L’Umbria ‘scampa’ l’arancione: dall’11 gennaio sarà ‘gialla’

Indice RT medio superiore ad 1 ma per il ministero della Salute il livello di rischio non è elevato. Firmata l’ordinanza

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Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto: sono queste le Regioni, individuate dal ministero della Salute, che con certezza da lunedì 11 gennaio transiteranno nella fascia di rischio ‘arancione’ in relazione all’emergenza Covid. L’Umbria – il cui indice medio RT è pari ad 1.01 mentre l’intervallo va da 0.95 a 1.08 – è destinata al livello di rischio ‘giallo’, quello più contenuto, dopo avvisaglie tutt’altro che rassicuranti in questo senso. In serata il ministro Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza.

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L’ORDINANZA DEL MINISTRO SPERANZA

Perché

Il motivo di tale classificazione – comune a diverse altre regioni – sta nel fatto che si prende in considerazione l’intervallo inferiore di RT: attualente 0.95 per l’Umbria, quindi più basso del ‘temuto’ 1, oltre il quale scatta la ‘zona arancione’ (oltre 1.25 si applica invece la ‘zona rossa’). Un sospiro di sollievo che non deve comunque far abbassare la guardia visto il trend dei contagi, negli ultimi giorni in lieve crescita al pari dell’indice RT, e il tasso di occupazione delle terapie intensive. Posti, quest’ultimi, che entro il 24 febbraio aumenteranno in Umbria di altre 44 unità in ragione dell’accordo con il Governo, per un investimento di 8,2 milioni di euro, reso noto giovedì dalla presidente della Regione Donatella Tesei e dal commissario nazionale per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri.

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Cosa (non) si può fare

In ‘zona gialla’ gli spostamenti sono consentiti dalle ore 5 alle 22 al’interno della stessa regione. I bar ed i ristoranti sono aperti: fino alle ore 18 si può consumare all’interno, dopo quell’orario sono previsti solo asporto o consegna a domicilio. I centri commerciali sono aperti nei giorni feriali, chiusi invece il sabato, la domenica e nei giorni festivi. Palestre e piscine restano chiuse. Per quel che concerne l’indice Rt umbro dal 28 dicembre al 3 gennaio è pari a 1.

I TRE ‘COLORI’ E COSA COMPORTANO

Indici Rt per regione

Tre regioni (Calabria, Emilia-Romagna e Lombardia) hanno un RT puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, «compatibile quindi con uno scenario di tipo 2», altre sei (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto). Questo il quadro degli indici RT di tutte le regioni: Abruzzo 0.9, Basilicata 0.83, Calabria 1.14, Campania 0.83, Emilia Romagna 1.05, Friuli Venezia Giulia 0.91, Lazio 0.98, Liguria 1.02, Lombardia 1.27, Marche 0.93, Molise 1.27, Provincia di Bolzano 0.81, Piemonte 0.95, Provincia di Trento 0.85, Puglia 1, Sardegna 1.02, Sicilia 1.04, Toscana 0.9, Umbria 1.01, Valle d’Aosta 1.07, Veneto 0.97.

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Numeri stabili ma che richiedono attenzione

I dati complessivi in Umbria, pur avendo registrato nel periodo festivo un calo di contagiati inferiore alla media nazionale, sembrano al momento discreti, sia per ciò che attiene i ricoveri – in lieve incremento da qualche giorno dopo il calo significativo fra la fine di novembre e l’intero mese di dicembre – che per la curva dei decessi, ancora in calo. Il numero degli attuali positivi è tornato da qualche giorno sopra le 4 mila unità, ma gli scostamenti – durante le festività – sono stati complessivamente modesti e non particolarmente indicativi, anche in ragione di un numero di tamponi (complice appunto il periodo) piuttosto variabile e sostanzialmente ridotto. Se dai dati del periodo natalizio si può desumere una generale stabilità del quadro epidemiologico umbro, al limite un lieve incremento per ciò che attiene alcuni parametri, la preoccupazione resta per ciò che può comportare una nuova terza ondata, in termini di pressione sulle strutture sanitarie e decessi. La seconda ondata, pur non esaurita del tutto, è in questo senso esemplare del rischio che si corre.

Parla Brusaferro (ISS)

Così il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nella conferenza stampa di venerdì pomeriggio, relativa al monitoraggio dei dati: «Dopo giorni di calo, in alcune regioni italiane si registra una tendenza alla crescita, fortunatamente ancora lieve, dei contagi. Esiste comunque una grande variabilità fra regioni: il Veneto, ad esempio, in questa fase si caratterizza per un’elevata incidenza. Sostanzialmente l’epidemia, in Italia, è diffusa in tutti gli ambiti territoriali. Per la maggior parte i positivi restano asintomatici o con lievi sintomi. Fortunatamente solo una parte minoritaria ha una sintomatologia di tipo severo o critico. L’indice RT a livello italiano, calcolato su 14 giorni, è oggi pari ad 1,03 e molte regioni sono sopra ad 1: c’è un incremento nella velocità di crescita dei casi. Sul piano dei ricoveri, la curva continua a decrescere ma in maniera lenta per l’area medica, mentre c’è stabilità, forse una lieve crescita, per le intensive. L’età mediana di chi decede resta costante e conferma il fatto che sono persone più anziane e fragili». Sulla valutazione da parte di ‘cabina di regia’ e Cts in merito ai livello di rischio delle regioni, Brusaferro ha detto che «ci troviamo in una situazione ‘moderata’, e la scorsa settimana era ‘bassa’, perché il trend dei casi mostra che un po’ ovuque c’è una crescita. La gran parte delle regioni italiane ha un RT superiore ad 1 ed altre si avviano a superarlo».

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