Media in Umbria: silenzio, chiude una Tv

UmbriaUno, la ex Teleterni, messa in ‘scioglimento e liquidazione’ dagli ultimi proprietari. Dodici persone restano senza lavoro e tutti tacciono

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di M.T.

‘Scioglimento e liquidazione’. La data è quella del 25 novembre di quest’anno e – almeno per il momento – mette la parola fine ad una storia iniziata nel 1973, quando a Terni un imprenditore decise di far circolare un segnale televisivo ‘via cavo’ tra alcuni del centro cittadino. Di fatto era l’embrione dal quale avrebbe avuto vita ‘Teleterni’, la seconda emittente televisiva locale italiana dopo la capostipite Tele Biella, che poi vide ufficialmente la luce il 18 giugno 1975. E la cosa più dolorosa è che questa chiusura è passata e passa sotto un silenzio imbarazzante e, forse, imbarazzato: imbarazzante per chi fa questo mestiere e, forse, imbarazzato per chi – ‘imprenditori’ e politicanti – lo ha determinato.

40 anni ‘Teleterni’ – negli oltre 40 ani di vita –  non è stata solo un’emittente televisiva locale, ma molto di più. Ha rappresentato un pezzo di storia della città e del territorio, raccontandone l’evoluzione e le crisi. Poi, a sua volta, ha attraversato periodi difficili, cambi di proprietà e di indirizzi, fino all’ultimo, iniziato a marzo del 2015, quando l’ultimo proprietario locale ha ceduto tutto ad una società campana – Vittorio Torino ne è il socio di maggioranza – che le ha cambiato il nome in ‘UmbriaUno’ e che adesso la chiude.

Lavoratori a spasso In poco più di un anno e mezzo la tv ternana – che la nuova proprietà voleva, su indicazione di potenti personaggi politici umbri, far diventare regionale e collegata ad un network interregionale già esistente – ha vissuto come sulle montagne russe: dove le discese a rotta di collo, però, sono sempre state più delle salite, tanto che alla fine la macchina si è schiantata. Bruciando le speranze di lavoro e le vite stesse di dodici persone, tante infatti, erano arrivate ad essere quelle che ci lavoravano, tra giornalisti, tecnici ed amministrativi.

Gli arretrati Quando la vecchia proprietà ha passato la mano, per dire, le otto persone sotto contratto ‘avanzavano’ una mensilità di stipendio, mentre oggi che la tv ha definitivamente chiuso i battenti, ci sono dipendenti che devono ricevere dieci mensilità arretrate e altri che ne devono ricevere sei. Tanto che sono già partiti i ‘decreti ingiuntivi’, che sono l’anticamera dell’istanza di fallimento. Provvedimento che metterebbe a repentaglio anche la concessione delle licenze di cui la proprietà di ‘UmbriaUno’ è titolare.

Le conciliazioni In questo anno e mezzo di agonia – caratterizzato da cambi di contratti, diminuzione di ore di lavoro, assunzioni, licenziamenti e dimissioni – ci sono stati anche tentativi di ‘conciliazione’ con la proprietà che ha proposto ai dipendenti di spalmare gli arretrati su un periodo di un anno: solo che, racconta Moreno Sturaro, uno dei giornalisti storici dell’emittente, visto che in quella tv ci ha lavorato dal 1990, «io ho ricevuto solo i soldi per il primo dei dodici mesi concordati, poi nulla più», in compenso però, a lui come a tutti gli altri, è arrivata la comunicazione che poteva anche mettersi in cerca di altro lavoro.

I sindacati Alcuni dei dipendenti si sono affidati all’Associazione stampa umbra, mentre altri hanno preferito rivolgersi alla Cgil e proprio nella giornata di mercoledì sono, come si dice, volati un bel po’ di stracci, con una sindacalista dell’Asu ed alcuni giornalisti che si sono dati battaglia senza esclusione di colpi, scambiandosi frasi al vetriolo e che dimostrano come, oltre all’episodio singolo, che peraltro arriva a pochissima distanza da quello del ‘Giornale dell’Umbria’, il clima tra i professionisti del settore e i loro rappresentanti sindacali sia, quanto meno, poco sereno.

Il fallimento Quello che resta, però, è soprattutto un sentimento, forte, di frustrazione – anche in chi, come chi scrive – in un periodo della sua vita professionale è stato ‘concorrente’ di quella tv locale; ma mai di chi ci lavorava, con cui, invece, spesso il rapporto è stato di sincera amicizia. Un sentimento di frustrazione e la consapevolezza che il fallimento di quella esperienza storica non riguarda solo una tv locale – come non riguardava solo un quotidiano regionale poco tempo fa – ma è il paradigma di una situazione che, per il settore dell’informazione in Umbria, e a Terni in particolare, appare sempre più preoccupante.

Tele radio Gubbio E il caso della crisi di Tele radio Gubbio ne è solo una conferma: l’Associazione Stampa Umbra e la Slc Cgil «esprimono forte preoccupazione a seguito dell’incontro avuto con l’azienda e la direzione responsabile sulle prospettive future dell’emittente televisiva in vista della scadenza a fine anno del contratto di solidarietà. L’ipotesi di una consistente riduzione del numero dei dipendenti messa sul tavolo dalla proprietà è inaccettabile tanto più in assenza di un piano di rilancio e di azioni concrete per garantire una adeguata attività editoriale della televisione e della emittente radiofonica. Inoltre un taglio dell’organico alla vigilia dell’approvazione dei decreti attuativi della legge nazionale sull’editoria e della legge regionale in materia appare una scelta quantomeno incomprensibile e ingiustificata. Asu e Slc Cgil auspicano che l’azienda riconsideri le proprie posizioni con ulteriori approfondimenti alla luce del confronto odierno con le rappresentanze dei lavoratori. Nei prossimi giorni Asu e Slc Cgil valuteranno tutte le azioni da intraprendere per scongiurare possibili licenziamenti ed il ridimensionamento di una emittente che riveste un ruolo importante nel panorama dell’informazione regionale».

Giornalisti e non solo Perché le crisi, sempre più frequenti e sempre più gravi, che attanagliano i media umbri, devono far riflettere sul serio l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione stampa, ma anche il mondo imprenditoriale e politico regionale, che anche in queste settimane stanno mettendo in pratica – trovare le notizie e i relativi retroscena è il mestiere che facciamo, di solito, noi giornalisti – nuove imbarazzanti ‘sinergie’ sul modello di quello che ha portato al macello i lavoratori di ‘UmbriaUno’. Come se le ultime lezioni – tanto a rimetterci la pelle sono sempre i lavoratori – non fossero servite a nulla.

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