Linfoma agli albori del caos Covid: «Ospedale di Terni, competenza e cuore senza limiti»

La lettera di una donna per ringraziare i professionisti del ‘Santa Maria’ e sottolineare la grande umanità di ogni componente

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Un post pieno di sentimento per ringraziare tutti i professionisti dell’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni che, con amore e capacità, si sono spesi per affrontare una situazione complessa, l’ennesima sfida per un ‘ragazzo’ ternano di 51 anni con gravi problemi di disabilità. Un percorso terapeutico iniziato, peraltro, agli albori pandemia, quando questa era una minaccia per lo più sconosciuta e tutti eravamo disorientati. A scrivere la lettera è stata a cognata, ma racchiude il pensiero di tutti i familiari di ‘Massi’. E pubblicarla ci sembra doveroso, perché in sanità – lo sappiamo – non tutto è perfetto, ma al tempo stesso non è tutto da buttare. Anzi.


di Alessandra Paparozzi

Io, quel pranzo di Natale di un 2019 che sembra lontano di 20 anni, difficilmente lo dimenticherò. Altrettanto potrò fare per quanto accaduto durante l’intero anno seguente. In quel pranzo di Natale, oramai ė chiaro, ti ‘nasceva’ una nuova malattia e il cibo della festa proprio non andò giù né a te letteralmente, né a noi che non ci volevamo credere. Pochi giorni dopo la diagnosi fu chiara: linfoma a grandi cellule del rinofaringe. Chiara sì, ma certamente non semplice da ottenere né da spiegare. Fare una fibrolaringoscopia, biopsie del rinofaringe, risonanza magnetica, Pet, e poi mesi di chemioterapia e radioterapia a te, ragazzo mio, cognatino dolce, fragile ma forte e innamorato di tutto il genere umano, se da un lato ci ha spaventati tutti nell’incertezza assoluta della strada più giusta da intraprendere con te, dall’altro ha generato uno stimolo tra quei professionisti che hanno accettato più che volentieri la sfida che stavamo proponendo loro.

Il 10 marzo 2020 l’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni ricoverava in rianimazione il primo paziente Covid in gravi condizioni. Si dava inizio alle prime ferree misure restrittive anti Covid in materia di accoglienza negli ambienti ospedalieri, dando priorità alle sole urgenze. Quel 10 marzo tu ed io, che ti accompagnavo, ci trovammo in angiografia per posizionamento pic, in risonanza magnetica per l’esecuzione in narcosi dell’esame, per poi concludere, infine, l’intensa giornata in sala operatoria. Avvenne tutto. Non mancò nulla, grazie anche alla realizzazione di un attento cronoprogramma dei vari appuntamenti realizzato con la partecipazione del servizio Cad (centro assistenza disabili). Ci fu dedizione, professionalità, umanità e tanta paura. Una paura nuova che però non fermò nessuno.

I ringraziamenti che seguiranno sono per sottolineare che nulla ė scontato, tanto più non lo ė stato in quel periodo di inizio pandemia, nei confronti di una persona fragile poiché gravemente disabile e terribilmente spaventato dai camici bianchi. Grazie dunque alla presenza costante del dottor Angelo Genua, direttore di oncoematologia, che fin da subito ha rapito il tuo amore, Massi, con eterna e pura riconoscenza. Grazie alle sue scelte mediche, grazie per averci creduto e per aver coinvolto tanti fondamentali colleghi. Prima che ad ogni altro, un pensiero di grande riconoscenza va alla dottoressa Rita Commissari, responsabile del reparto anestesia e rianimazione, cosciente che ogni manovra medica o chirurgica di vario tipo avrebbe sempre avuto bisogno della sua presenza, della sua ‘punturina magica’. Il dottor Santino Rizzo direttore della clinica otorinolaringoiatrica, coraggiosamente e con piglio deciso e professionale offerto da anni di esperienza, lo ha sottoposto a una laringoscopia diagnostica senza bisogno di anestesia e successivamente a interventi chirurgici mininvasivi adeguati ad ottenere una risposta diagnostica esaustiva. Il dottor Fabio Loreti, direttore della medicina nucleare e della Pet, colui che trovi sempre presente perchè tutto avvenga come si deve e perché poi sia sempre lui stesso a dirti, di fronte a uno schermo ignoto ai più, che ‘va tutto molto bene… scriverò che non ho nulla da segnalare’. Al dottor Fabio Trippa, direttore del centro radioterapia, è infine toccato l’arduo compito di praticare la radioterapia del rinofaringe con maschera termoplastica che immobilizza il paziente, da ripetere quotidianamente per diverse sedute. Questa è stata più di altre una esperienza forte per te Massimino mio, posso assicurare che malgrado i vari Jeeg Robot, Star Trek che tanto hai amato, non sembravi digerire proprio l’idea di doverla indossare proprio tu.

Le attività sinergiche di ognuno di loro, oltre a una grande dose di umanità, hanno permesso tutto ciò. Le cure hanno portato i loro frutti e oggi possiamo davvero essere sereni e grati. Aggiungo un’ultima cosa a cui teniamo molto, perché resti bene in mente al lettore. Che gli abbracci, le carezze, le accortezze, le preghiere delle infermiere, tecnici, oss, portantini collaboratori medici e ogni altro soggetto che a vario titolo è venuto a contatto con te, dal pre-triage all’ingresso dell’ospedale fino al parcheggio della macchina, hanno reso tutto spaventosamente realizzabile.

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