimensioni – è in corso da mesi ed è stato portato avanti nel più stretto riserbo da Luca Tomìo. Perché adesso che l’ipotesi è confermata si dovrà riscrivere la storia, ma forse non solo quella del quadro o quella dell’arte. Ma proprio la storia, quella con la ‘esse’ maiuscola. Perché l’opera, che si ritiene provenga dal Fondo Mediceo Lorenese, è il primo documento incontestato della attività dell’artista, visto che porta la sua firma, scritta con la grafia mancina speculare di Leonardo e riporta “Dì de Sta Maria della Neve / Adì 5 daghosto 1473”. Ma quelle che erano certezze fino ad oggi, si fermano qui.

I tempi Perché autorevoli storici dovranno, probabilmente, avviare nuove e approfondite campagne di studi, visto che molte delle ricostruzioni fatte in passato indicano possibili passaggi di Leonardo da Vinci in Umbria tra il maggio del 1502 e il marzo del 1503, per quelle sono state indicate come rilevazioni topografiche allo scopo di studiare opere di fortificazione e idrauliche. Solo che, adesso lo sappiamo con certezza, Leonardo Da Vinci fu in Umbria, a Terni e nel suo territorio, almeno 30 anni prima. Per ritrarre la Cascata delle Marmore e Papigno.

La vecchia teoria «Il quadro – ha ricordato Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – talmente celebrato da essere comunemente ricordato con il suo numero di inventario (8P recto), può considerarsi tra i primi paesaggi autonomi nel disegno occidentale, e costituisce la più precoce testimonianza grafica dell’artista. Con la data vergata in alto a sinistra, il prezioso foglio dichiara la sua appartenenza a una nuova stagione di Leonardo, da poco iscritto alla Compagnia dei pittori di Firenze, la Compagnia di San Luca: siamo agli inizi di una maturazione professionale che avrebbe coinciso più o meno con l’avvento di una nuova Età dell’Oro per la fioritura delle arti a Firenze», che però potrebbe aver avuto origine in un angolo molto particolare dell’Umbria e non della Toscana.

Il museo degli Uffizi

Il museo degli Uffizi

La descrizione Secondo l’interpretazione corrente – almeno fino ad oggi – la scena “mostra un paesaggio fluviale, probabilmente il Valdarno Inferiore di dove Leonardo era originario. Tra due promontori scoscesi, punteggiati da castelli e da altri segni della presenza umana, si apre la veduta di un fiume, con alberi, cespugli e in lontananza campi coltivati. Il disegno poteva essere uno schizzo preparatorio per un paesaggio in un’opera più complessa, o un esercizio del giovane artista a quel tempo allievo di Andrea del Verrocchio; è anche possibile però che fosse eseguito solo per piacere personale, stando anche alla passione di Leonardo citata dal Vasari verso ‘il disegnare et il fare di rilievo, come cose che gl’andavano a fantasia più d’alcun’altra’. L’autografia leonardesca appare anche confermata dallo stile dell’opera, somigliante ad altri suoi paesaggi, e alla notevole capacità di rendere l’effetto del connettivo atmosferico, che lega il vicino e il lontano come se potesse circolarvi realmente l’aria. L’artista usò un tratto leggero per evocare il vento tra gli alberi e uno più spesso per le rocce e le cadute d’acqua, mentre per il castello a strapiombo usò contorni netti”. Sì, la Storia dovrà essere riscritta.

Il dettaglio con - forse - Torre Orsina

Il dettaglio con Papigno

Il castello Perché proprio il castello, ritratto nella parte sinistra del ‘Paesaggio con fiume’, sarebbe un’altro scorcio di quella Umbria nella quale Leonardo da Vinci ebbe occasione di vivere e, in particolare, ad essere raffigurato sarebbe Papigno, che secondo gli esperti sarebbe stato tratteggiato in maniera perfettamente identica all’originale del tempo.

La Cascata delle Marmore

La Cascata delle Marmore

Scoperta clamorosa Ma è chiaro che la vera scoperta clamorosa è quella relativa alla raffigurazione della Cascata delle Marmore da parte del grande artista toscano. La notizia pare destinata ad oscurare quella, annunciata da qualche tempo, sulla futura esposizione del ‘Paesaggio con fiume’ – in programma nell’estate 2019, in occasione del 500simo anniversario della morte di Leonardo – nella sua Vinci per cinque settimane.

Il Comune L’assessore Emilio Giacchetti, che da mesi sta seguendo la vicenda per conto del Comune di Terni, non riesce a nascondere l’emozione: «Confesso che quando il professor Tomìo ci ha comunicato che gli studi fatti hanno confermato che in quel disegno di Leonardo era raffigurata proprio la nostra Cascata ho fatto fatica a realizzare. Poi, soprattutto grazie alle sue spiegazioni, abbiamo messo a fuoco quale possa essere, oltre alla straordinarietà della scoperta sotto il profilo artistico e storico in assoluto, l’eccezionale ritorno che questa scoperta potrebbe rappresentare per la città di Terni e per uno dei suoi simboli più conosciuti al mondo. La Cascata delle Marmore in un’opera di Leonardo da Vinci, io credo, è la rivelazione del secolo e noi siamo orgogliosi e felici che ciò possa venire alla luce».

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